Cosa potrebbe cambiare per le settimane lavorative con la nuova riforma del lavoro di marzo: misura già definite e cosa potremmo aspettarci ancora
Cosa prevede la settimana corta di 4 giorni per legge accanto a modifiche stipendi, Naspi, smart working in riforma lavoro 2023? E’ attesa entro fine marzo, a sorpresa, la presentazione della nuova riforma del Lavoro annunciata, in realtà, già qualche tempo fa dal governo Meloni, ma per cui si pensava di dover attendere ancora un po'.
Diverse le novità già annunciate che potrebbero rientrare nella nuova riforma del Lavoro e a cui si aggiunge una ulteriore modifica. Vediamo di cosa si tratta.
Modifiche stipendi, Naspi, smart working in riforma lavoro 2023
Cosa prevede la nuova idea di settimana corta di 4 giorni a lavoro
Modifiche stipendi, Naspi, smart working in riforma lavoro 2023
Le prime modifiche già decise, secondo quanto riportano le ultime notizie, che dovrebbero rientrare nella nuova riforma del lavoro di marzo riguardano diverse voci, da Naspi a contratto, smart working.
Entrando più nel dettaglio, le misure al vaglio del governo da inserire nella riforma del lavoro potrebbero essere:
revisione della indennità di disoccupazione Naspi, con revisione dei tempi di durata dell’indennità, considerando che oggi la Naspi viene riconosciuta ai lavoratori in totale stato di disoccupazione involontaria per un massimo di 24 mesi e il disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi e si potrebbe ridurre tale percentuale al 40% o al 30%, in ogni caso inferiore al 50%;d
riforma dell’attuale sistema di welfare, per adeguarlo alle nuove esigenze di lavoro e società;
novità per i contratti di lavoro a tempo determinato, con eliminazione delle causali da inserire fino a 24 mesi e possibilità di prorogare i contratti a tempo determinato di ulteriori 12 mesi, per una durata complessiva non più di 24 mesi ma di 36 mesi al massimo;
novità per lo smartworking, per introdurlo come modalità di lavoro dove le condizioni aziendali o di enti lo permettessero e secondo regole specifiche;
avvio di nuove politiche attive di inclusione per il lavoro, con il nuovo Programma GOL (Programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) che ha l’obiettivo di migliorare l’inserimento lavorativo delle persone, volgendo particolare attenzione di beneficiari di ammortizzatori sociali o altri sostegni al reddito, lavoratori fragili e disoccupati, per cui scatterà l’obbligo di frequentare percorsi di formazione e riqualificazione delle competenze;
meno tasse su premi di produzione, straordinari e indennità per aziende e datori di lavoro virtuosi che assumono e incrementano la produttività;
ripristino di opzione donna per permettere alle lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione prima, come precedentemente previsto, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età, con 35 anni di contributi, considerando le finestre di 12 e 18 mesi per l’uscita definitiva a prescindere dalla presenza o meno, e quanti, figli o dalla categoria di appartenenza;
riconoscimento di contributi figurativi utili al raggiungimento della pensione per tutte le donne con figli, per ogni figlio, per valorizzazione del lavoro di cura di famiglia e figli.
Ulteriori modifiche riguarderanno certamente gli stipendi anche se non per diretto collegamento alla riforma del lavoro. Le modifiche agli stipendi si attendono comunque a marzo ma con la riforma del Fisco, considerando che è la revisione delle aliquote Irpef di tassazione sui redditi che potrebbe incidere su aumenti o riduzioni degli importi percepiti.
Cosa prevede la nuova idea di settimana corta di 4 giorni a lavoro
Ad affiancare le nuove misure appena citate che già potrebbero rientrare nella nuova riforma del lavoro 2023 ci sarebbe anche la novità della possibile settimana corta a lavoro di 4 giorni. Si tratta di una nuova modalità lavorativa già avviata in altri Paesi e che a quanto pare sta dando ottimi risultati in termini di produttività aziendale.
In Italia anche Intesa Sanpaolo ha avviato la settimana corta a lavoro per i suoi dipendenti. Negli ultimi giorni si sta parlando della possibilità di introdurre anche in Italia la settimana lavorativa corta, con una riduzione da cinque a quattro giorni di lavoro settimanali a parità di retribuzione.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e il segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, hanno più volte negli ultimi tempi ribadito l’importanza che potrebbe avere la riduzione dei giorni lavoratori ma bisognerà capire quali sono le intenzioni reali del governo in tal senso.
Finora, infatti, il governo Meloni non ha escluso la possibilità di ridurre l’orario lavorativo, ma sembra che comunque al momento la riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni non sia tra le priorità del governo.