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Stipendi Novembre, chi deve pagare anticipo tasse per il 2026 e di quanto puņ essere importo. Calcolo ed esempi

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Anche i lavoratori dipendenti pagano il secondo acconto delle tasse ma possono evitarlo, chiedendo al datore di lavoro di non addebitare l'importo. I casi in cui č possibile farlo

Novembre rappresenta per molti lavoratori dipendenti un momento chiave, poiché coincide con una serie di cambiamenti nei cedolini dovuti sia ad aggiornamenti fiscali sia a dinamiche legate all’anticipo delle imposte per l’anno successivo.

Nel 2026, la particolare attenzione verso le trattenute in busta paga assume ancor più rilievo, alla luce delle nuove normative introdotte dal governo che incidono direttamente sulla determinazione degli importi netti percepiti. Per comprendere a fondo il tema dell’anticipo delle tasse, è fondamentale conoscere i meccanismi di calcolo coinvolti, le categorie interessate e le possibili esclusioni. 

Chi deve pagare l’anticipo tasse 2026: categorie di lavoratori interessati e criteri di esclusione

Il versamento anticipato delle imposte, noto come acconto Irpef, riguarda principalmente quei dipendenti che, in sede di dichiarazione dei redditi precedente, hanno registrato un saldo a debito. Questa situazione può verificarsi, ad esempio, quando nel corso dell’anno emergono redditi aggiuntivi non soggetti a ritenuta alla fonte oppure quando si sommano compensi accessori, redditi occasionali o periodi di doppia contribuzione. Devono quindi rispettare l'adempimento di pagamento: 

  • I dipendenti con redditi cumulativi superiori rispetto al lavoro principale
  • Coloro che percepiscono anche redditi da affitto o da lavoro autonomo
  • Chi, tramite la dichiarazione modello 730, presenta un debito residuo non compensato dalle trattenute in busta paga.
Ne sono invece esclusi i lavoratori che non hanno percepito redditi ulteriori oltre allo stipendio o la pensione. In particolare, la novità normativa per il 2026 conferma che il personale dipendente privo di altri redditi non è più soggetto automaticamente al pagamento dell’anticipo Irpef nella mensilità di novembre, garantendo liquidità aggiuntiva e maggiore certezza nella determinazione degli importi netti.

Restano, tuttavia, alcune situazioni particolari in cui l’acconto può essere dovuto, come in presenza di redditi da locazioni brevi, investimenti finanziari o casi di passaggi da regime agevolato a ordinario. Le pubbliche amministrazioni e i datori di lavoro sono tenuti a segnalare specificamente ai lavoratori interessati l’eventuale obbligo di versamento, tramite dettagliata esposizione nella sezione trattenute del cedolino.

Il calcolo dell’acconto Irpef: importi, aliquote e nuove normative

Il pagamento dell'acconto Irpef si basa generalmente sul cosiddetto metodo storico, utilizzando come riferimento l’Irpef netta calcolata l’anno precedente. In base alla normativa vigente, il versamento dell’acconto si effettua in due rate: la prima a giugno e la seconda, spesso più rilevante, a novembre. Nel caso in cui l’imposta dovuta sia inferiore a 51,65 euro, non è previsto alcun acconto.

  • Prima rata: il 40% dell’acconto complessivo
  • Seconda rata: il residuo 60%, trattenuto direttamente nella busta paga di novembre
Dalla riforma fiscale, confermata per il biennio 2025-2026, le aliquote dello scaglione Irpef per il calcolo degli acconti sono diventate tre:
Scaglione Aliquota
Fino a 28.000 euro 23%
28.001 - 50.000 euro 35%
Oltre 50.000 euro 43%

Per il calcolo, la base imponibile coincide con quella dichiarata nell’anno precedente, al netto di deduzioni e detrazioni. La nuova normativa ha eliminato il rischio di versare acconti gonfiati, che si era manifestato per effetto della sovrapposizione tra vecchie e nuove aliquote negli anni precedenti.

Un’ulteriore innovazione riguarda la possibilità di usufruire del metodo previsionale, consentendo di ricalcolare l’acconto in funzione di una stima realistica dei redditi attesi per l’anno in corso, senza rischio di sanzioni purché l’importo versato sia almeno pari all’imposta effettivamente dovuta.

Simulazioni ed esempi pratici di acconto sulle buste paga di novembre

Analizzando casi concreti, appare evidente come l’applicazione delle nuove regole incida direttamente sugli importi trattenuti:

  • Esempio 1: dipendente con reddito lordo annuo di 30.000 euro e un’imposta netta dovuta di circa 5.200 euro. Senza altri redditi, non si applica alcun anticipo Irpef e la busta paga di novembre risulta più alta rispetto agli anni precedenti.
  • Esempio 2: lavoratore con redditi accessori, che determina un saldo debito di 1.200 euro. L’acconto Irpef sarà pari al 100% di tale importo, suddiviso tra la rata di giugno (480 euro, 40%) e quella di novembre (720 euro, 60%).
  • Esempio 3: caso di conguagli negativi nel modello 730. Se il dipendente presenta un debito residuo da dichiarazione, gli importi saranno trattenuti in un’unica soluzione, influenzando sensibilmente il netto percepito.
Il vantaggio legato all’azzeramento dell’acconto per chi non ha altre fonti di reddito comporta un netto mensile superiore nelle ultime mensilità dell’anno, favorendo la pianificazione finanziaria personale. Editi specifici possono essere evidenziati nella sezione trattenute del cedolino NoiPA o delle piattaforme stipendiali aziendali.

Novità 2026: possibilità di rimandare il pagamento dell’acconto per dipendenti e impatto sugli stipendi

Per effetto dei recenti interventi normativi, i dipendenti senza redditi ulteriori possono non effettuare il versamento anticipato Irpef per il 2026. La misura vale sia per lavoratori pubblici sia privati che risultano privi di altre entrate imponibili oltre allo stipendio principale e nei seguenti casi:

  • Trasparenza nella busta paga: assenza di nuove trattenute nella mensilità di novembre per l’anticipo Irpef
  • Più liquidità nel periodo pre-natalizio per chi non ha obblighi di acconto
  • Per i pochi casi residui (redditi misti o situazioni particolari), resta la facoltà di avvalersi del criterio previsionale
I dipendenti possono anche evitare il pagamento del secondo acconto delle tasse chiedendo al datore di lavoro di non addebitare l'importo. 

In particolare, i casi in cui è possibile non pagare il secondo acconto sono due:

  • se si è cambiato lavoro nel 2024 ma non nel 2025;
  • se si è andati in pensione nel 2025.