L'impianto previsto per gli incentivi 2025 si distingue per un'impostazione selettiva e sociale. Esaminiamo tutti i dettagli.
L'autunno 2025 sarà il momento per il rilancio degli incentivi auto in Italia, dopo mesi di silenzi istituzionali, incertezze operative e attese. La nuova tranche, che si annuncia diversa rispetto alle precedenti per criteri di accesso e finalità ambientale, dovrebbe diventare operativa a ottobre, secondo quanto filtra dagli uffici del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Una svolta resa possibile dal via libera dell'Unione Europea all'utilizzo di 600 milioni di euro di fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, inizialmente destinati alla realizzazione di infrastrutture per la ricarica elettrica, e ora dirottati verso un piano di sostegno diretto alla mobilità a zero emissioni.
Il nuovo pacchetto sarà subordinato all'emanazione del decreto attuativo atteso tra la fine di agosto e l'inizio di settembre. Un provvedimento che dovrà dettagliare beneficiari, soglie reddituali, condizioni di rottamazione, importi e limiti di prezzo dei veicoli, in modo da garantire una distribuzione mirata ed efficace delle risorse disponibili. Si tratta di una misura che dovrà non solo dare ossigeno a un mercato in calo, ma anche rispondere agli obiettivi ambientali europei entro la scadenza inderogabile del 30 giugno 2026, data ultima per l'utilizzo delle somme previste.
L'impianto previsto per gli incentivi 2025 si distingue per un'impostazione selettiva e sociale. I contributi statali saranno riservati a chi deciderà di rottamare un veicolo inquinante, appartenente alle classi ambientali Euro 0, 1, 2, 3 o 4, condizione obbligatoria per ottenere qualsiasi tipo di agevolazione. Ma l'elemento più incisivo riguarda la soglia reddituale, discriminante principale tra chi avrà accesso ai fondi e chi ne resterà escluso. Per i contribuenti con ISEE fino a 30.000 euro annui, il bonus previsto raggiungerà un massimo di 11.000 euro a fronte della rottamazione e dell'acquisto di un'auto elettrica. Chi invece appartiene alla fascia compresa tra 30.001 e 40.000 euro potrà contare su un incentivo ridotto, pari a 9.000 euro. Oltre questa soglia, nessun sussidio sarà concesso. Il meccanismo esclude dunque le fasce medio-alte della popolazione.
Non mancheranno misure dedicate al mondo produttivo: le microimprese potranno infatti accedere a un contributo pari al 30% del valore dell'auto, con un tetto massimo di 20.000 euro, che dovrebbe valere anche per i veicoli commerciali a uso aziendale. In tutti i casi, sarà necessario dimostrare non solo il possesso dei requisiti economici, ma anche la titolarità di un conto corrente su cui far confluire il contributo, oltre alla regolarità fiscale e contributiva.
Un'altra novità di rilievo del nuovo pacchetto di incentivi riguarda la tipologia di veicoli ammessi. Il bonus sarà infatti limitato ai veicoli 100% elettrici. Il criterio guida è l'azzeramento delle emissioni allo scarico, in linea con gli obiettivi comunitari del Fit for 55 e con la tabella di marcia europea che prevede lo stop alla vendita di auto termiche entro il 2035. Il decreto dovrebbe inoltre stabilire un limite massimo di prezzo per le auto acquistabili, probabilmente compreso tra 35.000 e 45.000 euro IVA inclusa, per evitare che le risorse pubbliche finiscano per finanziare veicoli di fascia alta o premium.
Modelli come Fiat 500e, Renault Zoe, Peugeot e-208, Dacia Spring, Opel Corsa Electric e Smart EQ ForTwo rientrerebbero perfettamente in questo range, mentre resterebbero fuori le versioni top di gamma o brand come Tesla, BMW iX o Mercedes EQ, a meno che non si verifichino riduzioni di prezzo significative nei prossimi mesi. Resta ancora aperta la questione relativa alla validità del bonus in caso di leasing o noleggio a lungo termine, ma fonti governative lasciano intendere che la misura potrebbe essere estesa anche a queste forme contrattuali, per favorire una mobilità più flessibile e accessibile, soprattutto tra i giovani e i professionisti con partita IVA.
In uno scenario continentale frammentato, l'Italia si prepara a varare uno dei pacchetti più generosi in termini di importo assoluto, ma anche tra i più restrittivi in termini di accesso. In Francia, ad esempio, i bonus 2025 prevedono un contributo massimo di 4.200 euro per famiglie con ISEE molto basso (sotto i 16.300 euro), che si riduce a 3.100 euro per le fasce superiori e impone che l'auto sia prodotta in Europa e non superi i 47.000 euro di prezzo. In Spagna, il programma Moves III è ormai esaurito, mentre Germania e Belgio offrono soltanto sgravi fiscali e non più contributi diretti. Nei Paesi Bassi, l'ecobonus arriva a 2.950 euro, in Portogallo a 4.000 euro, con limiti di prezzo massimi ben più alti rispetto all'Italia. In Grecia, il meccanismo prevede un cashback del 30% sul prezzo di listino, fino a 8.000 euro, e in Polonia il contributo può raggiungere i 4.100 euro.
Le differenze tra i Paesi non sono solo quantitative, ma anche qualitative: molti Stati puntano a incentivare anche l'acquisto di veicoli usati con certificazione elettrica, mentre in Italia questa possibilità resta ancora fuori dai radar. La difficoltà italiana resta quella della scarsa capillarità della rete di ricarica, che ostacola l'adozione su larga scala di auto elettriche e rischia di vanificare anche il miglior incentivo disponibile. Inoltre, non è previsto alcun premio per chi decide di installare infrastrutture domestiche di ricarica, lasciando un vuoto che altri Paesi hanno invece saputo colmare.