La situazione di Banca Progetto si fa sempre piů intricata tra crisi, crediti deteriorati e piani di salvataggio che coinvolgono istituzioni, investitori e fornitori. Strategie, incognite e scenari futuri sotto la lente.
La situazione di Banca Progetto si fa sempre più intricata tra crisi, crediti deteriorati e piani di salvataggio che coinvolgono istituzioni, investitori e fornitori. Strategie, incognite e scenari.
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Nelle ultime settimane la situazione di Banca Progetto ha assunto contorni più intricati, richiamando l'attenzione di autorità di vigilanza, operatori finanziari e clienti. L'istituto milanese specializzato in finanziamenti garantiti dallo Stato alle PMI è oggi al centro di un articolato processo di ricapitalizzazione, supervisionato dalla Banca d'Italia e con il coinvolgimento diretto del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) e delle principali banche italiane. Questo processo, nato dalla necessità di affrontare la presenza di crediti deteriorati per un ammontare superiore a un miliardo, si sta dimostrando più oneroso rispetto alle ipotesi iniziali, con il costo della «messa in sicurezza» che ha già superato i 500 milioni di euro.
La complessità dell'operazione è aggravata da fattori multipli: indagini giudiziarie correlate a presunti finanziamenti illeciti, una congiuntura macroeconomica meno favorevole e la necessità di garantire la massima tutela a clienti, investitori e fornitori. L'intervento richiesto non si esaurisce in una semplice iniezione di capitale, ma implica ricadute operative e gestionali su vari livelli: vendita degli asset deteriorati, ridefinizione della governance, ridefinizione del ruolo degli attuali azionisti come il fondo Oaktree.
Il salvataggio di Banca Progetto emerge come banco di prova sia per l'efficacia dei meccanismi di intervento del settore bancario, sia per la capacità di protezione degli interessi di depositanti e stakeholder. In tale scenario, l'approfondimento di cause, attori e prospettive risulta indispensabile per capire le ricadute e le possibili evoluzioni del salvataggio.
L'innesco della crisi di Banca Progetto ha origine dall'aumento esponenziale dei crediti deteriorati (NPL) in portafoglio. Accumulati soprattutto negli anni recenti, questi crediti sono riconducibili per la maggior parte a prestiti garantiti dallo Stato alle PMI, con copertura di strumenti come Fondo di Garanzia MCC e garanzia SACE. Tuttavia, le indagini della magistratura, che coinvolgono alcune linee di finanziamento a società legate alla criminalità organizzata, hanno evidenziato che una parte del portafoglio potrebbe essersi formata violando le regole sulla concessione di fidi:
Questa dinamica ha generato la necessità di ridefinire più volte il piano di intervento, con aggiornamenti continui sugli impatti patrimoniali e operativi. L'assenza di chiarezza sulle reali prospettive di recupero dei crediti e sulle coperture delle garanzie statali ha rappresentato un fattore di rischio sistemico, sia per la banca che per i soggetti coinvolti nell'operazione.
L'architettura dell'operazione è stata definita attraverso una sequenza di interventi coordinati fra autorità di controllo, operatori bancari e investitori istituzionali. La ricapitalizzazione si articola in più fasi:
La gestione e la cessione degli NPL rappresenta il punto più delicato della ristrutturazione. Perseguita attraverso una gara competitiva, la vendita vede interessati operatori come Amco, Prelios e DoValue. L'obiettivo dichiarato è la rapida rimozione degli attivi problematici dal bilancio, favorendo il ritorno in bonis della banca:
La ricapitalizzazione è il passaggio necessario per ristabilire i requisiti prudenziali e consentire alla banca di tornare alla normale operatività. La soluzione prospettata vede il Fitd sottoscrivere integralmente l'aumento di capitale, stimato ora oltre i 500 milioni, per ripianare le perdite derivate dalla vendita degli NPL e dalle rettifiche di bilancio:
Fitd agisce da fulcro della ripartenza della banca, fungendo sia da investitore ponte sia da garante per la tutela dei depositanti. Nel disegno dell'operazione, il pool delle cinque maggiori banche italiane assume poi il controllo strategico, con quote suddivise in parti uguali e Fitd che mantiene una presenza residuale con il 9,9%:
L'operazione rappresenta, di fatto, un banco di prova per i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in Italia, affidando a Fitd e ai principali istituti il compito di prevenire impatti sistemici e di salvaguardare la fiducia di risparmiatori e investitori nell'intero comparto finanziario.
I tempi di realizzazione dell'operazione dipendono dalla conclusione della due diligence, dall'esecuzione delle gare sugli NPL, dall'ottenimento delle autorizzazioni delle autorità di vigilanza e dall'approvazione finale dell'assemblea dei soci. Secondo le stime aggiornate, la tempistica potrebbe allungarsi rispetto ai programmi originari, ma l'impegno sottoscritto da tutte le parti punta a ridurre al minimo ogni incertezza:
Banca d'Italia mantiene una vigilanza stringente sull'intera operazione, imponendo non solo il rispetto degli standard patrimoniali ma anche degli obblighi di trasparenza e governance dettati dal Testo Unico Bancario e dalla normativa europea in materia di crisi degli intermediari finanziari.
Sotto questa supervisione, la gestione della crisi di Banca Progetto diventa paradigma della capacità del sistema di reagire in modo tempestivo e coordinato a situazioni critiche. Il messaggio che si intende rafforzare è la solidità dell'architettura di tutela e la conferma che anche nelle situazioni di maggiore difficoltà esistono strumenti adeguati a garantire la protezione del risparmio e delle attività produttive collegate alle banche.
Il caso evidenzia inoltre una lezione preziosa in termini di prevenzione: la necessità di attenzione all'erogazione di prestiti, al monitoraggio tempestivo dei rischi e alla trasparenza delle procedure, nell'ottica di una fiducia duratura nel sistema bancario e nel suo ordinamento di vigilanza.