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Tfr ai fondi pensioni con il silenzio-assenso, scatta l'allarme per i rischi. E anche l'INPS non č d'accordo con il Governo

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tfr fondi rischi

Qual č la proposta del governo del silenzio-assenso per destinare il Tfr ai fondi pensione, i rischi che implica e la posizione dell’Inps

Quali sono i rischi che potrebbero derivare dalla destinazione del Tfr ai fondi pensione con il silenzio assenso? Uno dei punti principali allo studio del governo per modificare il Tfr 2025 riguarda l’introduzione di un semestre di silenzio-assenso per far confluire il Trattamento dei dipendenti direttamente nei fondi pensione. Sembra, però, che la misura implicherebbe non pochi rischi.

  • Cosa prevede il silenzio-assenso per destinare il Tfr nei fondi pensione
  • Quali sono i rischi del silenzio-assenso per il Tfr
  • La posizione dell’Inps

Cosa prevede il silenzio-assenso per destinare il Tfr nei fondi pensione

Il Trattamento di fine rapporto Tfr è una componente della retribuzione del lavoratore maturata mensilmente che viene liquidata solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo essa avvenga.

Stando a quanto proposto, i lavoratori dipendenti che lasciano il proprio Tfr in azienda per un tempo di sei mesi hanno la possibilità di scegliere se continuare a versalo lì o se preferiscono destinarlo al fondo di categoria. 

Se nell’arco di questo tempo, il lavoratore non dichiara nulla, diventa silente e il Tfr passa automaticamente nel fondo pensione.

Stando a quanto emerso dagli ultimi dati della Covip, nel 2023 dei circa 31,3 miliardi di Tfr generati, solo 7,8 miliardi, pari a circa il 25%, sono stati versati a forme di previdenza integrativa.

Si tratta, però, di una quota leggermente più alta del 22,2% registrato a partire dal 2007, mentre altri 17,3 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende e 6,1 miliardi sono stati destinati al Fondo di tesoreria dell’Inps.

Precisiamo che il lavoratore che decide di versare il proprio Trattamento alla forma previdenziale può anche destinare una quota di contribuzione aggiuntiva (propria ed eventualmente del datore di lavoro), che sarà interamente deducibile dal reddito complessivo entro la soglia annua di 5.164,57 euro.

Quali sono i rischi del silenzio-assenso per il Tfr

Destinare il Tfr ai fondi pensione potrebbe implicare diversi rischi. Se il fondo viene ben gestito, può garantire buoni rendimenti ma non è detto che sia così. E i lavoratori potrebbero anche perderci.

Se, invece, viene lasciato in azienda, è sempre soggetto alla rivalutazione in misura prestabilita al tasso fisso dell’1,5%, cui aggiungere la componente variabile pari al 75% del tasso di inflazione rilevato dall'Istat. 

Inoltre, mentre se lasciato in azienda il Tfr viene erogato al termine del rapporto di lavoro, e in tempi molto brevi che si aggirano sui 45 giorni al massimo per i dipendenti privati, se destinato ad un fondo pensione, viene riconosciuto, come rendita, solo al momento del pensionamento.  

In sostanza, il trasferimento del Tfr a un fondo pensione punta ad aumentare il reddito dei futuri pensionati.

La posizione dell’Inps

Se, in generale, l’adesione alla previdenza complementare è sempre sostenuta e in molti ritengono che il versamento del Tfr in fondi pensione potrebbe garantire una sicurezza maggiore ai lavoratori, l’Inps non approva il piano del governo. 

O meglio, per evitare perdite e problemi, punterebbe a un nuovo proprio fondo di previdenza complementare, che già esisteva ma che è stato chiuso nel 2020.

A rilanciare sulla novità è stato proprio il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, che ha spiegato chiaramente come sia ragionevole riaprire il fondo complementare dell’Ente per riuscire eventualmente a recuperare i soldi di chi decide di destinarvi il proprio Tfr. 

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