Anche i lavoratori dipendenti pagano il secondo acconto delle tasse ma possono evitarlo, chiedendo al datore di lavoro di non addebitare l'importo. I casi in cui č possibile farlo
Novembre rappresenta per molti lavoratori dipendenti un momento chiave, poiché coincide con una serie di cambiamenti nei cedolini dovuti sia ad aggiornamenti fiscali sia a dinamiche legate all’anticipo delle imposte per l’anno successivo.
Nel 2026, la particolare attenzione verso le trattenute in busta paga assume ancor più rilievo, alla luce delle nuove normative introdotte dal governo che incidono direttamente sulla determinazione degli importi netti percepiti. Per comprendere a fondo il tema dell’anticipo delle tasse, è fondamentale conoscere i meccanismi di calcolo coinvolti, le categorie interessate e le possibili esclusioni.
Il versamento anticipato delle imposte, noto come acconto Irpef, riguarda principalmente quei dipendenti che, in sede di dichiarazione dei redditi precedente, hanno registrato un saldo a debito. Questa situazione può verificarsi, ad esempio, quando nel corso dell’anno emergono redditi aggiuntivi non soggetti a ritenuta alla fonte oppure quando si sommano compensi accessori, redditi occasionali o periodi di doppia contribuzione. Devono quindi rispettare l'adempimento di pagamento:
Restano, tuttavia, alcune situazioni particolari in cui l’acconto può essere dovuto, come in presenza di redditi da locazioni brevi, investimenti finanziari o casi di passaggi da regime agevolato a ordinario. Le pubbliche amministrazioni e i datori di lavoro sono tenuti a segnalare specificamente ai lavoratori interessati l’eventuale obbligo di versamento, tramite dettagliata esposizione nella sezione trattenute del cedolino.
Il pagamento dell'acconto Irpef si basa generalmente sul cosiddetto metodo storico, utilizzando come riferimento l’Irpef netta calcolata l’anno precedente. In base alla normativa vigente, il versamento dell’acconto si effettua in due rate: la prima a giugno e la seconda, spesso più rilevante, a novembre. Nel caso in cui l’imposta dovuta sia inferiore a 51,65 euro, non è previsto alcun acconto.
| Scaglione | Aliquota |
| Fino a 28.000 euro | 23% |
| 28.001 - 50.000 euro | 35% |
| Oltre 50.000 euro | 43% |
Per il calcolo, la base imponibile coincide con quella dichiarata nell’anno precedente, al netto di deduzioni e detrazioni. La nuova normativa ha eliminato il rischio di versare acconti gonfiati, che si era manifestato per effetto della sovrapposizione tra vecchie e nuove aliquote negli anni precedenti.
Un’ulteriore innovazione riguarda la possibilità di usufruire del metodo previsionale, consentendo di ricalcolare l’acconto in funzione di una stima realistica dei redditi attesi per l’anno in corso, senza rischio di sanzioni purché l’importo versato sia almeno pari all’imposta effettivamente dovuta.
Analizzando casi concreti, appare evidente come l’applicazione delle nuove regole incida direttamente sugli importi trattenuti:
Per effetto dei recenti interventi normativi, i dipendenti senza redditi ulteriori possono non effettuare il versamento anticipato Irpef per il 2026. La misura vale sia per lavoratori pubblici sia privati che risultano privi di altre entrate imponibili oltre allo stipendio principale e nei seguenti casi:
In particolare, i casi in cui è possibile non pagare il secondo acconto sono due: