La presunzione di evasione fiscale è uno degli strumenti più incisivi adottati dal Fisco per contrastare le forme occulte di sottrazione di reddito all'imposizione. Negli ultimi anni, l’attenzione è cresciuta attorno a questo meccanismo, anche a seguito delle numerose pronunce della Corte di Cassazione e delle innovazioni normative che ampliano i poteri di indagine dell’Agenzia delle Entrate. Comprendere quando avviene la presunzione di evasione fiscale, e quali sono gli obblighi, le prove richieste e le modalità di difesa è di importanza strategica per contribuenti, professionisti e imprese.
La presunzione di evasione rappresenta un meccanismo attraverso cui, in presenza di determinati indizi, il Fisco può considerare alcune somme come redditi non dichiarati, salvo prova contraria fornita dal contribuente.
Secondo le disposizioni in vigore, versamenti e prelevamenti sospetti sui conti correnti possono essere considerati indice di evasione. Analoga disciplina è prevista per la detenzione di asset all’estero.
La presunzione si attiva quando vengono rilevate operazioni bancarie non coerenti con il reddito dichiarato. L’Agenzia delle Entrate può presumere che bonifici ricevuti o versamenti di contanti siano frutto di ricavi non dichiarati. In questo contesto, è centrale il concetto di movimentazione 'sospetta'.
Movimenti tipici oggetto di presunzione:
La presunzione è relativa: spetta al contribuente fornire, per ogni singola operazione, la prova che non si tratta di reddito imponibile o che lo stesso è stato già dichiarato. Le prove devono essere puntuali, tracciabili e datate.
La Corte di Cassazione è intervenuta frequentemente su queste tematiche, sottolineando che le giustificazioni generiche non sono sufficienti; ogni accredito deve essere circostanziato, pena l’applicazione della presunzione.
Per difendersi dalla contestata presunzione di evasione fiscale bisogna innanzitutto presentare la documentazione specifica. Ogni versamento contestato può essere giustificato solo allegando prove che attestino in modo oggettivo la non imponibilità delle somme o l'avvenuta imposizione in Italia.
Esempi di documentazione valida:
La difesa si basa sulla chiarezza, sulla tracciabilità dei flussi e sull’utilizzo della prova analitica. Dove la motivazione è valida solo per alcune voci, la giurisprudenza richiede spiegazioni puntuali movimenti per movimento.
L’autorità tributaria utilizza la presunzione in diverse situazioni, come confermano numerose sentenze.
Questi casi dimostrano come il Fisco possa muoversi sia sul piano della presunzione qualificata sia su quello di presunzioni semplici, obbligando il contribuente a una difesa attiva.
Qualora non si riesca a superare la presunzione, l'Agenzia delle Entrate può procedere al recupero delle imposte dovute, all’applicazione di sanzioni amministrative e agli interessi di mora.
Principali conseguenze: