Per comprendere se una truffa di questo tipo sia plausibile, è necessario partire dal funzionamento dei dispositivi POS contactless.
L'arresto avvenuto a Sorrento nei confronti di una cittadina peruviana di 36 anni ha scatenato un'ondata di preoccupazione diffusa. Secondo i Carabinieri, la donna sarebbe stata sorpresa in flagranza mentre sottraeva denaro da una cassa e trovata in possesso di un POS portatile, del tipo utilizzato da artigiani e commercianti.
Le indagini avrebbero rivelato che il dispositivo veniva sfruttato per prelevare piccole somme di denaro dalle carte contactless dei turisti, a loro insaputa, semplicemente avvicinandosi con la borsa in luoghi affollati. Si è parlato di cifre sottratte senza PIN, senza avvisi, senza che la vittima se ne accorgesse: un furto perfetto, silenzioso, e per questo ancora più inquietante. Ma se è vero che la cronaca ha il compito di raccontare i fatti, è altrettanto vero che serve la competenza tecnica per distinguerli dalle semplificazioni. È davvero possibile svuotare un portafoglio digitale semplicemente camminando con un terminale in tasca? La risposta non è immediata e va ricercata nella tecnologia, nella normativa e nella fisica dei dispositivi contactless.
Per comprendere se una truffa di questo tipo sia plausibile, è necessario partire dal funzionamento dei dispositivi POS contactless. I terminali utilizzati per i pagamenti a sfioramento si basano sulla tecnologia NFC (Near Field Communication), che consente di scambiare dati tra due dispositivi compatibili a una distanza molto ravvicinata. I POS portatili di ultima generazione, come quelli diffusi tra commercianti ambulanti, sono progettati per ricevere un pagamento solo entro una finestra temporale molto limitata. Dopo l'inserimento dell'importo, il lettore attiva la comunicazione per un massimo di 30 secondi, poi torna in modalità stand-by e non può più ricevere segnali fino a nuova digitazione. In altre parole, non esiste un ascolto passivo continuo da parte del terminale, e ogni operazione deve essere avviata manualmente con l'inserimento di un importo preciso.
La distanza effettiva per un collegamento tra carta e terminale è inferiore a 4 centimetri, e si riduce ulteriormente in presenza di ostacoli come tessuto, cuoio o altri materiali. Se la carta si trova all'interno di un portafogli, inserita in una tasca o in una borsa, e magari accompagnata da altre carte abilitate al contactless, la probabilità di una lettura corretta si riduce fino a diventare nulla.
A dispetto dell'immaginario alimentato da certi allarmi mediatici, ogni POS in commercio è certificato e tracciabile. I terminali venduti in Italia, anche quelli destinati a piccoli operatori economici, devono essere registrati presso un circuito ufficiale e associati a un conto bancario attivo, intestato a una persona fisica o giuridica. Questo significa che ogni singola transazione lascia un'impronta elettronica, visibile alla banca, al fornitore del servizio e alle autorità competenti.
Non esistono dispositivi che permettano di incassare denaro senza che il flusso finanziario sia riconducibile a un soggetto identificabile, anche quando si fa ricorso a conti intestati a prestanome o registrati all'estero. Ogni operazione avviene in tempo reale e può essere seguita, contestata e, se ritenuta fraudolenta, rimborsata. La maggior parte degli istituti di credito offre servizi di notifica istantanea che segnalano qualunque transazione effettuata, permettendo un intervento tempestivo. L'ipotesi che una persona possa sottrarre piccole somme passeggiando tra la folla con un POS attivo nascosto in borsa cozza con la struttura stessa del sistema di pagamento elettronico, costruito per garantire sicurezza, controllo e trasparenza.
Sebbene l'idea di una truffa a distanza con POS portatile appaia affascinante per la sua discrezione, nella pratica resta improbabile, proprio a causa dei vincoli operativi dei dispositivi. Ci sono però strategie più sofisticate e realistiche, già documentate in numerosi casi. Una delle tecniche più diffuse consiste nel furto materiale del portafogli, seguito da una serie di microtransazioni contactless prima che la vittima si accorga del furto e blocchi la carta. Le cifre sottratte, spesso inferiori ai 25 o 50 euro, rientrano nella soglia che non richiede il PIN, ma possono comunque sommarsi rapidamente. In certi casi, il portafoglio viene restituito alla vittima dopo pochi minuti, magari con un gesto cortese per ritardare la reazione e guadagnare ulteriore tempo. In altri scenari, i truffatori sfruttano complicità interne nel commercio per utilizzare POS reali e simulare vendite fittizie, incassando somme apparentemente legittime ma in realtà rubate. La normativa antiriciclaggio impone controlli anche su questi importi, ma l'efficacia del sistema dipende anche dalla rapidità di segnalazione da parte degli utenti.