Acquistare prodotti contraffatti da Temu, Shein o Aliexpress comporta rischi concreti: multe salate, sequestri e complicazioni legali. La normativa italiana si fa sempre piů stringente, mentre le piattaforme rispondono con nuove misure.
Negli ultimi anni, la crescita esponenziale degli acquisti tramite piattaforme di e-commerce internazionali, come nel caso dell'acquisto su Temu di una maglietta, ha introdotto nuove sfide per i consumatori italiani. Il fenomeno riguarda la diffusione di prodotti contraffatti o privi di regolare licenza, che spesso vengono identificati solo all'arrivo alle dogane italiane.
Molti si trovano esposti a rischi legali e finanziari – spesso inaspettati – quando ricevono a casa non il pacco atteso, bensì una notifica di sequestro amministrativo accompagnata da una sanzione pecuniaria. Questa situazione si riflette in un incremento significativo di richieste di assistenza legale da parte di acquirenti comuni, ignari delle normative coinvolte nei loro acquisti online. L'attenzione sul tema è quindi elevata, sia per il crescente impatto economico, sia per le conseguenze sociali e giuridiche che toccano una vasta fascia di utenti digitali.
I fatti raccontano che si è sempre più soliti aprire a campioni i pacchi in dogana e vedere se c'è merce contraffatta con il rischio per il cliente d ricevere multe.
L'episodio che ha portato alla luce il fenomeno riguarda un acquirente romano che ha effettuato un ordine online di articoli di uso quotidiano, tra cui una maglietta a tema cinematografico e dei fermagli per capelli, tramite la piattaforma Temu. Al momento dell'ingresso della spedizione in Italia, l'Agenzia delle Dogane ha segnalato due prodotti sospetti per possibile violazione dei diritti di marchio e autore. La richiesta d'intervento di consulenti tecnici qualificati, incaricati dalla detentrice dei diritti Disney Enterprises Inc., ha confermato la natura contraffatta della merce.
Gli esiti degli accertamenti hanno comportato non solo il sequestro degli articoli, ma anche una sanzione di oltre 600 euro indirizzata al consumatore finale.
Questo episodio esemplifica come la responsabilità giuridica gravi su chi effettua un acquisto, anche senza la possibilità di verificare la genuinità dei beni prima della consegna. Il paradosso è stato messo in risalto dalle associazioni dei consumatori, che evidenziano come la normativa vigente consideri l'acquirente quale importatore, attribuendogli una piena responsabilità amministrativa e legale pur in assenza di dolo o conoscenza dell'illecito.
Il quadro regolamentare italiano in tema di contraffazione e tutela del diritto d'autore si fonda su un insieme di disposizioni stringenti applicate anche agli acquisti effettuati tramite piattaforme digitali internazionali. Secondo l'articolo 1, comma 7-bis del DL 35/2005 (Gazzetta Ufficiale), chi introduce nel territorio nazionale prodotti che violano le norme sui diritti industriali e d'autore provenienti da Paesi extra-UE è soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 300 e 7.000 euro. La disposizione non fa distinzioni tra piccoli acquirenti e operatori commerciali: agli occhi dell'ordinamento, l'introduzione di tali merci costituisce una violazione indipendentemente dal valore delle stesse o dalla destinazione d'uso privata.
Al centro della vicenda si collocano le procedure di controllo doganale, affidate all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che agiscono preventivamente su tutte le spedizioni extra-UE attraverso ispezioni fisiche e perizie tecniche. Nel caso in esame, il controllo ha portato alla richiesta di una valutazione specialistica da una società di consulenti legali, con successiva conferma dello status di prodotti contraffatti. L'azione si conclude con il sequestro degli articoli e l'avvio del procedimento sanzionatorio.
Un dato emerso con chiarezza è il rischio effettivo cui si espongono coloro che acquistano prodotti di marca su portali internazionali, anche a fronte di importi esigui. Le conseguenze possono essere rilevanti, sia sotto il profilo economico sia su quello del contenzioso amministrativo. La responsabilità ricade sull'acquirente finale, in quanto quest'ultimo viene equiparato a un importatore e, quindi, soggetto a tutte le conseguenze sanzionatorie previste dalla legge italiana:
Tipo di violazione |
Conseguenza per il consumatore |
Introduzione di articoli contraffatti da Paesi extra-UE |
Sequestro amministrativo e sanzione pecuniaria da 300 a 7.000 euro |
Mancata verifica delle licenze sui prodotti |
Responsabilità automatica in qualità di importatore |
Acquisti di prodotti apparentemente di marca a prezzo molto basso |
Aumentato rischio di multa e sequestro |
Chiunque effettui un acquisto su piattaforme estere deve quindi essere consapevole delle conseguenze. I beni possono essere bloccati e distrutti dalle autorità, mentre la contestazione può comportare la necessità di avvalersi di assistenza legale per difendere i propri interessi. Le associazioni di tutela dei consumatori, come il Codacons, segnalano l'esigenza di aumentare la sensibilizzazione sulle responsabilità e i rischi connessi a un acquisto superficiale di prodotti sospetti.
A seguito del caso emerso e dell'intervento degli organi di controllo, Temu ha dichiarato di aver rimosso dalla propria piattaforma i prodotti oggetto di contestazione. L'azienda si autodefinisce un marketplace attivo nella tutela della proprietà intellettuale attraverso sistemi automatizzati di monitoraggio, la richiesta di verifica dell'identità ai venditori e un portale dedicato alla segnalazione di potenziali violazioni direttamente da parte dei detentori dei diritti.
Nonostante gli sforzi dichiarati dalle piattaforme digitali, le criticità permangono a causa della difficoltà di intercettare in modo istantaneo tutte le violazioni. Occorre quindi continuare a garantire la cooperazione tra autorità doganali, operatori legali specializzati, associazioni di categoria e consumatori, affinché la consapevolezza e la tutela effettiva in materia di acquisti cross-border sia realmente efficace e rispondente agli standard di sicurezza richiesti.