Le truffe bancarie sono in costante aumento: nuove norme impongono rimborsi rapidi ai clienti, ma con una franchigia di 150 euro. L’articolo approfondisce responsabilità delle banche, procedure di rimborso e strategie di tutela.
L’aumento esponenziale delle truffe nel settore bancario rappresenta ormai uno degli aspetti più problematici legati alla digitalizzazione dei servizi finanziari. Negli ultimi anni, le statistiche fornite da banche e autorità di vigilanza segnalano un trend in costante ascesa delle frodi
Le conseguenze sono spesso devastanti: interi patrimoni familiari azzerati e situazioni di grave disagio, con vittime colte nei momenti di fragilità. In risposta, le istituzioni e le banche hanno rafforzato le strategie di sicurezza, incrementando gli investimenti in tecnologie di difesa e promuovendo interventi normativi mirati.
Il quadro normativo italiano, a seguito della recezione delle direttive europee sui servizi di pagamento (in particolare il D.Lgs. 11/2010 modificato dal D.Lgs. 218/2017), ha introdotto uno dei sistemi più avanzati di tutela dei clienti in caso di operazioni non autorizzate. L’istituto bancario, al manifestarsi di una transazione anomala o fraudolenta segnalata dal cliente, deve provvedere al rimborso immediato dell’importo sottratto, riducendo drasticamente i tempi di attesa e gli adempimenti per il correntista.
La novità essenziale riguarda la presunzione di responsabilità a carico della banca, che ha l’onere di dimostrare un’eventuale colpa grave o dolo del cliente perché questi possa essere privato della tutela. Il cliente risponde solo per una franchigia di 150 euro in caso di operazioni non autorizzate, salvo che non sia provato che abbia agito con gravissima imprudenza. Così facendo, si alleggerisce il peso probatorio a carico del consumatore e si incentiva la tempestiva contestazione delle operazioni sospette.
Le disposizioni prevedono inoltre che il rimborso venga effettuato entro il termine della giornata operativa successiva alla richiesta, subordinando solo in un secondo momento la possibilità per la banca di rivalersi, se ricorrono determinati presupposti legati all’errore grave del cliente. Le autorità hanno anche impulso verifiche ispettive sulle banche, contestando comportamenti dilatori e inadempienze sui tempi di riaccredito; per questo, l’orientamento normativo e ispettivo rafforza il diritto del cliente a una tutela rapida e trasparente.
Le nuove regole modificano significativamente lo scenario delle responsabilità, estendendo il dovere della banca di implementare sistemi informatici resilienti e aggiornati e di garantire un’informazione chiara e puntuale ai clienti sulle procedure da attivare in caso di frode. Solo la dimostrazione effettiva di negligenza grave da parte del cliente può escludere il diritto immediato al rimborso.
Uno degli elementi cardine del sistema di protezione nei confronti dei correntisti riguarda la tempestività e l’efficacia del disconoscimento dell’operazione fraudolenta. In base alle ultime normative, non è più richiesta la presentazione immediata della denuncia alle autorità come condizione necessaria per ottenere il riaccredito, ma è sufficiente che il cliente comunichi formalmente alla banca la non autorizzazione della transazione.
Tuttavia, presentare una denuncia a Polizia o Carabinieri resta fortemente consigliato: il documento rafforza infatti la posizione del cliente sia in ambito bancario sia in eventuali contenziosi giudiziari, fornendo un riscontro ufficiale di quanto accaduto. In sostanza, mentre la legge impone all’ente bancario di dare riscontro sulla base del solo disconoscimento, l’ulteriore passo della denuncia consolida il quadro di estraneità e responsabilità, dimostrando la buona fede dell’utente.
Le banche, spesso, richiedono comunque la denuncia per una corretta istruttoria interna e per adempimenti assicurativi, ma il mancato deposito immediato dell’atto non può essere opposto come motivo per rifiutare il rimborso nella fase iniziale. La tempestività della segnalazione, al contrario, è sempre essenziale per evitare complicazioni, sia sotto il profilo della sicurezza sia per la gestione amministrativa. Le tempistiche di legge fissano in 13 mesi dal fatto il termine massimo per la contestazione, ma agire nelle prime ore dall’evento è sempre preferibile.
Quando si subisce un’operazione bancaria non autorizzata, esiste un iter ben definito per ottenere la restituzione delle somme sottratte. Ecco i principali passaggi:
| Fase | Azioni chiave |
| Segnalazione | Comunicazione alla banca e blocco carta |
| Denuncia | Presentare denuncia (consigliato) |
| Richiesta rimborso | Compilazione modulo, allegati documentali |
| Se risposta negativa | Ricorso ABF o iniziative in sede civile |
Tra gli aspetti più discussi nel rapporto tra cliente e banca in tema di frodi si trova la franchigia di 150 euro. Questa rappresenta l’importo massimo che può rimanere a carico del correntista in caso di operazione non autorizzata, prima che scatti l’obbligo dell’istituto di rimborsare integralmente la somma eccedente. La soglia della franchigia si applica solo in mancanza di dolo o colpa grave del cliente: qualora sia dimostrabile una negligenza grave (ad esempio, la comunicazione volontaria a terzi dei codici bancari), la banca può rifiutare il riaccredito integrale.
La franchigia si giustifica come tutela per la banca in situazioni dove, pur con tutte le cautele adottate dal sistema, una minima quota di rischio resta inevitabilmente a carico dell’utente. L’Autorità Bancaria Europea e il legislatore nazionale hanno stabilito la cifra di 150 euro come compromesso tra tutela del cliente e sostenibilità istituzionale.
Esistono però alcune eccezioni:
L’impianto normativo attribuisce al consumatore un potere di contestazione molto ampio, ma non esclude che, in presenza di prove concrete di dolo o colpa grave, l’istituto bancario possa successivamente esercitare un’azione di recupero. Dopo aver rimborsato l’importo al cliente – come imposto entro la giornata successiva alla segnalazione – la banca è legittimata ad agire per rientrare in possesso delle somme qualora emergano elementi oggettivi che confermino gravi inadempienze o comportamenti dolosi dell’utente.
Tali azioni si fondano su:
Nonostante la chiarezza delle norme, l’applicazione pratica presenta diverse criticità. Sono molti i casi in cui gli istituti bancari rallentano o rifiutano il rimborso sostenendo la mancata presentazione di una denuncia tempestiva o adducendo presunte anomalie nelle procedure di disconoscimento.
Tra gli aspetti più controversi si segnalano: