Gli stipendi medi 2025 dei dipendenti pubblici: quanto guadagnano lavoratori di Comuni, Regioni e Province, con dati aggiornati e dettagli per categoria
Le retribuzioni dei dipendenti pubblici di Comuni, Regioni, Città metropolitane e Province rappresentano un tema di grande interesse per chi lavora o aspira a lavorare nel settore pubblico. Analizzare con precisione questi dati offre un quadro completo delle opportunità economiche in questo ambito e permette di comprendere le differenze retributive tra vari enti della pubblica amministrazione nel 2025.
Prima di esaminare nel dettaglio i livelli retributivi, è utile sottolineare che gli stipendi nel settore pubblico sono determinati da numerosi fattori, tra cui la qualifica professionale, l'anzianità di servizio, il tipo di ente e la località geografica. Inoltre, le recenti disposizioni normative hanno introdotto importanti cambiamenti che influenzano i compensi dei dipendenti pubblici.
I dati forniti dalla Corte dei Conti rivelano che il costo complessivo per il personale di Comuni, Regioni, Città metropolitane e Province ammonta a quasi 15 miliardi di euro annui. La parte più consistente di questa spesa è destinata ai Comuni, che impiegano il maggior numero di dipendenti, con oltre 10 miliardi di euro all'anno per gli stipendi.
Le regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria, Valle d'Aosta) assorbono complessivamente circa 3 miliardi di euro, mentre Province e Città metropolitane (come Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) richiedono quasi 1 miliardo di euro per le retribuzioni del loro personale.
Secondo l'analisi dettagliata della Corte dei Conti, lo stipendio medio di un dipendente regionale si attesta intorno ai 34.000 euro annui, mentre quello di un dipendente provinciale si aggira sui 28.000 euro. I dipendenti comunali percepiscono in media 27.000 euro all'anno.
Queste cifre rappresentano valori medi che possono variare significativamente in base alla qualifica professionale. La differenza retributiva tra i diversi livelli gerarchici è particolarmente marcata: per il personale dirigente, la spesa media annua raggiunge i 94.000 euro nelle Regioni e gli 84.000 euro nei Comuni. Ancora più elevata risulta la retribuzione media dei dirigenti delle Province, che arriva a 103.000 euro annui, nonostante il ridimensionamento delle funzioni di questi enti.
È importante sottolineare che questi dati si riferiscono alla spesa media sostenuta dagli enti e non corrispondono esattamente allo stipendio netto percepito dai lavoratori, che risulta inferiore a causa delle trattenute fiscali e previdenziali.
Un aspetto rilevante emerso dalle recenti analisi riguarda il divario retributivo tra i dipendenti degli enti locali e quelli delle amministrazioni centrali dello Stato. I dati dell'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) mostrano che nel 2025 lo stipendio medio reale di un dipendente locale non dirigente è inferiore di circa il 20% rispetto a quello dei colleghi delle amministrazioni centrali.
Questo divario è ancora più marcato se si confrontano gli stipendi degli enti locali con quelli delle agenzie fiscali, dove la differenza arriva a toccare il 30%. Tale situazione ha generato una crescente mobilità del personale, che tende a spostarsi dagli enti territoriali verso le amministrazioni centrali attratte da retribuzioni più elevate.
Per contrastare questo fenomeno, il Governo ha approvato nel 2025 un decreto sulla Pubblica Amministrazione che prevede la possibilità per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni di aumentare il salario accessorio dei dipendenti non dirigenti fino al 48% della spesa per gli stipendi dei dipendenti privati e statali dell'anno precedente. Questa misura potrebbe tradursi in un incremento medio di circa 300 euro lordi mensili per ciascun dipendente.
Nel 2025, il settore pubblico vedrà diversi incrementi retributivi che influenzeranno gli stipendi dei dipendenti statali di Comuni, Regioni e Province. La legge di bilancio ha previsto aumenti fino al 2% per adeguare le retribuzioni all'inflazione, con particolare attenzione al taglio del cuneo fiscale e alla revisione delle aliquote IRPEF.
Inoltre, il decreto PA ha introdotto la possibilità per gli enti locali con bilanci in ordine di incrementare il salario accessorio, con potenziali aumenti che potrebbero raggiungere i 300 euro mensili. Tuttavia, è importante sottolineare che questi aumenti non saranno automatici per tutti gli enti, poiché il decreto non prevede stanziamenti aggiuntivi da parte dello Stato e le risorse dovranno essere reperite all'interno dei bilanci degli enti stessi.
Secondo le stime elaborate dagli esperti del settore, questo provvedimento potrebbe comportare per i Comuni una spesa aggiuntiva di circa 1,5 miliardi di euro, mentre Province e Regioni dovrebbero stanziare circa 300 milioni ciascuna. Per i dipendenti non dirigenti dei Comuni, che sono circa 382.000, l'incremento medio annuo potrebbe essere di quasi 4.000 euro, pari a circa 300 euro per 13 mensilità.
Per comprendere meglio la posizione economica dei dipendenti pubblici di enti locali, è utile confrontare le loro retribuzioni con lo stipendio medio nazionale. Secondo i dati dell'Osservatorio JobPricing aggiornati al 2025, lo stipendio medio nel settore privato in Italia è di circa 30.838 euro lordi annui (equivalenti a circa 24.000 euro netti).
La pubblica amministrazione presenta invece uno stipendio medio di 34.153 euro lordi (circa 25.817 euro netti), con significative variazioni tra i diversi comparti. In particolare, le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) registrano una retribuzione media annua di 29.746 euro lordi (circa 23.527 euro netti), che corrisponde a uno stipendio mensile di circa 1.809 euro netti.
È importante sottolineare anche le differenze territoriali nelle retribuzioni. Nelle regioni del Nord Italia, in particolare in Lombardia e Trentino-Alto Adige, gli stipendi medi sono sensibilmente più alti rispetto a quelli del Sud e delle Isole. Secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre, tra le province con le retribuzioni più elevate figurano Milano (2.642 euro mensili), Monza-Brianza (2.218 euro) e Parma (2.144 euro), mentre all'estremo opposto troviamo Cosenza (1.140 euro), Nuoro (1.129 euro) e Vibo Valentia (1.030 euro).
Un elemento fondamentale che determina gli stipendi nel settore pubblico è il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL). Secondo i dati più recenti, alla fine di marzo 2025, i 40 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 52,7% dei dipendenti pubblici, circa 6,9 milioni di persone.
Nel primo trimestre del 2025, la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 ha segnato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,0% rispetto a marzo 2024. Tuttavia, per i lavoratori della pubblica amministrazione, l'aumento tendenziale è stato dell'1,7%, inferiore rispetto a quello registrato per i dipendenti dell'industria (4,9%) e dei servizi privati (4,3%).
È importante notare che per alcuni settori della pubblica amministrazione, come le regioni, le autonomie locali e il servizio sanitario nazionale, l'incremento è stato nullo. Questo dimostra come le dinamiche retributive nel settore pubblico siano influenzate da fattori specifici e possano divergere significativamente da quelle del settore privato.
Oltre allo stipendio base, i dipendenti di Comuni, Province e Regioni possono beneficiare di diverse indennità che integrano la retribuzione. Queste indennità variano in base al ruolo e alle mansioni svolte e sono stabilite dai contratti integrativi.
Tra le principali indennità troviamo:
Un'indennità particolarmente rilevante è quella relativa alle Posizioni Organizzative (P.O.), nominate dai dirigenti o, in loro assenza, dal Sindaco per un periodo massimo di 3 anni. L'indennità annua lorda per le P.O. varia da un minimo di 5.000 a un massimo di 16.000 euro. Possono essere nominati come P.O. i dipendenti di categoria D e, in via eccezionale e temporanea, anche quelli di categoria C.