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Riforma pensioni, il silenzio-assenso per i fondi pensioni è tra le misure più probabili. Ecco come funzionerebbe

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Cosa cambierebbe con il silenzio assenso per i fondi pensione: le previsioni e prospettive per la prossima riforma pensionistica in discussione

Le recenti discussioni sulla riforma delle pensioni puntano a rafforzare il sistema previdenziale anche con l'introduzione del silenzio assenso per i fondi pensione, per sostenere una maggiore partecipazione dei lavoratori alla previdenza complementare.

La misura incentiverebbe il conferimento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) verso forme integrative, soprattutto per le fasce più giovani e per chi ha carriere discontinue.

Dati aggiornati su TFR e previdenza complementare in Italia

L’analisi dei dati più recenti mette in luce una divisione significativa nell’utilizzo delle risorse maturate attraverso il TFR. Dal 2007 al 2023, il sistema produttivo italiano ha generato oltre 438 miliardi di euro in TFR. La tabella seguente mostra la ripartizione principale:

Destinazione Importo (mld €) Percentuale
Aziende 241,9 55,3%
Fondo di Tesoreria INPS 98,5 22,5%
Previdenza complementare 97,3 22,2%

Nel solo 2023, su 31,3 miliardi di euro di TFR maturati, 7,8 miliardi, pari al 25% ,sono stati conferiti a fondi pensione, segno di un interesse in aumento per le soluzioni integrative ma ancora lontano dalle soglie europee. Secondo il rapporto annuale COVIP, nello stesso anno, la previdenza complementare ha raccolto complessivamente 19,2 miliardi di euro, includendo contributi da lavoratori e datori di lavoro.

Rimane una quota elevata di risorse nel circuito aziendale, mentre la quota destinata ai fondi pensione cresce soprattutto tra i lavoratori che hanno maggiore affidabilità contrattuale e informazione previdenziale. 

Come funzionerebbe il silenzio-assenso per i fondi pensione nella riforma 2026

Il meccanismo del silenzio assenso per i fondi pensione nella prossima riforma 2026 prevederebbe un semestre durante il quale il lavoratore deve esprimere attivamente la volontà di destinare o meno il proprio TFR a una forma integrativa.

Decorso questo periodo senza una specifica scelta, il TFR maturando viene automaticamente indirizzato al fondo pensione di categoria previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

A differenza di quanto accade ora, quando la mancata scelta comporta la permanenza del TFR in azienda (nelle imprese con meno di 50 addetti) o il trasferimento al Fondo Tesoreria INPS (per quelle con più di 50 addetti), il nuovo schema incentiverebbe un trasferimento automatizzato, seppur reversibile solo in determinate condizioni. L’opzione di conferimento esplicito o tacito del TFR sarebbe oggetto di una campagna informativa obbligatoria, sostenuta sia da datori di lavoro che da enti previdenziali.

Uno degli elementi centrali della proposta attuale è l’irrevocabilità della scelta: una volta destinato il TFR a un fondo pensione, non sarà più possibile invertire la decisione a vantaggio della permanenza in azienda. Proprio per questo motivo, le associazioni di tutela suggeriscono di rafforzare i percorsi informativi e la trasparenza, per evitare che i lavoratori subiscano effetti non previsti.

Vantaggi e criticità del conferimento del TFR nei fondi pensione

Il confronto tra le diverse destinazioni del TFR mette in evidenza diversi benefici e rischi connessi all’adesione ai fondi pensione, che assumono particolare rilievo in presenza di meccanismi di silenzio-assenso.

La previdenza complementare rappresenta uno strumento efficace per integrare la copertura pensionistica obbligatoria, caratterizzata da una prospettiva di riduzione del tasso di sostituzione e da una crescente incertezza su importi e sostenibilità delle prestazioni pubbliche.

Il conferimento del TFR a un fondo pensione, oltre a contare su regimi fiscali agevolati e sulla possibilità di beneficiare della contribuzione aggiuntiva datoriale (quando prevista), consente una pianificazione previdenziale più articolata nel lungo termine.

Rimangono tuttavia alcune criticità da considerare, tra cui: la presenza di una percentuale rilevante di iscritti non versanti, i fenomeni di riscatto e di anticipazione che possono ridurre il valore finale della prestazione, la necessità di rendere più accessibili le informazioni e maggiormente trasparente l’interazione con le diverse tipologie di fondo. 

Tassazione agevolata e contributo datoriale

Il TFR destinato ai fondi pensione gode di una tassazione inferiore rispetto a quella applicata in azienda: si passa dal 23%-43% sulla liquidazione ordinaria a una forbice che varia dal 9% al 15%, dipendente dagli anni di permanenza nel fondo.

Inoltre, l’adesione consente di ottenere il contributo datoriale ove previsto dal CCNL: un ulteriore importo cumulato annualmente che, insieme alle deducibilità contributive fino a 5.164,57 euro, incrementa il montante finale del lavoratore.