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Spread in calo, disponibili 13 miliardi di tesoretto ma non si potranno usare per la manovra finanziaria

di Marcello Tansini pubblicato il
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Spread decisamente in calo dopo tanto tempo, ma le diverse risorse disponibili non saranno usate per le misure che si vorrebbero fare nella prossima Manovra Finanziaria 2026

Negli ultimi mesi il differenziale tra i titoli di Stato italiani (BTP) e i Bund tedeschi si è attestato su livelli bassi, intorni ai 90-100 punti base, segnando un ritorno alla fiducia dei mercati verso l’Italia. Secondo alcuni studi, la conseguente riduzione degli interessi dovuti sul debito potrebbe generare un surplus di risorse stimato in 13 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. 

Lo spread ai minimi storici: cause e andamenti

Dal 2022, in corrispondenza con l’insediamento del nuovo governo e superando una fase in cui il differenziale superava i 200 punti base con tassi oltre il 5%, lo spread si è progressivamente ridotto grazie alla combinazione di rientro dell’inflazione e percezione di una maggior disciplina finanziaria italiana.

Tra i fattori determinanti figurano:

  • L’intervento della BCE che ha mantenuto condizioni accomodanti per il mercato dei titoli sovrani fino a inizio 2024;
  • La progressiva maggiore offerta di Bund tedeschi, che ha elevato i rendimenti dei titoli senza influire in modo proporzionale su quelli italiani;
  • Una strategia di bilancio pubblico che, attraverso misure di contenimento del deficit, ha rassicurato agenzie di rating e investitori internazionali;
  • La stabilità del quadro politico e la coerenza nelle dichiarazioni e nelle azioni del governo, elementi valutati positivamente dagli osservatori stranieri.
Nello stesso arco temporale, la combinazione tra l’effetto rassicurante di una crescita economica stabile, dati occupazionali in ripresa e la fine delle politiche fiscali espansive post-pandemia, ha consolidato la discesa degli spread e favorito il rinnovato interesse degli investitori internazionali verso il debito italiano.

I risparmi sul debito pubblico: quanto vale il calo dello spread per le casse dello Stato

La riduzione del differenziale tra i titoli italiani e i Bund si traduce in risparmi significativi per le finanze pubbliche. Ogni anno il Tesoro rinnova circa un terzo dello stock di debito, con emissioni di circa 500 miliardi di euro. Si calcola che ogni punto base in meno nello spread consenta un risparmio annuale tra 23 e 24 milioni di euro, grazie all'emissione di titoli a condizioni più favorevoli.

Secondo alcune stime, la riduzione degli interessi passivi potrà garantire risparmi fino a 5 miliardi già nel 2025 e oltre 7-8 miliardi nel 2026. Nel complesso, la compressione dello spread rispetto ai picchi raggiunti tra il 2022 e il 2023 (oltre 200 punti base) porta benefici stimabili in un tesoretto complessivo che arriva a circa 13 miliardi di euro fra il 2025 e il 2026.

Queste risorse alleggeriscono la pressione sulla spesa per interessi e potrebbero ridurre il rapporto tra debito e PIL, contribuendo all’obiettivo di consolidamento della posizione sui mercati finanziari. 

Anno Stima risparmio (miliardi €)
2025 5
2026 7-8

Limiti all’utilizzo dei 13 miliardi: vincoli di bilancio ed effetti sulla manovra finanziaria

Nonostante la disponibilità teorica di queste risorse miliardarie, il tesoretto non sarà in realtà impiegato per l'attuazione delle misure al vaglio per la prossima Manovra Finanziaria 2026.

Sarà, invece, impiegato per la riduzione del debito del nostro Paese, in osservanza delle regole europee in materia di saldo strutturale e deficit pubblico, che impongono che eventuali risparmi vengano prioritariamente destinati alla riduzione del debito, piuttosto che a nuove spese o sgravi fiscali.

Ulteriori vincoli derivano dagli impegni assunti con la Commissione Europea, fra cui il progressivo ritorno sotto la soglia del 3% nel rapporto deficit/PIL. Queste condizioni restringono ampiamente i margini di manovra del legislatore: eventuali utilizzi a scopo espansivo devono essere compensati da altre coperture o riduzioni di spesa.

L’attuale quadro normativo, confermato anche dagli ultimi orientamenti di governo e ministero dell’Economia, prevede che:

  • I risparmi generati non confluiscano automaticamente nella disponibilità per nuove misure nella legge di bilancio;
  • Qualsiasi nuova politica di spesa debba rispettare il principio della sostenibilità finanziaria, senza compromettere il consolidamento dei conti pubblici;
  • I benefici ottenuti potrebbero essere progressivamente accumulati come buffer per future esigenze straordinarie, come shock esogeni o eventi inattesi.
L’effetto pratico di questi limiti è che la manovra finanziaria, almeno nel breve termine, non potrà beneficiare dell’intero tesoretto. Eppure si parla di diverse misure importanti, come:
  • novità per le pensioni anticipate;
  • nuova revisione dell’Irpef con riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% per redditi fino a 60mila euro e non più fino a 50mila;
  • approvazione della nuova rottamazione quinquies per incentivare i contribuenti a saldare i propri debiti con il Fisco in maniera spontanea e agevolata.

L’impatto sulle famiglie, sulle imprese e sulla crescita: benefici potenziali e rischi per il futuro

L'andamento degli spread a livelli bassi ha un impatto decisamente positivo per tutti:
  • Per le famiglie: si profilano prospettive di minore pressione fiscale, anche attraverso possibili riduzioni dell’Irpef, sebbene sempre subordinate a una solida copertura finanziaria.
  • Per le imprese: il costo inferiore del debito statale contribuisce a mantenere i tassi sui prestiti contenuti rispetto alle fasi di turbolenza, sostenendo investimenti e occupazione.
  • Sulle politiche pubbliche: maggiori margini di manovra consentono di privilegiare misure in favore di crescita, innovazione o alleggerimento del carico fiscale.
Restano tuttavia alcuni rischi, tra i quali:
  • Il rischio di nuovi shock macroeconomici o politici capaci di invertire la tendenza al ribasso dello spread;
  • L’esigenza di non utilizzare risorse aggiuntive per coprire spese strutturali prive di copertura duratura;
  • L’importanza di mantenere la sostenibilità della crescita attraverso investimenti produttivi e un’oculata gestione della spesa pubblica.