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Se si ha 1 milione di euro si è ricchi o benestanti? Quanti lo hanno in Italia liquido o considerando anche immobili?

di Marcello Tansini pubblicato il
Ricchezza liquida immobili

Avere un milione di euro oggi in Italia significa davvero essere ricchi o solo benestanti? Dati su patrimonio, distribuzione della ricchezza, disuguaglianze e ruolo delle eredità per capire cosa conta davvero.

Il concetto di ricchezza, spesso fonte di discussione in ambito sociale ed economico, assume in Italia sfumature particolari legate alla cultura, alla distribuzione dei patrimoni e alle profondità del divario tra varie aree del Paese. In un contesto segnato da significative disparità, la percezione di cosa significhi "essere ricchi" si intreccia con dati oggettivi e impressioni soggettive. La presenza di patrimoni milionari da una parte, e la contemporanea diffusione di condizioni di povertà dall'altra, alimenta il dibattito su cosa rappresenti veramente il benessere economico.

L'analisi di soglie, numeri e distribuzione del patrimonio è oggi più che mai centrale per comprendere le dinamiche sociali in evoluzione e per rispondere alla domanda se, nel panorama italiano attuale, si possa davvero parlare di ricchezza diffusa o di privilegio esclusivo.

Cosa significa essere ricchi oggi: definizioni e soglie secondo banche, studi e percezione pubblica

Le istituzioni finanziarie e gli studi accademici adottano criteri precisi per definire la ricchezza. Le banche classificano come "ricchi" o High-Net-Worth Individuals (HNWI) coloro che dispongono di attività liquide superiori a 1 milione di euro. Esiste poi una fascia "affluent", identificata da una ricchezza finanziaria di almeno 100.000 euro, ma al di sotto del milione. Per la categoria "super-ricchi" - Ultra-High-Net-Worth Individuals (UHNWI) - la soglia sale a oltre 30 milioni di euro. Tuttavia, la percezione pubblica della ricchezza spesso discosta dalle categorie bancarie, attribuendo il concetto di "ricco" anche a chi gode di benessere grazie a patrimonio immobiliare e capacità di spesa elevata. In pratica:

  • Banche e finanza: individuano tre categorie: affluent (>100.000€), ricchi/HNWI (>1 milione €) e UHNWI (>30 milioni €).
  • Percezione e studi sociali: secondo alcune ricerche europee, una famiglia viene generalmente percepita come benestante se possiede villa di lusso, auto di fascia alta e risparmi superiori a 200.000 euro; lo status di "super-ricchi" si associa a disponibilità liquide attorno a 1 milione di euro o più.
  • Sondaggi internazionali: alcuni studi accademici hanno individuato la soglia etica della ricchezza personale a un milione di euro per individuo, fissando attorno ai 10 milioni il confine della ricchezza personale considerata estremamente elevata anche in chiave politica.
Le banche attribuiscono vantaggi crescenti a chi supera determinate soglie: servizi personalizzati, accesso a consulenza specializzata, trattamenti VIP. La visione pubblica, invece, include elementi culturali: la capacità di accedere a consumi di lusso, la libertà finanziaria e la possibilità di tramandare patrimoni incidono profondamente sulla definizione sociale di "ricco" o "benestante". In sintesi, con 1 milione di euro si viene considerati indubbiamente benestanti secondo ogni standard ufficiale, anche se per "ricchezza" estrema la soglia cresce ulteriormente.

Quanti italiani possiedono un milione di euro: dati su liquidità e patrimonio

I dati attuali restituiscono un panorama fortemente polarizzato. Secondo il più recente Global Wealth Report, in Italia vi sono circa 470.000 individui con un patrimonio superiore al milione di euro, pari allo 0,8% della popolazione. Di questi, solo una minima parte possiede tale cifra come liquidità immediatamente disponibile: la stragrande maggioranza vede la propria ricchezza distribuita tra immobili, strumenti finanziari e altre attività:

Fascia di patrimonio

Numero di individui

HNWI (>1 milione €)

470.000

Very-HNWI (>5 milioni €)

94.000

Ultra-HNWI (>30 milioni €)

5.800

Miliardari

71

Analizzando la liquidità detenuta dagli italiani sui conti correnti, le statistiche mostrano che circa il 77% dei correntisti ha saldi inferiori a 12.500 euro, con giacenze medie di 14.981 euro circa. I grandi depositi sono pertanto limitati a una fetta molto esigua della popolazione. Il restante stock di ricchezza si trova soprattutto in investimenti immobiliari e finanziari. Il patrimonio netto medio delle famiglie italiane è elevato rispetto agli altri paesi, ma la concentrazione nelle mani di pochi è significativa. Solo 3 milioni di cittadini dispongono di patrimoni superiori a 250.000 euro.

La distribuzione della ricchezza in Italia: disuguaglianze tra Nord, Sud e grandi città

La ripartizione della ricchezza in Italia evidenzia profonde differenze territoriali. Le regioni del Nord, soprattutto Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, si distinguono per redditi medi e patrimoni superiori rispetto al Sud e alle Isole. Milano, con l'8,4% dei residenti possessori di patrimoni oltre il milione di euro, guida la classifica nazionale e si attesta tra le prime metropoli in Europa per densità di individui benestanti:

  • Redditi e patrimoni: la Lombardia vanta il reddito pro capite più alto (oltre 25.600 euro), seguita da Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, mentre Calabria, Molise e Puglia sono le regioni a minore reddito.
  • Città leader: Portofino è il comune con il reddito medio più elevato; Milano e Roma sono le aree metropolitane a maggiore concentrazione di ricchezze.
  • Gap territoriale: Nord e grandi città attirano capitale e opportunità, mentre il Sud è segnato da tassi di povertà più elevati, sottoccupazione giovanile e crescita più lenta dei patrimoni.
La ragione di queste disparità risiede nella concentrazione di settori produttivi avanzati, presenza di multinazionali e infrastrutture fintech nelle aree settentrionali. Laddove mancano queste condizioni, permangono vulnerabilità economiche e difficoltà di accumulo patrimoniale.

Ricchezza liquida e immobiliare: focus sui patrimoni e le dinamiche di accumulo

Il patrimonio privato degli italiani evidenzia una netta predominanza dell'investimento immobiliare: oltre il 50% della ricchezza lorda risiede in abitazioni, per un valore superiore a 5.246 miliardi di euro. Le attività finanziarie, in crescita, superano i 4.374 miliardi tra conti correnti, titoli di Stato, fondi e azioni. Il tasso di risparmio è tra i più alti d'Europa (11% sul reddito), benché la propensione a conservare liquidità sia superiore nei ceti medi e meno abbienti.

I patrimoni elevati sono caratterizzati da una maggiore diversificazione:

  • Quote rilevanti in asset finanziari (azioni, obbligazioni, fondi speculativi, private equity).
  • Immobili di pregio e seconde case, soprattutto nelle grandi città e località turistiche.
  • Investimenti in arte, collezionismo e luxury asset.
Accumulare ricchezza in Italia ha risentito di due fenomeni: bassi tassi di crescita del reddito e centralità dell'eredità familiare. L'età media degli asset milionari è elevata e la mobilità sociale limitata, dato che due terzi dei grandi patrimoni sono frutto di trasmissione intergenerazionale. Tale staticità, osservata da analisti e studiosi, rappresenta oggi uno degli elementi più critici del sistema patrimoniale italiano.

Milionari, super-ricchi e il ruolo delle eredità

Il segmento dei milionari italiani mostra una crescita significativa nell'ultimo decennio, spinta anche da regimi fiscali favorevoli, come la flat tax, e dalla capacità di attrarre grandi patrimoni dall'estero. Nel solo 2024, la ricchezza dei 71 miliardari italiani è aumentata di oltre 61 miliardi di euro.

Elemento distintivo, rispetto al contesto internazionale, è il ruolo preponderante delle eredità: il 63% dei grandi patrimoni è di origine familiare, evidenziando una forte dipendenza dal passaggio generazionale. Questa dinamica emerge anche nella composizione del vertice delle ricchezze nazionali, dove la provenienza dei capitali su base ereditaria supera di gran lunga la media globale.

Il fenomeno ha alimentato la concentrazione di ricchezze in mano a pochi nuclei familiari e la solidità di alcune dinastie economiche. Tuttavia, l'accresciuta presenza di "nuovi ricchi" e la crescente attrattività dell'Italia per i super-ricchi internazionali - legata alla fiscalità agevolata - pongono interrogativi sulla reale ricaduta economica di tali trend in termini di investimenti produttivi nel tessuto nazionale.

La concentrazione di patrimoni in una ridotta fascia della popolazione italiana comporta effetti rilevanti sia a livello economico che sociale. I dati più recenti rivelano che il 10% più abbiente detiene oltre il 59% del patrimonio complessivo, mentre la metà più povera ha accesso a poco più del 7% delle risorse totali:

  • Effetti macroeconomici: allocazione inefficiente delle risorse, rallentamento della crescita e polarizzazione delle opportunità.
  • Società e mobilità: la ricchezza ereditata limita la possibilità di ascesa sociale per le generazioni successive, causando stagnazione dei percorsi individuali e ampliamento dei divari tra classi.
  • Rischi strutturali: la crescente disparità mina il patto sociale, aumenta il senso di ingiustizia percepita e rischia di ridurre la stessa coesione democratica.
In tale quadro, numerosi osservatori auspicano politiche fiscali più eque, maggiore progressività impositiva e interventi a sostegno dei ceti meno protetti, al fine di riequilibrare la distribuzione della ricchezza e riattivare la mobilità economica e sociale.