Un settore ad altissimo rischio evasione, dove il sospetto di sottodichiarazione sistematica è diffuso e documentato.
Sorprende scoprire che la media dei redditi dichiarati da ristoratori e baristi non supera i 15.400 euro annui. Una cifra che solleva domande sulla sostenibilità economica di migliaia di attività. È difficile credere che i locali affollati delle città, i bistrot in centro e le trattorie di provincia riescano a sopravvivere con incassi così esigui. Eppure, dai dati ufficiali elaborati attraverso gli Indici Sintetici di Affidabilità, è proprio questa la fotografia che emerge: un settore ad altissimo rischio evasione, dove il sospetto di sottodichiarazione sistematica è diffuso e documentato. Vogliamo approfondire:
Strutture come campeggi, villaggi turistici, B&B e alberghi mostrano percentuali elevate di soggetti ritenuti fiscalmente inattendibili. Oltre il 64% dei campeggi e villaggi risulta non congruo secondo l'ISA, mentre più della metà degli hotel e degli affittacamere non va oltre i 18.000 euro annui di reddito dichiarato. Un dato che stride con le dinamiche reali del mercato, specie nelle località ad alta affluenza, dove i prezzi delle camere raggiungono cifre elevate.
Attività come panifici, mercerie, negozi di abbigliamento e giocattoli figurano tra le più inaffidabili: le statistiche aggiornate indicano che oltre il 65% di queste imprese non soddisfa i requisiti minimi previsti dagli ISA. A stupire è la omogeneità nei redditi bassi dichiarati, con medie che non superano i 13-14.000 euro. Questo fenomeno è ancora più preoccupante alla luce del progressivo calo dell'uso del contante e della diffusione dei pagamenti digitali, che dovrebbero facilitare il tracciamento degli incassi.
Appare quasi paradossale che proprio tra gli operatori del lusso, come gioiellieri e venditori di pellicce, si concentrino forme di evasione. I dati rivelano che oltre due terzi dei contribuenti in questo comparto dichiara meno di 1.200 euro al mese, mentre la media nazionale per la categoria oscilla attorno ai 28.000 euro l'anno.
Le professioni artigiane, nonostante il loro valore sociale e funzionale, sono anch'esse coinvolte in un circolo vizioso di evasione fisiologica. Tra elettricisti e idraulici, quasi sei su dieci sono fiscalmente inattendibili. La causa? L'uso massiccio del contante e la difficoltà strutturale di certificare le prestazioni. Nelle economie locali, la tentazione di offrire un piccolo sconto in cambio dell'assenza di ricevuta è ancora troppo forte.
Le professioni sanitarie e socio-sanitarie ominciano a mostrare segnali di sofferenza. Gli ultimi dati indicano un calo del 12,3% nella congruità per le farmacie, dell'11% tra gli psicologi e del 7,7% tra i paramedici.
Nel mondo della sanità privata, la discrepanza tra tariffe richieste e redditi dichiarati è fonte di preoccupazione da anni. I dentisti, in particolare, presentano un tasso di non congruità del 48%, segno che quasi la metà del settore è considerata fiscalmente inaffidabile. In una professione dove i prezzi sono elevati e le prestazioni spesso pagate in contanti, la mancanza di ricevute regolari è un nodo critico. Diversa la situazione degli studi medici e dei laboratori di analisi, dove solo un quarto dei contribuenti risulta sotto soglia.
Un settore insospettabile, almeno in apparenza, è quello delle attività finanziarie e delle consulenze assicurative. Le statistiche mostrano una realtà sconcertante: quasi il 70% degli operatori non raggiunge i livelli minimi di affidabilità previsti dagli ISA. Eppure, i professionisti affidabili dichiarano mediamente oltre mezzo milione di euro, mentre i sospetti si fermano a 125.000 euro.