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Manovra finanziaria, piccola e nulla sia per le aziende che per lavoratori e pensionati

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Mancano tutte le importanti misure annunciate e tanto auspicate nella nuova Manovra 2026 sia per le aziende che per lavoratori e famiglie

L'approvazione della Manovra Finanziaria 2026 si colloca in uno scenario di crescita economica stagnante e margini di spesa alquanto stretti. Nonostante le attese di riforme ampie e incisive, la manovra si limita d'interventi modesti nei confronti di imprese, lavoratori e pensionati, rispecchiando una politica fiscale di pura tenuta dei conti. La maggior parte dei provvedimenti previsti mira alla conferma e al piccolo restyling delle disposizioni del precedente anno, senza significativi allargamenti o innovazioni strutturali a beneficio delle diverse categorie sociali. 

Interventi per le aziende: sgravi minimi e misure per l’innovazione

Nonostante i ripetuti richiami a supportare la competitività, le misure per le imprese si limitano a una proroga delle agevolazioni già attive in passato, con alcune marginali novità:

  • Credito d’imposta investimenti ZES/ZLS: viene confermato per il triennio 2026-2028 un credito d'imposta per le aziende che operano nelle Zone Economiche Speciali e nelle Zone Logistiche Semplificate. Tuttavia, la dotazione complessiva, circa 100 milioni l’anno, appare insufficiente per generare un impatto sistemico.
  • Nuova Sabatini e incentivi all’innovazione: si rifinanziano i contributi agli investimenti in beni strumentali e digitalizzazione, ma senza alcun salto di scala rispetto agli esercizi precedenti.
  • Sterilizzazione plastic e sugar tax: la proroga al 2026 della sospensione di tali prelievi minimizza solo parzialmente il carico fiscale su alcuni comparti industriali.
Non ci sarà l'Ires premiale così come nulla cambia per la flat tax per i professionisti. La vera partita rimane quella degli investimenti in innovazione, che continua a essere frenata dall’incertezza normativa e dai limiti di bilancio.

Le modifiche per lavoratori dipendenti, autonomi e famiglie

Le modifiche principali della Manovra 2026 per lavoratori dipendenti, autonomi e famiglie riguardano soprattutto l’intervento sull’IRPEF, presentato come una misura per la tutela del ceto medio e della capacità di spesa. In concreto, dalla dichiarazione dei redditi 2026, l’aliquota per il secondo scaglione (28.000-50.000 euro) viene ridotta dal 35% al 33%. Questa modifica rappresenta il nucleo delle misure della manovra 2026 per aziende lavoratori e pensionati dal lato dei redditi da lavoro, ma con effetti molto modesti:

  • A chi percepisce 30.000 euro, il risparmio è di circa 40 euro annui.
  • Per chi ha redditi di 40.000 euro, il beneficio arriva a 240 euro.
  • Il vantaggio massimo si ottiene per chi dichiara 50.000 euro, con uno sgravio di 440 euro annui.
I lavoratori autonomi rimangono esclusi da questo beneficio, in quanto già soggetti a flat tax, salvo possibili future estensioni ancora in discussione. L’ampliamento dei fringe benefit è confermato fino a 1.000 euro (2.000 in presenza di figli), mentre la detassazione delle tredicesime e degli straordinari resta un obiettivo politico più che una realtà concreta.

Le famiglie possono contare sulla conferma di alcune misure di sostegno, quali il bonus mamme (40 euro mensili per nuclei con almeno due figli minori), la ridefinizione dei parametri ISEE, con probabile esclusione della prima casa dal computo che sarebbe, però, limitata solo ad alcune persone e non valida per tutti, con il rischio di creare iniquità, e una proroga selettiva dei bonus edilizi.

Pensioni: tra rivalutazione, blocchi e nuove incertezze

Sul fronte previdenziale, le novità della manovra sono più di facciata che di sostanza. La rivalutazione annuale delle pensioni rimane confermata sulla base dell’inflazione, ma per la gran parte dei pensionati l’adeguamento sarà solo parziale: le perequazioni piene riguarderanno solo gli assegni di importo basso, mentre per i trattamenti più elevati si manterranno criteri penalizzanti già in vigore nei precedenti esercizi. Di fatto, la rivalutazione produrrà incrementi di pochi euro mensili per la maggioranza.

Anche per il 2026, infatti, le percentuali rivalutative saranno di:

Fascia di reddito Percentuale di rivalutazione
Fino a 4 volte il trattamento minimo 100%
Tra 4 e 5 volte il trattamento minimo 90%
Oltre 5 volte il trattamento minimo 75%

La percentuale del 100%, cioè la piena rivalutazione, riguarda, dunque, esclusivamente gli assegni fino alla soglia di quattro volte il minimo.

Resta, invece, ancora in sospeso  il tema dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile alle aspettative di vita. L’ipotesi più accreditata è il blocco dell’incremento (tre mesi) almeno per chi nel 2027 abbia già compiuto 64 anni, oppure una diluizione dello scatto in più annualità (1 mese nel 2027, 2 mesi nel 2028).

Per il trattamento di fine rapporto (TFR) si studia la possibilità di utilizzarlo per raggiungere la soglia contributiva necessaria alla pensione anticipata, una soluzione pensata soprattutto per chi ha carriere discontinue ma fortemente osteggiata dalle parti sociali, mentre dovrebbero essere confermate ancora per il 2026 le forme di uscita anticipata con Quota 103, Opzione donna e Ape sociale. 

 

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