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Ue, nuova indagine su Google e la sua IA che usa contenuti online editori e creators senza permesso

di Marcello Tansini pubblicato il
Indagine Ue su uso dei contenuti dell'IA

L'Unione Europea apre un'indagine su Google per l'uso dell'intelligenza artificiale che sfrutta contenuti online di editori e creator senza consenso, suscitando preoccupazioni sulla concorrenza, sui diritti e sulla posizione dominante del colosso tecnologico.

Un nuovo fronte si apre nel delicato equilibrio tra tecnologia, informazione e diritti digitali con l’avvio di un’indagine formale da parte della Commissione europea sull’utilizzo di contenuti online per alimentare le soluzioni di intelligenza artificiale. Il comportamento di una delle principali aziende mondiali nel settore digitale viene così messo sotto la lente: si tratta di una verifica approfondita su pratiche che, secondo gli organi UE, potrebbero compromettere gli equilibri della concorrenza e mettere in discussione modelli di business dei creatori di contenuti e degli editori, elemento essenziale per il pluralismo informativo europeo.

Il contesto dell'indagine UE su Google e l'Intelligenza Artificiale

L’indagine prende le mosse da dinamiche che hanno visto l’integrazione accelerata dell’intelligenza artificiale generativa nei servizi digitali ad ampia diffusione. Alcuni degli strumenti in questione elaborano e presentano risposte agli utenti sulla base di dati prelevati da fonti pubblicate da media online e creator. Il punto centrale è se tali dati siano stati utilizzati senza compensazione adeguata per chi li ha prodotti e, soprattutto, senza dare ai titolari dei diritti pieno potere di rifiuto.

Nel dettaglio, i regolatori europei esaminano se siano stati imposti a editori e autori termini contrari al principio dell’equità contrattuale, nonché se siano state rafforzate le barriere per la concorrenza nell’ambito dello sviluppo di modelli IA generativi.

  • AI Overviews e AI Mode: due servizi che rappresentano importanti innovazioni nei risultati di ricerca, ma alimentati da contenuti esterni.
  • L’uso di video e materiali creativi caricati su piattaforme come YouTube per il training di algoritmi IA viene esaminato in relazione a regole di compenso e consenso.
La rilevanza della questione ha radici sia nella vastità dei dati coinvolti sia nell’impatto sul tessuto economico e professionale europeo che ruota attorno a informazione e creatività.

Utilizzo dei contenuti di editori e creator da parte di Google: pratiche contestate

Secondo le analisi in corso, le pratiche contestate concernono l’adozione di termini contrattuali che obbligherebbero chi pubblica online a concedere il diritto di utilizzo dei propri contenuti a chi fornisce i servizi di IA, pena la perdita di accesso a importanti canali distributivi. Per gli operatori, il traffico proveniente dal principale motore di ricerca costituisce una componente strategica di visibilità e dunque di sostenibilità economica.

Viene inoltre indagata la mancanza di trasparenza e di strumenti di opposizione effettivi: agli editori online e ai creator potrebbe non essere mai stata offerta una reale alternativa tra entrare nell’ecosistema digitale e rinunciare al controllo sui propri dati. Diverse fonti sottolineano come chi carica contenuti sulle piattaforme video, ad esempio, debba automaticamente autorizzare la loro utilizzazione anche per il training di modelli IA generativi, senza la possibilità di opt-out e senza riceverne compensi diretti.

Questa situazione non solo solleva interrogativi dal punto di vista della ripartizione del valore creato nei nuovi modelli digitali, ma pone anche questioni di equità concorrenziale: se un singolo player dispone in maniera esclusiva di enormi archivi multimediali per addestrare i propri algoritmi, la dinamica competitiva rischia di essere alterata a monte.

In sintesi, quanto emerge:

  • Utilizzo di contenuti editoriali e creativi per sistemi generativi automatizzati
  • Assenza di remunerazione adeguata per chi produce il materiale originario
  • Assenza o limitazione degli strumenti per negare l’uso dei contenuti
  • Potenziale dipendenza economica degli editori dai flussi di traffico digitali gestiti dai maggiori operatori

Le possibili violazioni della concorrenza e le preoccupazioni dell'Unione Europea

L’elemento dirimente dell’inchiesta è costituito dall’eventuale abuso di posizione dominante, vietato dall’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Secondo la Commissione, le pratiche sospettate potrebbero causare :
  • Una distorsione strutturale del mercato dei servizi digitali, ostacolando la crescita di nuovi operatori e modelli rivali
  • Un indebolimento della capacità di negoziazione di editori, giornalisti e creatori
  • Svantaggi per l’informazione indipendente, alla base delle democrazie europee
I regolatori evidenziano che l’integrazione di servizi IA generativa nei risultati delle ricerche produce un doppio effetto: da una parte la riduzione del traffico verso i siti degli editori (fenomeno delle cosiddette "zero-click searches"), dall’altra l’appropriazione non compensata del valore prodotto da chi realizza i contenuti originali.

Il rischio – secondo Bruxelles – è la trasformazione del mercato digitale in un contesto sempre più sbilanciato a favore di chi gestisce dati e infrastrutture. In questo quadro viene giudicato essenziale stabilire chi ha diritto di accedere alla “materia prima” che alimenta i sistemi generativi e a quali condizioni ciò possa avvenire, tutelando sia la concorrenza sia i titolari dei diritti.

Impatto sulle piattaforme editoriali e i creatori di contenuti

Le piattaforme editoriali e gli autori digitali sono direttamente condizionati dalla possibilità che i loro materiali vengano assimilati dalle tecnologie IA senza vantaggi economici o controllo sulle modalità d’uso. Molti editori sottolineano effetti su:

  • Monetizzazione: diminuzione dei ricavi pubblicitari per la perdita di accessi ai siti.
  • Visibilità: riduzione della presenza diretta sui risultati di ricerca, con marginalizzazione degli operatori locali e di nicchia.
  • Sostenibilità: indebolimento della capacità di produrre informazione indipendente di qualità, con impatto sulla libertà di stampa e sulla diversità digitale.
Inoltre, chi crea contenuti video si trova davanti a scelte obbligate: caricare su determinate piattaforme significa accettare la cessione dei propri diritti, senza un sistema di compenso specifico e senza la possibilità per gli sviluppatori concorrenti di beneficiare delle stesse risorse, accentuando la concentrazione del potere e dei dati necessari alla crescita dei modelli generativi.

L'asimmetria nel mercato digitale e la posizione dominante di Google

L’attuale scenario europeo vede un’evidente disparità di accesso ai dati e alle opportunità tra operatori locali ed un unico player multinazionale. L’indagine della Commissione nasce infatti dalla consapevolezza che la combinazione di traffico, archivi e infrastrutture tecnologiche consente una posizione preminente non facilmente replicabile da parte di concorrenti emergenti.

Inoltre, le policy delle principali piattaforme escludono i rivali dalla possibilità di utilizzare gli stessi dataset per l’addestramento delle proprie intelligenze artificiali. L’effetto evidenziato è un rafforzamento dell’asimmetria e una minore pluralità di strumenti, voci e soluzioni disponibili per gli utenti finali e per il mercato dei servizi di IA.

Risposte istituzionali, politiche e le dichiarazioni delle parti coinvolte

Sul tema sono intervenute personalità istituzionali, rappresentanti delle industrie editoriali e componenti politiche. La vicepresidente esecutiva Teresa Ribera ha sottolineato come "una società libera e democratica si basi su media diversificati, accesso aperto all’informazione e un vivace panorama creativo". Sono emerse valutazioni positive da parte di partiti e associazioni di categoria, che evidenziano la necessità di una nuova regolamentazione per la distribuzione del valore nell’economia digitale.

D’altro canto, i dirigenti delle grandi piattaforme tecnologiche hanno espresso preoccupazioni riguardo al rischio di rallentamento dell’innovazione. Secondo Google, la procedura "potrebbe ostacolare uno scenario sempre più competitivo e in rapida evoluzione".

L'interesse politico, in particolare dopo iniziative parlamentari, ha rafforzato la spinta verso una ridefinizione del quadro normativo in merito a IA generativa e diritti sui contenuti digitali.



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