Come proseguono le trattative per il rinnovo del Ccnl Scuola 2022-2024: domani 5 novembre in programma un nuovo incontro all'Aran
Il settore scolastico vive giorni di intensa attenzione con l’avvicinarsi di un possibile accordo definitivo per il rinnovo del CCNL relativo al triennio 2022-2024. Al centro delle trattative troviamo la necessità di adeguare le retribuzioni di docenti e personale ATA alle attese e ai cambiamenti innescati dal quadro economico recente. In queste settimane si sono susseguiti incontri tra rappresentanti sindacali e l’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, chiamata a negoziare per conto del governo.
La fase attuale delle negoziazioni ha preso slancio dai numerosi tavoli tecnici e politici avvenuti negli ultimi mesi. La sequenza delle trattative ha visto il presidente di ARAN presentare le basi della proposta economica, con un ventaglio di aumenti stipendiali che spaziano da 82 a 186 euro mensili lordi per il personale amministrativo e da 105 a 177 euro per i docenti, oltre alla ridefinizione delle indennità di settore.
La discussione si è quindi focalizzata sulla possibilità di ulteriori risorse da inserire a seguito della nuova legge di bilancio, un punto che potrebbe rafforzare l’accordo soprattutto in caso di ulteriori finanziamenti.
Oltre all’aspetto retributivo, diversi sindacati hanno chiesto una divisione tra parte economica e normativa del nuovo contratto. Questa strategia punta ad accelerare l’accordo sugli aumenti e sbloccare rapidamente i pagamenti in busta paga. In caso di intesa, il nuovo CCNL permetterebbe di avviare quasi contestualmente le trattative per il triennio 2025-2027, con risorse già individuate in precedenza dall’esecutivo.
La trattativa per il rinnovo del CCNL scuola non si è svolta in un clima privo di tensione. Nella giornata odierna, una parte significativa del personale scolastico ha scelto di aderire allo sciopero indetto da alcune sigle sindacali insoddisfatte dell’offerta economica, ponendo l’accento sulla distanza ancora presente tra richieste e proposte.
La mobilitazione rappresenta un segnale forte rivolto sia all’ARAN sia al governo: molti lavoratori ritengono ancora insufficienti gli aumenti previsti e temono che gli stanziamenti possano non bastare per compensare la perdita di potere d’acquisto degli ultimi anni.
Lo sciopero in programma si inserisce nell’ambito della strategia di mobilitazione che mira a ottenere riconoscimenti economici e normativi più ampi rispetto alle proposte attuali. I risultati delle agitazioni di questi giorni potrebbero incidere sulla velocità delle discussioni ai tavoli negoziali e, soprattutto, sulla decisione finale circa la firma dell’accordo nelle prossime riunioni.
L’elemento centrale delle trattative è rappresentato dalle componenti economiche: l’ultima offerta prevede incrementi medi per i docenti fino a 150 euro lordi mensili (con punte fino a 177 euro a seconda dell’anzianità), mentre i dipendenti ATA sono interessati da aumenti compresi tra 82 e 186 euro lordi.
Le nuove indennità sono oggetto di revisione, con la possibilità per gli insegnanti di ricevere da 204 a 320 euro mensili, e per il personale amministrativo una variazione tra 88 e 109 euro al mese. Particolare attenzione è stata prevista per la posizione dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), per i quali è destinata un’indennità annua di 2.972 euro.
| Profilo | Aumenti mensili lordi (range) | Nuova indennità mensile |
| Docenti | 105-177 € | 204-320 € |
| ATA | 82-186 € | 88-109 € |
| DSGA | - | 2.972 €/anno |
Oltre agli aumenti tabellari, significativa è la questione degli arretrati: il saldo dovrebbe essere versato contestualmente alla firma definitiva (stimata tra novembre e dicembre). Per i docenti si stimano arretrati variabili da 700 a oltre 1.000 euro, mentre per il personale ATA gli importi si collocano tra 600 e 950 euro, a seconda dei profili e dell’anzianità.
La liquidazione degli arretrati è strettamente collegata alla tempistica della firma dell’accordo: eventuali rinvii potrebbero posticipare l’accredito anche all’inizio del 2025, a seconda delle procedure amministrative.
La strada verso l’accordo passa anche attraverso il confronto interno alle organizzazioni sindacali. I sindacati ad oggi risultano divisi: la Flc-Cgil ritiene le risorse insufficienti e ha già escluso la possibilità di sottoscrivere il contratto nelle attuali condizioni.
La Cisl Scuola, invece, manifesta un orientamento positivo, privilegiando una chiusura rapida per sbloccare subito gli aumenti e aprire già le trattative per il periodo successivo. Analoga posizione esprime lo Snals, mentre la UIL oscilla tra aperture e richieste di ulteriori garanzie sul fronte economico.
Un ruolo determinante è giocato dai sindacati con rappresentanza intermedia, come la Gilda degli insegnanti, promotrice di un referendum interno per decidere se firmare o meno a fronte della proposta economica in campo.
La Gilda, con quasi il 10% di rappresentatività, potrebbe risultare determinante per il superamento della soglia del 50,01% necessaria a rendere valido il nuovo CCNL. Le consultazioni sindacali, articolate in una fase referendaria online della durata di diversi giorni, rappresentano una scelta trasparente e partecipata che coinvolge direttamente i lavoratori nella decisione finale. Emerge dunque:
In caso di mancato accordo immediato, le trattative si protrarranno fino a fine novembre, tempistica oltre la quale la liquidazione degli arretrati potrebbe slittare ai primi mesi del nuovo anno.
Gli scenari possibili sono due: