Da Abu Dhabi alla Russia e fino alla Turchia: quali sono i nuovi paradisi fiscali per i soldi degli italiani e cosa è cambiato negli anni
Quali sono i nuovi paradisi fiscali dove gli italiani portano i soldi per non pagare le tasse? L’espressione paradisi fiscali indica gli Stati che hanno ordinamenti tributario e regole fiscali decisamente molto convenienti, con aliquote di tassazione molto basse, se non proprio azzerate, e che prevedono ulteriori agevolazioni per i non residenti con l’obiettivo di realizzare insediamenti produttivi e finanziari con capitali esteri.
Si tratta, dunque, di posti fiscalmente sicuri e quasi a costo zero per gli italiani rispetto poi al regime fiscale, salatissimo, vigente nel nostro Paese.
Considerando i numeri, significa che i flussi di denaro tra l’Italia e l’emirato sono più che triplicati, passando da 2,5 miliardi nel 2019 agli attuali 8 miliardi.
Anche la Turchia e la Russia sembrano attestarsi tra i nuovi paradisi fiscali per italiani, registrando flussi di circa 6 miliardi di euro, poco meno dell’emirato.
Questi cambiamenti evidenziano come le transazioni finanziarie si stiano spostando verso aree con regole più flessibili, distanti da quelle rigorose dell’Unione Europea, ben lontane, dunque, dai tanti anni fa, quando la Svizzera dominava con 22,5 miliardi di transazioni finanziarie.
Il cambiamento è scaturito certamente dopo la stipula dell’accordo bilaterale italo-svizzero del 2023, che ha escluso la Confederazione Elvetica dalla lista dei paradisi fiscali, spingendo sempre più italiani, se non tutti, a trasferire di conseguenza i propri soldi.
Se Abu Dhabi, Russia e Turchia sembrano essersi imposti come i nuovi paradisi fiscali per gli italiani per una tassazione decisamente agevolata dei propri soldi, dai dati riportati emergono anche giurisdizioni, fortemente monitorate, come Croazia e Bulgaria, che sono state inserite nella lista grigia dei Paesi con carenze sistemiche nella prevenzione di riciclaggio e nel finanziamento al terrorismo.
La Bulgaria, in particolare, ha avviato diverse riforme per migliorare la trasparenza dei registri societari e il controllo degli operatori di valute virtuali, mentre la Croazia punta a rafforzare la vigilanza su operazioni immobiliari e società di comodo.
Nonostante i flussi verso giurisdizioni a rischio rappresentano una quota limitata dell’operatività bancaria italiana, è decisamente elevato il loro valore assoluto, che si attesta sui quasi 90 miliardi di euro movimentati nel semestre.