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Perché gli italiani investono sempre di più in Btp? E fanno bene? Il parere di esperti e analisti

di Marcello Tansini pubblicato il
Parere di esperti e analisti

Negli ultimi anni i BTP hanno visto una crescita di interesse tra gli italiani, sospinti da vantaggi fiscali, rendimenti competitivi e sicurezza. Esperti e analisti ne valutano rischi e prospettive.

Dati provenienti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e dalla Fabi mostrano come famiglie e piccole imprese abbiano incrementato quasi del doppio la propria esposizione rispetto al periodo pre-pandemico, attestandosi a 442,4 miliardi di euro nell'estate 2025, il 14,4% del totale del debito pubblico.

Il fenomeno non riguarda solo i privati: anche investitori istituzionali e stranieri hanno dimostrato un rinnovato interesse, facendo registrare sottoscrizioni record soprattutto per titoli pensati specificatamente per il mercato retail, come BTP Italia, Valore e Più. Dietro questo slancio incontriamo una miscela di fiducia, ricerca di rendimento in un contesto di volatilità sui mercati e incentivi mirati, che meritano un'analisi dettagliata.

I motivi dietro l'aumento degli investimenti nei BTP

L'attuale scenario economico e finanziario, insieme ai rendimenti garantiti dai nuovi collocamenti, spiega molto del rinnovato appeal dei titoli di Stato italiani. Gli anni 2022-2025 sono stati segnati da:

  • rialzi consistenti dei rendimenti (es. 1,85% reale annuo per BTP Italia 2032, 3,20-3,90% nominale per Valore e Più), superiore ai conti deposito e a molte obbligazioni corporate con rischio contenuto;
  • premi fedeltà tra lo 0,8% e 1% riservati a chi mantiene il titolo fino alla scadenza, introdotti come incentivo alla detenzione di medio-lungo periodo;
  • cedole regolari (semestrali o trimestrali), che attraggono una platea di investitori alla ricerca di reddito periodico;
  • tassazione agevolata del 12,5%, incentivante rispetto al 26% previsto sui guadagni finanziari diversi dai titoli di Stato.
Secondo Giorgio Moretti, portfolio manager di Symphonia Sgr, la performance positiva e la riduzione dello spread dal 2022 sono sintomi di una rinnovata fiducia politica e finanziaria, che coincide anche con la stabilità sociale e la credibilità percepite dagli italiani.

Dal punto di vista sociale, la distorsione dell'home bias - cioè la predilezione per investimenti domestici per motivi di familiarità - rimane un elemento chiave. Studi di Bankitalia mostrano che il 75% dei bond acquistati dalle famiglie tra il 2022 e 2024 sono titoli governativi italiani, contro una quota inferiore dei titoli emessi da aziende o da stati esteri. La percezione di sicurezza e protezione dall'inflazione sembra prevalere anche a fronte di rendimenti reali non sempre elevati.

Non meno importante è la comunicazione istituzionale: il successo delle emissioni Valore, Italia e Più è stato supportato da campagne informative mirate e dalla semplificazione dei processi di sottoscrizione, evitando commissioni di ingresso nelle fasi di collocamento.

Chi sono i principali investitori? Famiglie, risparmiatori e trend

L'aumento degli investimenti in BTP non è uniforme ma fortemente guidato da privati, piccoli risparmiatori e famiglie over 55. Secondo l'ultimo report MEF e FABI:

  • La quota media investita da singolo investitore retail in nuove emissioni supera i 30.000 euro, con picchi di 34.000 euro nei primi giorni di collocamento.
  • Il 70% dei sottoscrittori appartiene alla fascia anagrafica over 55, localizzati principalmente nel Centro-Nord Italia.
  • La restante parte comprende piccoli risparmiatori con una propensione marcata a prodotti percepiti come sicuri o garantiti.
Le motivazioni principali individuate dagli analisti si concentrano su prudenza, difesa del potere d'acquisto e avversione a investimenti ritenuti troppo complessi.

Vincenzo Cagnetta, analista e consulente finanziario indipendente presso Studio Enca, commenta: La distribuzione dei BTP oggi riflette due tendenze: un consistente ritorno delle famiglie domestiche, agevolato dai collocamenti retail e dalla nuova normativa ISEE, e una ricerca di stabilità finanziaria in un contesto di incertezza internazionale. La presenza stabile delle banche italiane (oltre 620 miliardi di euro) continua a offrire supporto sistemico e una struttura di domanda resiliente.

Ai privati si sono aggiunti investitori esteri, che detengono oltre un terzo del debito pubblico, spinti da valutazioni di stabilità relative all'Italia, rispetto ad altre economie europee in tensione politica o finanziaria. La recente crescita degli acquisti da parte di fondi esteri e asset manager è in controtendenza con quella delle banche italiane e della stessa Banca d'Italia, la cui esposizione è calata con la fine degli acquisti BCE.

Rendimenti, strumenti dedicati al retail e confronto con obbligazioni

I Buoni del Tesoro Poliennali offrono una formula apparentemente semplice, ma frutto di innovazione continua per rispondere alle esigenze di un parco investitori nazionale sempre più esigente:

  • Rendimenti variabili a seconda dell'emissione e della scadenza (es. BTP Italia 1,85% reale annuo, BTP Valore 3,20%-3,90% nominale su 8 anni, BTP Più 3,20% medio annuo)
  • Possibilità di cedole semestrali o trimestrali, che offrono flussi di cassa regolari
  • BTP indicizzati all'inflazione (BTP Italia) che proteggono il potere d'acquisto registrando variazioni in base all'indice FOI
  • Assenza di commissioni durante il collocamento (mercato primario)
  • Premi fedeltà ed esenzione ISEE fino a 50.000 euro (novità introdotta dal governo da marzo 2025), utili per abbattere il valore patrimoniale dichiarato
Rispetto alle obbligazioni corporate, i titoli di Stato presentano rischi di credito generalmente più contenuti, anche se con rendimenti inferiori rispetto alle emissioni di aziende private non investment grade o ad alto rendimento. Come osserva Vincenzo Cagnetta: Le corporate bond possono offrire rendimenti maggiori, ma il rischio di credito ed eventuali perdite in caso di insolvenza sono concreti: strumenti da valutare nell'ottica di diversificazione più che in alternativa secca.

La trasparenza delle regole fiscali (tassazione al 12,5%) e la possibilità di utilizzare minusvalenze pregresse rendono i titoli di Stato appetibili anche per risparmiatori esperti, pur senza garantire performance eccezionali in termini reali.

I vantaggi dei BTP: sicurezza, tassazione e premi fedeltà

Fra i punti di forza riconosciuti agli investimenti in titoli di Stato da analisti ed esperti troviamo:

  • Sicurezza dell'emittente pubblico: salvo eventi estremi o default statali, il rimborso a scadenza è garantito dal Ministero dell'Economia e della Finanze;
  • Regolarità del flusso cedolare e restituzione del capitale a scadenza (agli intestatari);
  • Tassazione agevolata al 12,5% rispetto al 26% su altri strumenti finanziari, riconosciuta dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi);
  • Premi fedeltà aggiuntivi per alcune emissioni (1% su BTP Italia 2032; 0,8% su Valore);
  • Possibilità di recuperare minusvalenze pregresse;
  • Esenzione dall'imposta di successione nei passaggi ereditari.
Secondo Giorgio Moretti Il principale interesse dei BTP resta la tranquillità: chi cerca stabilità e una minima protezione dall'inflazione trova in questi titoli una soluzione coerente, senza costi di ingresso e con flessibilità nella scelta delle scadenze.

Tali benefit, unitamente alla semplicità del prodotto e all'esenzione ISEE fino a 50.000 euro investiti, sono fra i motivi del successo delle emissioni 2024-2025.

I rischi nascosti dei BTP: volatilità e mancata diversificazione

Gli aspetti meno noti (o spesso sottovalutati) degli investimenti in titoli di Stato italiani riguardano il rischio di volatilità, la debolezza della diversificazione e possibili shock sistemici:

  • Rischio di volatilità e interessi: il valore di mercato dei titoli durante la loro vita può variare sensibilmente in funzione dei tassi d'interesse. Se i tassi salgono, il prezzo dei BTP scende, generando potenziali perdite per chi vende prima della scadenza;
  • Variazioni dello spread tra BTP e Bund: eventi geopolitici o perdita di fiducia degli investitori possono penalizzare il valore dei titoli di Stato italiani e aumentare il rischio paese;
  • Assenza di interesse composto: a differenza di ETF o fondi obbligazionari, le cedole incassate non si reinvestono automaticamente, limitando la crescita esponenziale del capitale;
  • Mancanza di diversificazione: investire esclusivamente in titoli italiani significa concentrare il rischio su un singolo Stato già sovraesposto a debito pubblico alto. Come evidenziato dall'esperto di educazione finanziaria Carlo Terzano, ogni portafoglio sbilanciato sui titoli domestici espone il risparmiatore a rischi sottostimati di crisi sistemiche e shock improvvisi;
  • Rischio spread e clausole CACs: possibilità, in caso di difficoltà finanziarie dello Stato, di variazioni unilaterali nei pagamenti alle scadenze o cedole;
  • Protezione reale dall'inflazione potenzialmente negativa: in scenari di inflazione crescente, anche i rendimenti agganciati ai FOI possono semplicemente compensare la perdita di potere d'acquisto e non generare extra rendimento reale.
Vincenzo Cagnetta ammonisce: Accumulare BTP esclude altre opportunità di guadagno e, nella fase attuale di debito crescente, la posizione dell'investitore domestico non è priva di rischi sistemici. La liquidità sul conto corrente rimane elevata proprio per ovviare alla flessibilità persa investendo in strumenti illiquidi per anni.

Uno scenario futuro meno favorevole potrebbe esporre a rischi di patrimoniale, revisione fiscale o variazioni nelle condizioni di mercato che intacchino il valore delle posizioni su titoli di Stato.

Gli analisti concordano nel considerare i titoli di Stato strumenti adatti a specifici obiettivi:

  • Difesa del patrimonio e protezione dal rischio inflazione moderata;
  • Generazione di reddito periodico e pianificazione successoria con esenzione fiscale;
  • Parte integrante di portafogli bilanciati, con un'esposizione consigliata tra il 10% e il 20% secondo Vincenzo Cagnetta, integrando titoli di altri Paesi e obbligazioni corporate per una maggiore diversificazione e minor rischio paese;
  • Scenario favorevole in periodi di spread contenuto, bassa inflazione attesa e stabilità macroeconomica.
Giorgio Moretti sintetizza: L'investimento in BTP può offrire ancora una buona riserva di rendimento extra in fasi di riduzione tassi, ma va sempre pesato rispetto al profilo di rischio personale, alla durata dell'orizzonte temporale e inserito in strategie differenziate. L'aumento della domanda estera segnala che la fiducia internazionale può fungere da indicatore, ma resta il vincolo di rischio-emittente e la necessità di attenzione alle mutate condizioni di mercato.


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