Napoli potrebbe diventare un esempio per altre cittŕ italiane nella lotta per il salario minimo. La misura adottata dal Comune potrebbe spingere altre amministrazioni a politiche simili.
A Napoli tutte le aziende che hanno rapporti di lavoro, forniture e servizi con il Comune dovranno garantire ai propri dipendenti un trattamento minimo di 8 euro all'ora. Il Comune di Napoli ha introdotto questa normativa con l'obiettivo di migliorare le condizioni lavorative e retributive dei dipendenti delle aziende che operano con l'amministrazione comunale.
Le nuove disposizioni impongono a tutte le aziende coinvolte nei rapporti contrattuali con il Comune di Napoli di assicurare ai propri dipendenti un salario minimo di nove euro all'ora. Questa normativa si applica a tutte le forme di lavoro, forniture e servizi. Le imprese che collaborano con il l'amministrazione partenopea dovranno adeguarsi a questa nuova direttiva, rivedendo i contratti esistenti e garantendo che i salari dei dipendenti raggiungano la soglia stabilita. Questa misura è vista come un passo importante verso la riduzione delle disuguaglianze salariali e il miglioramento delle condizioni di lavoro nella città partenopea. Ecco i dettagli:
L'atto di indirizzo contiene 8 pagine che delineano due punti principali. In primo luogo, il Comune è tenuto a includere in tutte le procedure di gara dell'Ente e delle sue partecipate l'obbligo di applicare il contratto collettivo più pertinente all'attività svolta, stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, rispettando comunque eventuali trattamenti di miglior favore. In secondo luogo, la delibera impone una verifica per assicurarsi che i contratti del personale dell'Ente, delle sue partecipate e degli operatori economici indicati nelle gare prevedano un trattamento economico minimo inderogabile di 9 euro l'ora.
Il Comune di Napoli si impegna anche a organizzare incontri periodici con le organizzazioni sindacali nell'ambito di un tavolo di monitoraggio sul protocollo d'intesa relativo alla sicurezza e legalità negli appalti. Questo protocollo era già stato approvato dalla Giunta e rappresenta un altro passo verso la tutela dei lavoratori, come dichiarato nella nota ufficiale del Comune.
Dopo l'approvazione dell'ordine del giorno da parte della maggioranza nel novembre 2023, il tema è tornato al centro dell'attenzione ad aprile, quando è stato approvato un emendamento alla nota di aggiornamento del Documento unico di programmazione. Questo emendamento obbliga l'amministrazione a inserire una clausola sociale nei contratti di appalti, concessioni e autorizzazioni, garantendo l'applicazione del contratto collettivo.
A proposito di salario minimo, nel mese di dicembre dello scorso anno, la Camera dei deputati ha respinto la proposta di introdurre un salario minimo di 9 euro l'ora, avanzata dalle opposizioni. La votazione ha visto 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti. In seguito anche il Senato ha bocciato il testo, segnando un altro passo indietro per la misura.
La maggioranza parlamentare aveva precedentemente trasformato la proposta in una delega al governo, eliminando qualsiasi riferimento a un salario minimo legale, concentrandosi invece su retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione.
In risposta al blocco istituzionale, alcuni sindaci hanno deciso di intervenire autonomamente per applicare il salario minimo nelle loro giurisdizioni. La città di Firenze, sotto la guida del sindaco Mario Nardella, è stata la prima a introdurre una retribuzione minima di 9 euro l'ora. Questa iniziativa locale ha segnato un punto di svolta nella battaglia per il salario minimo, mostrando come le amministrazioni locali possano prendere misure proattive per garantire una retribuzione equa ai lavoratori.