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Superbonus 110%: chi lo deve restituire perchè non gli spettava e e chi può richiedere i danni. Come fare

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Il Superbonus 110% solleva dubbi su chi debba restituirlo in caso di irregolarità, le responsabilità legali, le conseguenze di lavori incompleti, il diritto al risarcimento e i principali orientamenti giurisprudenziali.

L’incentivo fiscale noto come Superbonus 110% ha rappresentato un'opportunità senza precedenti nel settore dell’edilizia, suscitando sia entusiasmo che preoccupazione. L’ampiezza dei soggetti coinvolti—proprietari, imprese, amministratori e professionisti tecnici—ha posto questioni delicate di responsabilità e tutela degli interessi economici. In particolare, l’elevato valore dei contributi pubblici in gioco e la complessità del quadro normativo hanno acuito il rischio di controversie, soprattutto in presenza di lavori mai iniziati, incompleti o eseguiti in difformità rispetto agli accordi contrattuali. La tematica si articola, quindi, attorno a nodi centrali come la necessità di dimostrare la corretta esecuzione degli interventi, l’eventuale obbligo di restituzione delle somme percepite e il diritto ad agire per ottenere il risarcimento quando il beneficio fiscale sfuma ingiustamente. 

Restituzione del Superbonus 110%: quando è obbligatoria e chi rischia

La restituzione delle somme ottenute tramite la maxi-agevolazione è un tema regolato dall’art. 121, commi 5 e 6, del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). L’obbligo nasce ogniqualvolta venga accertata la mancanza anche di uno solo dei requisiti necessari per usufruire della detrazione. In questo scenario, il beneficiario si trova costretto a restituire il credito d’imposta, maggiorato di interessi e sanzioni, secondo le procedure dell’Agenzia delle Entrate.
Le situazioni tipiche che portano a perdere il diritto includono:

  • Lavori mai iniziati oppure eseguiti in modo difforme da quanto stabilito;
  • Mancato rispetto delle scadenze temporali per il completamento di specifiche fasi progettuali, come la realizzazione del 30% dei lavori entro date prefissate;
  • Documentazione carente o non conforme, in particolare riguardo a stati di avanzamento dei lavori e asseverazioni;
  • False dichiarazioni o condotte fraudolente, come l’emissione di fatture gonfiate o perinterventi mai effettivamente realizzati.
La responsabilità della restituzione può coinvolgere il committente, il general contractor e, secondo le ultime direttive del D.L. 157/2021 (Decreto Antifrodi), anche gli acquirenti dei crediti ceduti. La vigilanza è dunque estesa, con controlli che puntano a troncare catene di abusi e a responsabilizzare ogni anello coinvolto nella filiera. In caso di frodi accertate, oltre alla perdita dell'agevolazione si configura il rischio di procedimenti penali, per l’illecita percezione di contributi pubblici come stabilito dall’art. 316-ter del Codice Penale. L'estensione dei controlli incrementa significativamente il potenziale di ripercussioni economiche e legali per tutti gli attori interessati.

Le conseguenze giuridiche dei lavori non eseguiti o incompleti e la frode sul Superbonus

Un tema centrale riguarda le responsabilità connesse a lavori mai effettuati, incompleti o realizzati con difformità rispetto al progetto. Qualora un'impresa abbandoni il cantiere o non completi i lavori nei termini fissati, il committente rischia sia la perdita della detrazione sia l'onere di restituire somme già incassate. La giurisprudenza ha confermato che se i lavori non vengono nemmeno iniziati per fatto imputabile all'appaltatore, quest'ultimo è tenuto a risarcire il cliente nella misura del risparmio fiscale sfumato. Se invece l'appaltatore interrompe o ritarda l'opera, il danno risarcibile va parametrato sulla differenza fra il massimo incentivo fiscale e quello ancora accessibile tramite altre agevolazioni. Determinante, tuttavia, è la prova del nesso causale fra inadempienza e perdita effettiva del beneficio, aspetto che rappresenta un punto focale delle controversie.
Nei casi di frode accertata, come quelli con fatture gonfiate, crediti d'imposta ottenuti illecitamente o situazioni in cui il beneficio è stato fruito senza opere effettive, si procede al sequestro preventivo dei beni e all'attivazione di procedimenti penali, con implicazioni gravose anche a livello patrimoniale.

Il diritto al risarcimento nei casi di perdita del Superbonus: chi può chiederlo e in quali situazioni

La questione del risarcimento per mancato accesso all’incentivo ha dato vita a numerosi contenziosi. I soggetti che possono richiedere un ristoro sono, in primis, i committenti che provano di aver perso l'opportunità per cause imputabili a terzi (impresa, progettista, amministratore condominiale). L’azione è contemplata laddove sia dimostrato che la perdita del vantaggio dipenda da inadempienza, ritardo o negligenza di chi avrebbe dovuto realizzare l’intervento o la documentazione necessaria. 
In ambito condominiale, il diritto al risarcimento non spetta all’intero condominio, ma ai singoli condòmini direttamente danneggiati, in relazione al valore delle rispettive unità immobiliari. Affinché la pretesa sia accolta, è necessario documentare:

  • L’inadempimento puntuale della controparte (impresa, general contractor o tecnico);
  • L’impossibilità di accedere ad altre agevolazioni fiscali, oppure l’ottenimento di vantaggi minori;
  • Il nesso causale diretto che collega la condotta dell’inadempiente al danno subito;
  • La quantificazione concreta della “perdita di chance”, secondo i parametri tracciati dalla recente giurisprudenza.
In assenza di prova rigorosa, la sola scadenza della misura agevolativa non integra, di per sé, un danno liquidabile. La valutazione giudiziaria si indirizza, dunque, verso un esame fattuale e documentale stringente che coinvolge sia le circostanze concrete sia gli elementi oggettivi di pregiudizio.

Le sentenze principali: casi concreti e orientamenti giurisprudenziali su restituzioni e danni

Una rassegna della giurisprudenza degli ultimi anni offre spunti rilevanti per comprendere i criteri applicati nei contenziosi legati al Superbonus 110%:

  • La Corte di Cassazione (sentenza n. 8390/2025) ha confermato il sequestro dei beni nei confronti di soggetti che avevano percepito indebitamente crediti d’imposta mediante fatturazioni fittizie. Il principio stabilito è che il beneficio rappresenta una erogazione pubblica soggetta a stretta rendicontazione e che la responsabilità si estende ai destinatari finali dei fondi agevolati.
  • Il Tribunale di Torino, nella sentenza 2908/2024, ha condannato l’impresa appaltatrice a risarcire il committente per il mancato completamento dei lavori nei termini, parametrando l'indennizzo alla differenza tra la detrazione persa e quella ancora eventualmente conseguibile attraverso altri strumenti di legge (come Ecobonus o Bonus ristrutturazione).
  • Sentenze come quella del Tribunale di Monza (21/2025) hanno stabilito che, in caso di inerzia dell’amministratore condominiale, il danno risarcibile riguarda solo le persone fisiche i cui diritti individuali sono stati lesi, senza che il condominio ne tragga automaticamente legittimazione attiva collettiva.
  • Il Tribunale di Padova (2266/2023 e 1245/2023) ha escluso il riconoscimento economico per la perdita del beneficio, in assenza di prove puntuali circa il danno patrimoniale effettivo e il collegamento causale diretto.
Altri provvedimenti, come quelli di Frosinone e Pordenone, rafforzano l’orientamento che pone l’accento sulla dimostrazione rigorosa dell’impossibilità oggettiva di accedere a ulteriori incentivi e sulla necessità di documentare puntualmente la differenza economica effettiva subita dal danneggiato.

Onere della prova, nesso causale e perdita di chance: come si quantifica il danno?

La determinazione della somma dovuta a titolo di risarcimento nei casi di perdita dell’agevolazione si fonda su criteri interpretativi rigorosi. L’onere della prova ricade in primo luogo su chi agisce in giudizio per ottenere il danno: deve essere dimostrato il grave inadempimento della controparte, il rispetto da parte propria di tutti i requisiti soggettivi e oggettivi per beneficiare dell’incentivo fiscale (norma art. 2697 c.c.), nonché la definitiva impossibilità di eseguire i lavori tramite altri canali alternativi o di ottenere agevolazioni diverse. 
L'ammontare liquidabile—secondo i più recenti orientamenti dei Tribunali—è parametrato alla differenza tra il valore della detrazione massima inizialmente spettante e quello di quella minore eventualmente ancora accessibile. Spesso si fa riferimento al concetto di "perdita di chance", che va provata sia sotto il profilo dell’effettiva possibilità di accedere al beneficio, sia come danno effettivo e patrimoniale, non meramente ipotetico.
Importanti pronunce (Tribunale di Torino, Tribunale di Frosinone, Tribunale di Pordenone) sottolineano che la liquidazione equitativa è ammessa solo a fronte di oggettiva difficoltà di quantificazione e mai come scelta discrezionale del giudice.
In sintesi, per ottenere il risarcimento occorre rispettare una precisa sequenza probatoria:

  • Prova della sussistenza del diritto e dei termini pattuiti;
  • Documentazione del mancato adempimento della controparte;
  • Dimostrazione del nesso di causalità tra il comportamento dell’inadempiente e la perdita effettiva dell’opportunità fiscale;
  • Quantificazione dettagliata della differenza economica subita al netto di eventuali agevolazioni residue, senza ricorrere ad automatismi.
Questo approccio, conferma la centralità della dimostrazione documentale e della chiarezza dei rapporti contrattuali, in un quadro sempre più orientato all’attenzione concreta sui fatti piuttosto che su mere ipotesi teoriche di danno.


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