Il governo Meloni sta valutando un riallineamento delle accise tra benzina e diesel per uniformare la tassazione sui carburanti.
Le accise sui carburanti sono una componente per il bilancio dello Stato e una fonte di accesi dibattiti politici. Il governo Meloni ha avviato trattative per un riallineamento delle accise tra benzina e diesel, con l’obiettivo di uniformarne la tassazione entro il 2030, in linea con quanto stabilito dal Pnrr. Questa misura punta a ridurre le disparità fiscali e a garantire un gettito più stabile per finanziare interventi essenziali, come il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale.
Le proposte sul tavolo prevondo un aumento progressivo delle accise sul diesel con un aumento iniziale di 1 centesimo al litro a partire dal 2025, accompagnato da una lieve riduzione su quelle della benzina. Questi cambiamenti genererebbero circa 200 milioni di euro all’anno, risorse che il governo considera fondamentali per sostenere alcuni settori chiave dell’economia. Il provvedimento ha sollevato critiche, in particolare per l’impatto che potrebbe avere sui consumatori e sulle imprese. Facciamo il punto:
L'aumento dei prezzi senza un’apparente giustificazione concreta ha suscitato polemiche. Le associazioni dei consumatori denunciano un possibile comportamento speculativo, con rincari che gravano pesantemente sul bilancio delle famiglie italiane. Per molti automobilisti, il superamento della soglia di 1,80 euro al litro per la benzina e l’aumento analogo per il diesel rappresentano un ulteriore colpo al potere d'acquisto, già messo a dura prova dall’inflazione.
L’ipotesi di aumento delle accise ha scatenato critiche da parte delle opposizioni, che accusano il governo Meloni di tradire le proprie promesse elettorali. In passato, esponenti di primo piano dell’attuale maggioranza avevano definito le accise come un “fardello inaccettabile” e ne avevano promesso l’abolizione. Le esigenze di bilancio e la necessità di reperire nuove risorse stanno portando l’esecutivo a rivedere le proprie posizioni.
Le dichiarazioni del governo, secondo cui l’aumento delle accise sul diesel sarebbe necessario per finanziare misure strategiche, non hanno convinto tutti. Molti osservatori sottolineano che l’Italia resta uno dei Paesi europei con la tassazione sui carburanti più elevata, e temono che altri rincari possano penalizzare l’intera economia. Le imprese, soprattutto quelle del settore trasporti, rischiano di affrontare costi ancora più alti, con ripercussioni dirette sui prezzi dei beni e dei servizi.
L’aumento dei prezzi dei carburanti incide sulla vita quotidiana degli italiani. I costi più elevati alla pompa si traducono in un aumento delle spese per gli spostamenti privati e per il trasporto delle merci, con un effetto domino su tutti i settori economici.
Mentre il governo cerca di bilanciare la necessità di maggiori entrate con l’obiettivo di non gravare troppo sui consumatori, rimane aperta la questione di come affrontare in modo sostenibile la transizione energetica senza compromettere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese.