Revolut si distingue per la sua straordinaria crescita e valutazione nel panorama fintech, ma i riflettori si concentrano anche sul modello di business e sulle controversie legate a bilanci, rischi e solidità finanziaria.
Negli ultimi anni il panorama bancario globale ha assistito a una crescita senza precedenti di operatori fintech capaci di rivoluzionare i paradigmi tradizionali del settore. Tra questi spicca un protagonista che ha ottenuto un'espansione esponenziale in termini di clienti, depositi gestiti e visibilità internazionale. Fondata nel 2015 da Nik Storonsky e Vlad Yatsenko, la società oggi conta oltre 65 milioni di clienti in tutto il mondo, contro i poco più di 16 milioni del 2021, segno di una scalabilità rara anche nell’ambito digitale.
L’azienda, pur essendo nata come semplice app per trasferimenti di denaro, ha saputo arricchire il proprio portafoglio prodotti, includendo servizi che spaziano dal trading in valuta estera alle attività connesse alle criptovalute e alle soluzioni business. Questa evoluzione ha trovato un riconoscimento formale nel 2025, con una nuova valutazione record di 75 miliardi di dollari, cifra che la colloca al vertice fra le più apprezzate fintech mondiali non quotate. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie a operazioni condotte con importanti investitori globali, tra cui NVentures di Nvidia, Andreessen Horowitz, Fidelity e altri leader di settore.
Il percorso della società verso la leadership nel panorama fintech si fonda su un modello di business tanto semplice quanto scalabile e redditizio. Ogni operazione tramite l’app genera commissioni – dai trasferimenti ai pagamenti al trading – alimentando flussi di ricavi proporzionali al volume delle attività dei clienti. La politica del conto gratuito, spesso percepita come attrazione principale, funziona come porta d’accesso verso servizi avanzati e abbonamenti mensili destinati non solo ai privati, ma anche alle imprese.
Il vero pilastro resta però nei servizi a valore aggiunto: conti premium, carte di debito e credito, strumenti per la gestione finanziaria personale e aziendale e servizi per il cambio valuta rappresentano le principali fonti di redditività. Nel 2024, le sole commissioni da servizi hanno generato oltre 1,8 miliardi di sterline su ricavi totali che hanno superato 2,6 miliardi, mentre il volume delle transazioni ha raggiunto 1,3 miliardi di operazioni.
L’incremento annuale del fatturato ha sfiorato ritmi dell’80% per tre anni consecutivi, una performance rimarcata dalla redditività record raggiunta nel settore. Secondo un report UBS, il ROTE (Return on Tangible Equity) ha toccato il 38% nel 2024, valori doppi rispetto a racing fintech inglesi come Starling o Monzo, e oltre il doppio dei principali istituti bancari tradizionali europei.
A conferma di questa traiettoria di crescita, i dati finanziari più recenti mettono in luce:
Oltre alla forza sui conti economici, la società spicca anche per l’attenzione all’innovazione tecnologica e all’automazione dei processi. L’investimento in marketing rimane elevato (circa il 15% dei ricavi annuali), garantendo una presenza nel mercato e nei media decisiva per attrarre nuovi clienti e consolidare il proprio brand—uno dei valori chiave nelle strategie di mercato moderne. Gli accordi recenti con partner come Jet HR rappresentano inoltre una scelta incisiva nell’integrazione tra ambito bancario e soluzioni tech per la gestione delle risorse umane, mostrando una propensione esplicita verso l’internazionalizzazione e la diversificazione dei servizi.
| Parametro | 2021 | 2024 | 2025* |
| Clienti | 16 milioni | 65 milioni | >65 milioni |
| Ricavi | 1,7 mld £ | 3,1 mld £ (3,5 mld €); 4 mld $ | – |
| Utili pre-tasse | – | 1 mld £ | 1,4 mld $ |
| Profitti netti | – | 790 mln £ | – |
| Depositi | – | 22,5 mld £ | – |
| Prestiti | – | 900 mln £ | – |
*Dati 2025 parziali o su base annualizzata business
Se la crescita degli ultimi anni, in termini di risultati economici e valutazione aziendale, segna un percorso di successo, il gruppo è ora al centro di discussioni che riguardano la sua solidità patrimoniale e le prassi di trasparenza. In virtù dell’ottenimento della licenza bancaria nel Regno Unito nel luglio 2024, ma con limitazioni imposte dalla PRA (Prudential Regulation Authority), le autorità di vigilanza hanno acceso i riflettori sui controlli interni e sulla gestione del rischio.
Gli esiti degli ultimi stress test BCE hanno segnalato per l’azienda un fabbisogno aggiuntivo di capitale del 4,5%, superiore al range richiesto alle migliori banche europee (1-2%), manifestando un disallineamento rispetto agli standard di patrimonializzazione richiesti nelle pratiche bancarie classiche.
Sotto la lente d’ingrandimento rientrano anche le strategie di gestione degli accantonamenti e l’allocazione dei depositi, visto che solo una quota marginale viene trasformata in credito. Occorre dunque garantire che, con l’espansione delle attività di lending e la gestione di masse crescenti di risparmio privato e aziendale, vengano rispettati i requisiti imposti dal Regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR” – Capital Requirements Regulation) e le direttive sulla gestione dei rischi finanziari.
Parallelamente, su alcuni mercati le modalità di informazione verso la clientela sono sotto osservazione. In Italia, l’AGCM (Antitrust) ha aperto un’istruttoria sui servizi di investimento offerti tramite piattaforma, rilevando possibili carenze nella trasparenza e nella comunicazione dei rischi legati agli strumenti fintech più evoluti.
Il dibattito sulla reale resilienza delle nuove banche digitali si intreccia, così, con quello sulla correttezza delle loro condotte commerciali e sulla capacità di sostenere un’espansione internazionale regolamentata. Alla luce di questi elementi appare evidente come la sfida per le fintech più dinamiche non sia solo quella della crescita, ma della dimostrazione nel tempo di processi di controllo, gestione e tutela della clientela all’altezza dei migliori standard europei.