Le riunioni di lavoro, più frequenti in Italia, sono produttive? L'utilità, le abitudini, le differenze generazionali, i rischi di distrazione e come IA e privacy cambiano il modo di collaborare.
Tra schermi accesi, sale conferenze e soluzioni ibride, la collaborazione aziendale si è radicata come prassi irrinunciabile, diventando una costante nell'attività lavorativa. Se da un lato aggiornamenti, allineamenti e brainstorming risultano imprescindibili per il coordinamento dei team, dall'altro emerge una crescente insoddisfazione per la reale efficacia di questi appuntamenti.
L'indagine condotta da ASUS Business insieme a Research Dogma ha offerto uno spaccato dettagliato sulle abitudini, le percezioni e le aspettative del mondo del lavoro odierno, evidenziando forti differenze tra generazioni e tra uomini e donne e mostrando come la digitalizzazione abbia contribuito a ridefinire gli equilibri-non sempre in modo soddisfacente.
La partecipazione a meeting è oggi una pratica consolidata per i lavoratori italiani con una ricorrenza molto elevata. Secondo l'ultima analisi curata da ASUS Business e Research Dogma, il 77% degli intervistati afferma di prendere parte a da una a cinque riunioni a settimana, coinvolgendo sia appuntamenti in presenza sia da remoto. Questo dato evidenzia come, per la maggior parte dei lavoratori, la partecipazione a meeting sia ormai equiparabile a una routine quasi quotidiana. Nel dettaglio:
I dati rivelano che soltanto il 23% degli appuntamenti collegiali viene percepito come efficace dai lavoratori italiani. Questa percentuale, emersa in modo costante nelle diverse edizioni dell'Osservatorio ASUS Business, trova conferma anche tra i knowledge workers con maggiore esperienza. La motivazione di fondo non risiede solo nella moltiplicazione delle riunioni, ma soprattutto nell'organizzazione e nella gestione ancora troppo spesso inefficienti.
Le criticità che penalizzano la produttività possono essere ricondotte a quattro ambiti:
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Percentuali di percezione dell'utilità |
Valore |
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Riunioni percepite come utili |
23% |
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Partecipanti che desiderano più concretezza |
45% |
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Richiesta di migliore organizzazione |
31% |
Il dato mette in risalto una necessità urgente di trasformazione nella cultura organizzativa: i meeting possono diventare realmente produttivi solo se accompagnati da strumenti adeguati e pratiche gestionali moderne. Cresce inoltre la consapevolezza sulla necessità di formazione specifica per migliorare la gestione del tempo e delle risorse mentali nei contesti collaborativi.
La percezione dell'utilità delle riunioni risulta fortemente influenzata dal genere e dall'età, componendo un mosaico di esigenze differenti in termini di confronto e collaborazione. Gli uomini e le donne manifestano aspettative opposte sugli incontri collegiali: secondo quanto rilevato dall'Osservatorio ASUS Business, il 24% degli uomini considera le riunioni troppo frequenti e lunghe, ritenendo che molti appuntamenti siano ridondanti o poco incisivi.
Al contrario, il 22% delle donne avverte una scarsità di momenti di dialogo e confronto, auspicando più occasioni di scambio e collaborazione diretta. Questa differenza si riflette anche nell'approccio alle riunioni online. Le lavoratrici puntano maggiormente su elementi visivi e di presentazione curati, tra cui:
La telecamera e il microfono sempre accesi rappresentano una pratica abituale per oltre la metà dei lavoratori durante le riunioni digitali, ma il fenomeno del multitasking emerge come tendenza predominante: il 67% degli intervistati lascia la call come semplice sottofondo alle proprie attività, occupandosi parallelamente di e-mail, messaggistica o altre mansioni domestiche:
L'analisi condotta mette in luce una situazione paradossale: pur riconoscendo la necessità di strumenti moderni, il 56% dei lavoratori italiani non utilizza l'intelligenza artificiale nell'organizzazione dei meeting. L'adozione dell'IA rimane frammentata: solo il 15% la impiega per predisporre la documentazione, altrettanti per sviluppare spunti creativi o gestire servizi di registrazione e trascrizione automatica.
Questa mancata integrazione degli strumenti IA viene spiegata da due fattori: