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Aumento età pensionabile nel 2027 potrebbe creare nuove migliaia di esodati senza lavoro e pensione. I motivi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Aumento eta pensionabile 2027 esodati

Quali sono i motivi per cui potrebbero crearsi migliaia di esodati se davvero l'età pensionabile aumenterà nel 2027: le prospettive

L’aggiornamento dell’età pensionabile rappresenta da anni uno dei temi più discussi del sistema previdenziale italiano. Dal 2027, secondo le attuali previsioni, l’età necessaria per accedere alla pensione aumenterà di tre mesi, incidendo sia sui requisiti anagrafici sia su quelli contributivi, per effetto dell'adeguamento all’aspettativa di vita, per garantire equilibrio tra generazioni e contenere la spesa pubblica.

L’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita costituisce uno degli elementi cardine della Riforma Fornero: prevede che, ogni due anni, i dati ISTAT certificati determinino l’incremento dell’aspettativa di vita alla nascita. Il risultato di questa rilevazione comporta ritocchi automatici ai requisiti di pensionamento sia per la pensione di vecchiaia, sia per quella anticipata.
Il sistema funziona secondo il seguente schema:

  • Verifica periodica: ogni biennio, l’ISTAT comunica l’aggiornamento dell’aspettativa di vita;
  • Aggiornamento requisiti: INPS pubblica le nuove tabelle con i requisiti necessari per presentare domanda di pensionamento;
  • Entrata in vigore: l’aumento viene applicato con effetto ritardato, tipicamente a distanza di quasi due anni dalla certificazione ISTAT.
Dopo le sospensioni temporanee del meccanismo, come avvenuto tra il 2019 e il 2026, a causa delle diverse emergenze verificatesi, a partire da quella pandemica, secondo l'Istat, al 2024 la speranza di vita ha superato gli 83 anni, generando ulteriori pressioni per l’adeguamento.

Le nuove regole dal 2027: cosa cambia per vecchiaia e pensione anticipata

Il meccanismo di adeguamento automatico prevede che, a partire dal 2027, siano innalzati di tre mesi i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alle principali forme di pensionamento, dalla pensione di vecchiaia, i cui requisiti sono fissati oggi a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi, alla pensione anticipata ordinaria, per cui oggi sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno (41 anni e 10 mesi di contributi) per le donne, indipendentemente dal requisito anagrafico. 

In particolare:

Pensione di vecchiaia Da 67 anni a 67 anni e 3 mesi
Pensione anticipata (uomini) Da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese
Pensione anticipata (donne) Da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese

Il cambiamento, apparentemente contenuto sul piano numerico, rischia di implicare conseguenze negative per chi aveva già definito percorsi di uscita anticipata come isopensioni o accesso ai fondi bilaterali.

Il differimento comporterà per alcune migliaia di lavoratori una situazione di vuoto previdenziale: resteranno senza salario, senza pensione e senza ulteriori contributi, per almeno tre mesi. 

Chi rischia di diventare esodato: categorie coinvolte e numeri

Il termine esodati identifica quanti si trovano privi sia di un rapporto di lavoro attivo sia di pensione, a causa dell’intervento normativo che ha modificato i tempi o i requisiti di accesso al trattamento pensionistico.

Nel 2027 questa condizione sarà principalmente il risultato di accordi stipulati con le imprese sulla base della normativa vigente, poi mutata dal successivo innalzamento dei requisiti. Secondo stime della CGIL, il rischio concreto riguarderebbe ben 44.000 lavoratori, tra le seguenti categorie:

  • Lavoratori in isopensione: circa 19.200 persone, uscite dal lavoro con accordi su base volontaria con promesse di accesso a pensione a una data prefissata;
  • Lavoratori con contratti di espansione: circa 4.000 casi;
  • Lavoratori beneficiari di fondi bilaterali di solidarietà: 21.000 casi stimati.

Conseguenze sociali ed economiche del vuoto previdenziale

L’interruzione tra lavoro e pensione implica diversi problemi. Gli esodati vivono, infatti, una situazione di grave incertezza economica, privi di stipendio e senza copertura previdenziale. Le conseguenze più evidenti includono:
  • Perdita temporanea del reddito: famiglie costrette a utilizzare risparmi personali o forme di assistenza sociale per sopravvivere nel periodo di vuoto contributivo;
  • Impatto psicologico: senso di ingiustizia, frustrazione e demotivazione tra chi, dopo decenni di lavoro continuativo, si trova improvvisamente senza certezze;
  • Effetti sui consumi e sull’economia locale: la flessione del potere d’acquisto delle famiglie coinvolte si ripercuote a cascata anche su settori produttivi e distribuzione territoriale della ricchezza.