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Banca Progetto, il salvataggio della banca si complica. Cosa devono attendersi clienti, investitori e fornitori

di Marcello Tansini pubblicato il
Banca Progetto, il salvataggio della ban

La situazione di Banca Progetto si fa sempre piů intricata tra crisi, crediti deteriorati e piani di salvataggio che coinvolgono istituzioni, investitori e fornitori. Strategie, incognite e scenari futuri sotto la lente.

La situazione di Banca Progetto si fa sempre più intricata tra crisi, crediti deteriorati e piani di salvataggio che coinvolgono istituzioni, investitori e fornitori. Strategie, incognite e scenari.

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Nelle ultime settimane la situazione di Banca Progetto ha assunto contorni più intricati, richiamando l'attenzione di autorità di vigilanza, operatori finanziari e clienti. L'istituto milanese specializzato in finanziamenti garantiti dallo Stato alle PMI è oggi al centro di un articolato processo di ricapitalizzazione, supervisionato dalla Banca d'Italia e con il coinvolgimento diretto del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) e delle principali banche italiane. Questo processo, nato dalla necessità di affrontare la presenza di crediti deteriorati per un ammontare superiore a un miliardo, si sta dimostrando più oneroso rispetto alle ipotesi iniziali, con il costo della «messa in sicurezza» che ha già superato i 500 milioni di euro.

La complessità dell'operazione è aggravata da fattori multipli: indagini giudiziarie correlate a presunti finanziamenti illeciti, una congiuntura macroeconomica meno favorevole e la necessità di garantire la massima tutela a clienti, investitori e fornitori. L'intervento richiesto non si esaurisce in una semplice iniezione di capitale, ma implica ricadute operative e gestionali su vari livelli: vendita degli asset deteriorati, ridefinizione della governance, ridefinizione del ruolo degli attuali azionisti come il fondo Oaktree.

Il salvataggio di Banca Progetto emerge come banco di prova sia per l'efficacia dei meccanismi di intervento del settore bancario, sia per la capacità di protezione degli interessi di depositanti e stakeholder. In tale scenario, l'approfondimento di cause, attori e prospettive risulta indispensabile per capire le ricadute e le possibili evoluzioni del salvataggio.

Le cause della crisi e il ruolo dei crediti deteriorati

L'innesco della crisi di Banca Progetto ha origine dall'aumento esponenziale dei crediti deteriorati (NPL) in portafoglio. Accumulati soprattutto negli anni recenti, questi crediti sono riconducibili per la maggior parte a prestiti garantiti dallo Stato alle PMI, con copertura di strumenti come Fondo di Garanzia MCC e garanzia SACE. Tuttavia, le indagini della magistratura, che coinvolgono alcune linee di finanziamento a società legate alla criminalità organizzata, hanno evidenziato che una parte del portafoglio potrebbe essersi formata violando le regole sulla concessione di fidi:

  • Anno 2023: su 2.764 milioni di nuovi prestiti, ben 2.117 milioni avevano copertura Fondo di Garanzia MCC e 646 milioni la garanzia di SACE.
  • Molti di questi prestiti si sono rivelati problematici, sia per la difficoltà di recupero sia perché parte delle garanzie pubbliche potrebbero non essere più valide qualora l'erogazione sia avvenuta in modo illecito.
La messa in discussione delle garanzie coinvolge la solidità della banca, aggravando il proprio fabbisogno patrimoniale. L'analisi dei commissari Mazzolin e Casale ha determinato ulteriori svalutazioni rispetto alle stime iniziali, per via di una qualità degli attivi più deteriorata e aspettative di recupero riviste al ribasso in un contesto economico più incerto.

Questa dinamica ha generato la necessità di ridefinire più volte il piano di intervento, con aggiornamenti continui sugli impatti patrimoniali e operativi. L'assenza di chiarezza sulle reali prospettive di recupero dei crediti e sulle coperture delle garanzie statali ha rappresentato un fattore di rischio sistemico, sia per la banca che per i soggetti coinvolti nell'operazione.

Il piano di salvataggio: passaggi chiave e attori coinvolti

L'architettura dell'operazione è stata definita attraverso una sequenza di interventi coordinati fra autorità di controllo, operatori bancari e investitori istituzionali. La ricapitalizzazione si articola in più fasi:

  • Cessione degli NPL: la prima tappa è la vendita dei crediti deteriorati per un controvalore compreso tra 1,3 e 1,8 miliardi di euro. Attraverso questa operazione, il bilancio verrà alleggerito dal peso degli attivi problematici.
  • Ricostituzione del capitale: il nuovo fabbisogno è stato stimato attorno ai 500 milioni di euro, contro i 400 inizialmente previsti. È previsto l'intervento diretto del Fitd, che sottoscriverà un aumento di capitale riservato.
  • Ridefinizione dell'azionariato: dopo la ricapitalizzazione il Fitd cederà il controllo a una società detenuta dalle cinque principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, Montepaschi, Bper), mantenendo una partecipazione di circa il 9,9%. L'attuale azionista Oaktree sarà escluso dall'aumento, subendo una rilevante diluizione della quota.
L'intera operazione viene eseguita sotto la supervisione di Bankitalia, che ha dettato le condizioni patrimoniali necessarie e monitora costantemente la sostenibilità dell'intervento. Fitd svolge il ruolo di coordinatore istituzionale, mentre il pool bancario agisce come garante della stabilità successiva alla manovra.

La cessione dei crediti deteriorati e l'impatto sul bilancio

La gestione e la cessione degli NPL rappresenta il punto più delicato della ristrutturazione. Perseguita attraverso una gara competitiva, la vendita vede interessati operatori come Amco, Prelios e DoValue. L'obiettivo dichiarato è la rapida rimozione degli attivi problematici dal bilancio, favorendo il ritorno in bonis della banca:

  • Volume: il portafoglio in vendita oscilla tra 1,3 e 1,8 miliardi di euro di crediti non performanti.
  • Impatto contabile: la cessione determina un'immediata svalutazione, con effetti sia sul patrimonio della banca che sulle prospettive di recupero dei capitali impiegati.
  • Garanzie pubbliche messe in discussione: una porzione degli NPL è priva o in dubbio di garanzia pubblica, a seguito delle indagini sulle modalità di erogazione dei prestiti.
Per effetto della vendita degli NPL, l'ente dovrà procedere a rettifiche di valore e a una profonda pulizia di bilancio. Le ulteriori perizie svolte a fronte delle trattative in corso hanno comportato nuove svalutazioni, superando, come da stime aggiornate, la soglia dei 500 milioni di fabbisogno di capitale. L'esito dell'operazione determinerà la base effettiva di partenza per la successiva fase di rilancio operativo dell'istituto.

La ricapitalizzazione della banca: oneri e ripartizione

La ricapitalizzazione è il passaggio necessario per ristabilire i requisiti prudenziali e consentire alla banca di tornare alla normale operatività. La soluzione prospettata vede il Fitd sottoscrivere integralmente l'aumento di capitale, stimato ora oltre i 500 milioni, per ripianare le perdite derivate dalla vendita degli NPL e dalle rettifiche di bilancio:

  • Fitd: copre il fabbisogno nell'immediato, assicurando la prosecuzione dell'attività e la tutela dei depositi.
  • Cessionaria: a operazione chiusa, il Fitd cederà la propria partecipazione a una società posseduta dalle cinque principali banche italiane, che si spartiranno il costo residuo in modo paritetico. Resta aperta la possibile partecipazione di MCC.
  • Oaktree: l'attuale socio lasciato ai margini della manovra subisce la sterilizzazione quasi totale della quota.
Il nodo della ripartizione degli oneri è tuttora oggetto di confronto tra gli istituti coinvolti, che hanno richiesto aggiornamenti puntuali su flussi di cassa e scenari di recupero. La definizione finale dipende dall'esito delle gare sugli asset e dalla prontezza nell'attuare l'aumento di capitale, elementi che, insieme, rappresentano la garanzia della riuscita dell'intervento e della tenuta complessiva del sistema bancario.

Fitd, le cinque principali banche italiane e il nodo Oaktree

Fitd agisce da fulcro della ripartenza della banca, fungendo sia da investitore ponte sia da garante per la tutela dei depositanti. Nel disegno dell'operazione, il pool delle cinque maggiori banche italiane assume poi il controllo strategico, con quote suddivise in parti uguali e Fitd che mantiene una presenza residuale con il 9,9%:

  • Composizione del pool: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, Montepaschi e Bper.
  • Questi istituti, siglando un'intesa vincolante con i commissari di Banca Progetto, garantiscono solidità patrimoniale e una prospettiva di rilancio operativo.
Il nodo da sciogliere resta la posizione di Oaktree. Il fondo americano, azionista storico dell'istituto, si vede escluso dal nuovo aumento di capitale e lamenta così la completa sterilizzazione della sua partecipazione residua. Nonostante le divergenze, il clima tra i partecipanti al tavolo negoziale rimane orientato alla soluzione, avendo tutti promosso la necessità di un intervento di sistema in linea con gli standard di solidità richiesti dall'attuale quadro regolamentare europeo.

L'operazione rappresenta, di fatto, un banco di prova per i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in Italia, affidando a Fitd e ai principali istituti il compito di prevenire impatti sistemici e di salvaguardare la fiducia di risparmiatori e investitori nell'intero comparto finanziario.

Le tempistiche e gli scenari per clienti, investitori e fornitori

I tempi di realizzazione dell'operazione dipendono dalla conclusione della due diligence, dall'esecuzione delle gare sugli NPL, dall'ottenimento delle autorizzazioni delle autorità di vigilanza e dall'approvazione finale dell'assemblea dei soci. Secondo le stime aggiornate, la tempistica potrebbe allungarsi rispetto ai programmi originari, ma l'impegno sottoscritto da tutte le parti punta a ridurre al minimo ogni incertezza:

  • Per i clienti: la tutela dei depositi resta prioritaria, grazie alla copertura fornita dal Fitd e dalla struttura stessa del sistema di garanzie italiane. Anche nei momenti di maggiore tensione, i fondi depositati non risultano a rischio e non sono previsti impatti sulla normale operatività di conti e servizi.
  • Per gli investitori: la ricapitalizzazione e la successiva stabilizzazione patrimoniale riducono i rischi di default. Tuttavia, la presenza di rettifiche significative su crediti comporta la necessità di monitorare i rating e le condizioni dei titoli emessi dall'istituto, almeno fino al completamento dell'operazione.
  • Per i fornitori: permane un regime di continuità per i contratti in essere, mentre eventuali modifiche nella governance e nei meccanismi decisionali potrebbero introdurre nuove regole o tempistiche nei rapporti commerciali con la banca.
Le prospettive per l'immediato futuro restano legate all'esito delle cessioni e all'accurata ripartizione degli oneri fra le parti coinvolte. I potenziali scenari post-ricapitalizzazione includono una maggiore trasparenza gestionale e una governance rafforzata, elementi funzionali a un riposizionamento competitivo della banca sia in Italia che nei mercati esteri in cui è attiva.

La vigilanza di Bankitalia e la fiducia nel sistema bancario

Banca d'Italia mantiene una vigilanza stringente sull'intera operazione, imponendo non solo il rispetto degli standard patrimoniali ma anche degli obblighi di trasparenza e governance dettati dal Testo Unico Bancario e dalla normativa europea in materia di crisi degli intermediari finanziari.

Sotto questa supervisione, la gestione della crisi di Banca Progetto diventa paradigma della capacità del sistema di reagire in modo tempestivo e coordinato a situazioni critiche. Il messaggio che si intende rafforzare è la solidità dell'architettura di tutela e la conferma che anche nelle situazioni di maggiore difficoltà esistono strumenti adeguati a garantire la protezione del risparmio e delle attività produttive collegate alle banche.

Il caso evidenzia inoltre una lezione preziosa in termini di prevenzione: la necessità di attenzione all'erogazione di prestiti, al monitoraggio tempestivo dei rischi e alla trasparenza delle procedure, nell'ottica di una fiducia duratura nel sistema bancario e nel suo ordinamento di vigilanza.