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Tassa patrimoniale 2025-2026 rilanciata da Landini e sindacati: chi la dovrebbe pagare, di quale importo e cosa servirebbero soldi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tassa patrimoniale 2025 2026 sindacati

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha proposta una tassa patrimoniale dell'1,3% per chi possiede più di due milioni di euro: si potrebbero recuperare circa 26 miliardi di euro

Negli ultimi mesi, il dibattito pubblico italiano ha visto emergere con forza l’ipotesi di introdurre un prelievo sulle grandi ricchezze. A rilanciare la proposta è stato Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, che ha illustrato una proposta concreta per una nuova patrimoniale, focalizzandosi sui cosiddetti super-ricchi. La misura, nelle intenzioni del sindacato, rappresenta un "contributo di solidarietà" volto a ridurre le disuguaglianze economiche in Italia e a rafforzare il finanziamento dei servizi pubblici essenziali. 

L’argomento della patrimoniale nasce da un’analisi approfondita delle crescenti disparità presenti nella società italiana. Negli ultimi anni, i dati ISTAT e i rapporti di enti indipendenti fotografano un divario in aumento tra chi detiene grandi ricchezze e il resto della popolazione; le prime 500.000 persone più facoltose detengono una quota proporzionalmente molto superiore della ricchezza nazionale. In parallelo, l’attuale sistema fiscale grava in modo particolarmente pesante sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Ne è prova il cosiddetto "fiscal drag": nel solo 2024, lavoratori e pensionati hanno versato diversi miliardi di euro in più a causa della progressività delle aliquote e dell’assenza di adeguati meccanismi di compensazione.

Chi dovrebbe pagare la patrimoniale: soglie, platea e criteri della proposta CGIL

Secondo l proposta illustrata dalla CGIL, la tassa sarebbe dell'1,3% e riguarderebbe solo i patrimoni superiori ai due milioni di euro, escludendo dunque la quasi totalità della popolazione italiana da qualsiasi impatto diretto. In sintesi:

  • Platea dei destinatari: Circa 500.000 contribuenti individuati tramite la dichiarazione dei patrimoni complessivi mobiliari e immobiliari. Questa cifra rappresenta meno dell’1% degli italiani.
  • Soglia minima: La tassazione scatterebbe sopra la soglia dei due milioni di euro di ricchezza netta, comprendendo sia immobili che strumenti finanziari, con criteri omogenei e deduzioni per le abitazioni principali e i beni produttivi.
  • Criteri di calcolo: La valutazione del patrimonio personale si baserebbe sulle normative già in vigore per l’imposta di successione, integrate da controlli e aggiornamenti patrimoniali annuali.
  • Esclusioni: Sono previsti meccanismi per evitare la doppia imposizione e per tutelare il tessuto delle piccole imprese familiari e delle attività produttive che generano occupazione.

Quanto si pagherebbe: aliquote e calcolo della nuova tassazione sui super-ricchi

La nuova aliquota unica si calcolerebbe all’1,3% sul valore del patrimonio netto eccedente la soglia dei due milioni di euro. Il calcolo verrebbe effettuato annualmente, integrando le informazioni possedute dall’Agenzia delle Entrate e dall’Anagrafe Tributaria e colpirebbe non il reddito guadagnato ma i patrimoni posseduti.
Patrimonio netto Aliquota proposta Imposta annuale stimata
2-5 milioni di euro 1,3% da 26.000 a 65.000 €
5-10 milioni di euro 1,3% da 65.000 a 130.000 €
Oltre 10 milioni di euro 1,3% oltre 130.000 €

L’imponibile escluderebbe la prima casa di abitazione e, su istanza documentata, i beni strumentali necessari a società che generano occupazione stabile. 

Il gettito atteso e la destinazione delle risorse: sanità, istruzione, welfare e sviluppo sociale

Una delle ragioni che hanno spinto la CGIL a sostenere questa misura è rappresentata dal consistente gettito stimato. L’applicazione dell’aliquota dell’1,3% sui patrimoni superiori ai due milioni di euro, secondo le simulazioni sindacali, genererebbe entrate aggiuntive pari a 26 miliardi di euro l’anno e le risorse recuperare servirebbero per finanziare e investire su:

  • Sanità: Parte significativa delle risorse verrebbe destinata al potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, colmando parte dei tagli accumulatisi negli ultimi anni e consentendo nuove assunzioni di personale, il rinnovo delle infrastrutture e un miglior accesso alle cure.
  • Istruzione: Finanziamenti mirati a scuole e università per ammodernamento delle strutture, riduzione del numero di studenti per classe e incremento della qualità formativa.
  • Welfare: Sostegno all’assistenza alla non autosufficienza, politiche abitative, servizi per l’infanzia e contrasto alla povertà.
  • Sviluppo sociale: Risorse per trasporto pubblico locale, riqualificazione urbana, programmi per la coesione territoriale e progetti di inclusione sociale rivolti alle fasce più deboli.
Landini ha spiegato come la patrimoniale costituirebbe uno strumento di perequazione fiscale in grado di finanziare investimenti pubblici e politiche di crescita strutturali. 

Prospettive sulla realizzazione e impatto di una tassa patrimoniale in Italia

L’ipotesi di introdurre una patrimoniale specifica per i detentori di grandi ricchezze apre una riflessione ampia sulle prospettive e sull’impatto potenziale di una simile riforma. Da un lato, la misura si inserisce in un filone internazionale che vede sempre più Paesi discutere di tassazione straordinaria per affrontare emergenze sociali e ridurre le disuguaglianze. Dall’altro, permangono molti interrogativi sulla realizzabilità tecnica e politica.

Tra le principali incognite vi sono la capacità dello Stato di censire con precisione i patrimoni, la necessità di coordinamento con eventuali analoghe imposte a livello UE e il rischio di spostamenti di capitali verso giurisdizioni più vantaggiose. 

La discussione rimane aperta, ma il fatto che il sindacato abbia portato una proposta dettagliata sul tavolo della manovra apre una nuova fase nel confronto sulle politiche redistributive e sull’equità fiscale in Italia.