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Quando e come possono avvenire controlli conti correnti Agenzia delle Entrate in base a 2 sentenze Cassazione nel 2024

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Controlli fiscali del conto correnti

I movimenti sui conti correnti bancari devono essere giustificati da documentazione adeguata da parte dei correntisti.

L’Agenzia delle entrate ora ha ampi poteri sui controlli dei conti correnti, dopo due sentenze della Corte di Cassazione. Queste pronunce hanno ridotto le garanzie per i contribuenti e dato il via libera agli accertamenti fiscali basati su movimentazioni bancarie senza necessità di autorizzazione specifica. Ecco cosa c'è da sapere:

  • Perché l'Agenzia delle entrate può controllare i movimenti del conto corrente
  • Quando i controlli fiscali del conto correnti sono legittimi

Perché l'Agenzia delle entrate può controllare i movimenti del conto corrente

I movimenti sui conti correnti bancari devono essere giustificati da documentazione da parte dei correntisti. Ogni titolare di conto è tenuto a spiegare all'Agenzia delle entrate le ragioni di prelievi e versamenti. La mancanza di tale giustificazione può comportare un'inchiesta da parte del fisco.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 16850 del 19 giugno 2024, ha sottolineato l'obbligo di giustificare ogni transazione bancaria. Senza spiegazioni valide, l'Agenzia delle entrate ha il diritto di avviare controlli per verificare possibili evasioni fiscali.

Il caso riguarda una Srl operante nel settore delle costruzioni, sottoposta a controllo dalla Guardia di Finanza. Durante le verifiche, sono emerse numerose irregolarità: fatture incomplete, registrazioni errate, ritenute d’acconto non versate e liquidazioni Iva fuori termine. Le indagini hanno esteso il controllo ai conti bancari del legale rappresentante e dei familiari della società.

Quando le spiegazioni fornite sono risultate incomplete, l'Agenzia delle entrate ha emesso un atto di accertamento, ricostruendo il reddito non dichiarato. La Commissione tributaria provinciale di Salerno ha confermato la validità delle azioni intraprese, riducendo tuttavia l'ammontare del reddito accertato. Il successivo appello è stato respinto dalla Commissione tributaria regionale della Campania.

La Corte di Cassazione ha ribadito che i titolari di conti correnti devono dimostrare che le transazioni siano collegate a spese documentate o acquisti contabilizzati. I giudici hanno evidenziato che, in assenza di prove adeguate, i movimenti bancari non giustificati possono essere considerati come ricavi imponibili. La presunzione legale a favore dell'erario non richiede le stesse garanzie di gravità e precisione delle presunzioni semplici e può essere contestata solo con una prova dettagliata.

Nel caso esaminato, la Cassazione ha trovato legittimi gli accertamenti dell'Agenzia delle entrate, poiché le spiegazioni fornite non hanno suffragato l'irrilevanza reddituale dei movimenti. L'uso dell'anonimometro, approvato dal Garante della Privacy nel settembre 2023, ha potenziato il controllo fiscale. Questo strumento incrocia i dati bancari senza rivelare informazioni personali, riducendo i costi e migliorando la prevenzione dell’evasione fiscale.

Il sistema garantisce l’anonimato per i contribuenti in regola, rispettando le normative sulla privacy e consentendo all’Agenzia delle Entrate di effettuare verifiche senza compromettere la riservatezza dei dati sensibili.

Quando i controlli fiscali del conto correnti sono legittimi

L'autorizzazione per condurre indagini sui conti correnti ha una funzione organizzativa e non incide sulla validità delle prove raccolte. Questa precisazione arriva da una precedente decisione della Corte di Cassazione. I giudici hanno chiarito che la mancanza di autorizzazione non compromette la validità dei dati raccolti, limitando così le possibilità di difesa dei contribuenti in caso di accertamenti fiscali.

L'ordinanza 4853 del 23 febbraio 2024 fornisce un esempio chiaro. Il caso coinvolge un avviso di accertamento emesso dal Fisco per un importo di 144.332,77 euro relativo all'anno 2006, basato su controlli bancari. La Commissione Tributaria Provinciale di Taranto aveva parzialmente accolto il ricorso del contribuente, riducendo l’importo accertato. La Commissione Tributaria Regionale della Puglia aveva dichiarato nullo l'accertamento, sostenendo che i dati bancari erano stati acquisiti illegalmente. L'Agenzia delle Entrate ha quindi impugnato la decisione in Cassazione.

La Suprema Corte ha stabilito che la mancanza di autorizzazione per le indagini bancarie non implica l'inutilizzabilità dei dati acquisiti, a meno che non ci sia un pregiudizio concreto ai diritti fondamentali del contribuente, come l'inviolabilità del domicilio e la libertà personale.

La Corte ha chiarito che l'autorizzazione mancante riguarda solo l'organizzazione interna e non influisce sul valore probatorio dei dati raccolti. In altre parole, l'assenza di questa autorizzazione non è sufficiente a rendere invalide le prove se non ci sono violazioni delle norme di tutela dei diritti. La funzione dell'autorizzazione è procedurale e non è necessaria per la validità dell'accertamento fiscale né per la verifica della motivazione dell'atto.

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