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Secondo acconto tasse 730 2025 per dipendenti e pensionati: come non pagarlo a determinate condizioni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Secondo acconto tasse 730 2025 non pagar

Quali sono i casi e le modalità per non pagare il secondo acconto delle tasse del 730 2025

Il secondo acconto Irpef rappresenta una delle principali scadenze fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati che presentano la dichiarazione dei redditi tramite modello 730. Questo versamento anticipato ha lo scopo di coprire, durante l’anno, l’imposta stimata sull’anno successivo.

Il calcolo dell’acconto si basa generalmente sull’imposta netta risultante dalla dichiarazione dei redditi dell’anno precedente, contribuendo così ad alleggerire il carico del saldo finale. La seconda rata dell’acconto Irpef viene solitamente trattenuta dal sostituto d’imposta, come il datore di lavoro o l’ente pensionistico, entro il mese di novembre e non è rateizzabile. 

Chi è tenuto al pagamento del secondo acconto Irpef nel 2025

L’obbligo di versamento del secondo acconto Irpef interessa coloro che, a seguito della presentazione del modello 730, risultano a debito con il Fisco per imposte sui redditi riferite all’anno precedente. Secondo la normativa, il secondo acconto è dovuto quando l’importo dell’imposta netta supera 51,65 euro.

La soglia distingue chi deve effettivamente procedere al pagamento e chi invece risulta esonerato per modeste entità di debito. Per importi superiori a 257,52 euro, il versamento viene suddiviso: il 40% come primo acconto, trattenuto nei mesi estivi, e il restante 60% come secondo acconto, da corrispondere a novembre. In particolare:

  • Lavoratori dipendenti e pensionati con modello 730 presentato tramite sostituto d’imposta vedranno le trattenute operate direttamente in busta paga o pensione.
  • Chi presenta il modello senza sostituto d’imposta (ad esempio per diverse tipologie di reddito o assenza di datore) provvede al versamento tramite modello F24 e può, entro certe scadenze, modulare la misura degli acconti.
  • I contribuenti con redditi addizionali, come affitti soggetti a cedolare secca o attività occasionali, dovranno prestare attenzione a includere anche questi importi nel calcolo complessivo dell’acconto.

Esenzione dal secondo acconto 2025: chi non deve pagare e motivazioni

Sono esonerate dal versamento del secondo acconto delle tasse alcune categorie di contribuenti. In particolare, risultano esonerati dal pagamento:
  • Lavoratori dipendenti e pensionati che percepiscono esclusivamente redditi da lavoro dipendente o pensione, senza alcuna ulteriore entrata.
  • Coloro che presentano un modello 730/2025 da cui non emergono altri redditi (come fabbricati, capitali, attività autonome o altri redditi assimilati).
L’esenzione risponde all’esigenza normativa di adeguare il calcolo dell’acconto al nuovo sistema a tre aliquote, al 23%, al 35% e al 43%, che prevede una riduzione strutturale degli scaglioni, per evitare ai soggetti interessati di versare anticipi calcolati con criteri ormai superati.

Per chi, oltre al lavoro dipendente o alla pensione, percepisce ulteriori redditi, il secondo acconto resta dovuto e deve essere regolarmente calcolato e versato secondo le regole ordinarie.

Quando e come è possibile non pagare o ridurre il secondo acconto

In presenza di particolari condizioni reddituali o di importanti variazioni nelle spese detraibili, è possibile evitare o ridurre il secondo acconto Irpef, senza incorrere in sanzioni. La normativa consente ai contribuenti di adottare il cosiddetto metodo previsionale, che prevede la possibilità di calcolare gli acconti sulla base di una stima ponderata del reddito 2025, anziché sullo storico dell’anno precedente.

Per non pagare il secondo acconto Irpef del 730, dunque, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • Tra le principali condizioni: diminuzione del reddito stimato per l’anno successivo rispetto a quello precedente (ad esempio per cambio lavoro, pensionamento o riduzione dell’orario di lavoro).
  • Aumento degli oneri deducibili o detraibili, come spese mediche e sanitarie, interessi su mutui o nuove detrazioni per familiari a carico, che impreziosiscono la pianificazione fiscale.
Nel caso si preveda di non dovere alcuna imposta a saldo per l’anno in corso, si può richiedere la cancellazione del secondo acconto. Se invece la stima è incerta, si suggerisce di richiedere una riduzione parziale dell’acconto, così da ridurre il rischio di dover successivamente regolarizzare debiti con l’Agenzia delle Entrate.

Casi tipici: cambio lavoro, pensionamento e minori redditi

Ci sono situazioni ricorrenti in cui è possibile non pagare o ridurre il secondo acconto Irpef, come:

  • Cambio di lavoro nell’anno precedente: Nei casi in cui il passaggio tra differenti datori di lavoro abbia comportato una tassazione meno coordinata, spesso il saldo dovuto aumenta. Tuttavia, se l’anno successivo la posizione lavorativa si stabilizza e il reddito si riduce, il debito fiscale potenziale cala sensibilmente.
  • Pensionamento nel corso del 2024: Andando in pensione, il reddito complessivo si abbassa. In questa circostanza, versare il secondo acconto calcolato sulla base degli anni lavorativi potrebbe rappresentare un anticipo non dovuto.
  • Sopraggiunta di minori redditi: Ad esempio, per cessazione di attività occasionali, mancato rinnovo di contratti di locazione o riduzione degli affitti percepiti, è legittimo richiedere la riduzione o l’azzeramento dell’acconto Irpef e/o della cedolare secca.

Procedure e tempistiche per comunicare la riduzione dell'acconto

Chi intende chiedere l’annullamento o la riduzione della trattenuta in busta paga o pensione deve agire entro tempi precisi:
  • Termine per la richiesta: La comunicazione va inviata in forma scritta al datore di lavoro o all’ente previdenziale entro il 10 ottobre 2025.
  • Contenuto della comunicazione: Occorre specificare l’importo che si intende versare, assumendosene piena responsabilità. In caso di errore di valutazione che comporta un debito residuo, il contribuente dovrà sanare la posizione l’anno successivo.
  • Modalità di invio: Si consigliano canali tracciabili (ad es. consegna diretta all’ufficio HR con ricevuta, posta elettronica certificata), conservando copia della richiesta.
Oltre tale data, il sostituto d’imposta provvederà a trattenere l’acconto pieno risultante dal prospetto di liquidazione, senza ulteriori possibilità di intervento retroattivo.

Esempio pratico 

Si consideri il caso di un lavoratore dipendente che nel 2024 ha cambiato occupazione senza che i redditi siano stati conguagliati tra i vari datori. Il saldo del 730/2025 risulta così elevato e genera acconti rilevanti. Tuttavia, con il passaggio a reddito unico e stabile nel 2025 e con il nuovo sistema a tre aliquote introdotto nel 2025, la stima finale può risultare più leggera. In base alle nuove regole, il contribuente può:

  • effettuare una valutazione aggiornata delle imposte dovute,
  • inviare tempestivamente la richiesta di riduzione al datore,
  • beneficiare della sospensione o della diminuzione della trattenuta senza immobilizzare somme eccedenti.
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