Come incidono l'Irpef comunale e regionale sul calcolo dei stipendi dei lavoratori nelle diverse città e regioni di Italia
L'imposta sul reddito delle persone fisiche si compone, oltre che dell'aliquota nazionale, di prelievi aggiuntivi stabiliti dai singoli enti locali: le cosiddette addizionali Irpef regionali e comunali. L'impatto economico di queste imposte è notevole e può tradursi in differenze rilevanti nel valore netto degli stipendi in base al luogo di residenza.
L'addizionale comunale e regionale rappresenta un prelievo locale che si somma all'Irpef nazionale. Le aliquote sono fissate rispettivamente dagli enti territoriali, nei limiti imposti dalla normativa statale. L'addizionale regionale all'Irpef prevede un'aliquota base dell'1,23% ma può arrivare, per le Regioni più bisognose di risorse, fino al 3,33%. L'addizionale comunale varia generalmente dallo 0,2% allo 0,8% del reddito imponibile, con poche eccezioni (come Roma, dove può raggiungere lo 0,9%).
Il calendario delle trattenute segue uno schema preciso: da gennaio a novembre si trattengono il saldo dell'anno precedente per entrambe le addizionali; da marzo a novembre si aggiunge l'acconto dell'addizionale comunale per l'anno corrente, creando un effetto di trattenuta doppia che riduce sensibilmente il netto disponibile tra primavera e autunno.
Il calcolo delle addizionali locali avviene applicando le aliquote deliberate sull'imponibile Irpef, ossia il reddito complessivo assoggettato a tassazione, al netto di eventuali deduzioni e oneri deducibili. La base di calcolo è costituita dal reddito percepito nell'anno precedente, certificato dal datore di lavoro attraverso la Certificazione Unica. Nel dettaglio:
Secondo quanto emerso dal recente uno studio della Uil sul peso della fiscalità locale, analizzando quanto si paga di addizionali Irpef comunali ed effetti sugli stipendi, si osservano differenze notevoli tra nord e sud, grandi cittadini e centri minori.
L'importo che ogni lavoratore versa dipende, oltre che dal reddito, anche dalle politiche fiscali locali e dalla capacità degli enti di finanziare i servizi pubblici.
Città | Reddito 20.000 € | Reddito 40.000 € |
Roma | 606 € | 1.452 € |
Milano | 263 € | 916 € |
Napoli | 607 € | 1.428 € |
Torino | ~450 € | 1.206 € |
Bologna | <400 € | 1.122 € |
Firenze | ~320 € | <1.000 € |
Bari | ~500 € | ~1.000 € |
Vibo Valentia | 686 € | – |
Salerno | 627 € | 1.468 € |
Secondo le analisi della UIL, la pressione fiscale locale esercita un impatto particolare sui redditi medio-bassi e accentua le disomogeneità nella distribuzione del prelievo.
Il sindacato ha rilevato come i lavoratori residenti a Vibo Valentia, Salerno, Avellino e Napoli versino significativamente di più rispetto a colleghi di Milano o Bolzano con uguale imponibile. Queste disparità sono il risultato di una politica locale spesso finalizzata a compensare tagli statali ai finanziamenti, più che all'incremento della qualità dei servizi offerti.
La tendenza è quindi quella di una maggiore incidenza del prelievo in territori con minore capacità di entrata propria, dove il mancato aumento di trasferimenti statali si riflette direttamente nella tassazione locale.
A Roma, la tassazione locale raggiunge livelli elevati. Per chi ha un reddito annuo lordo di 30.000 euro:
Chi risiede a Milano si avvantaggia di aliquote inferiori, sia comunali (0,8%) sia regionali (1,23%). Per un reddito di 50.000 euro:
Bari, invece, pur restando nella fascia alta della graduatoria, si colloca su valori intermedi attorno ai 500 euro. Messina, infine, rispecchia livelli simili alle altre città meridionali, accentuando l'impatto delle addizionali sui redditi bassi.
Nel Nord Italia, la situazione è più eterogenea. Torino presenta una somma tra comunale e regionale che si avvicina ai 1.200 euro per i redditi alti. La municipalità di Bologna applica anch'essa aliquote vicine al tetto massimo, con effetti simili in busta paga.
Firenze si mantiene su una pressione minore per i redditi bassi (circa 320 euro), che sale in modo più contenuto rispetto ad altre grandi città. Venezia mostra un incidenza media che, unita all'Irpef regionale Veneto, comporta comunque una differenza sensibile sugli stipendi netti rispetto al Sud.