L'aumento dell'addizionale Irpef in Piemonte dal 2026 porterà nuove aliquote e detrazioni, colpendo in particolare i redditi tra 28mila e 50mila euro. Conseguenze, importi e durata delle misure.
La recente manovra finanziaria approvata dal Consiglio regionale del Piemonte introduce un aumento dell'addizionale Irpef regionale per il biennio 2026-2027, con l'obiettivo di affrontare una significativa riduzione delle entrate causata dalla rimodulazione nazionale degli scaglioni di reddito.
La Giunta, guidata dal presidente Alberto Cirio, ha affrontato una lunga fase di discussione politica, culminata in oltre 1.367 emendamenti e 32 atti di indirizzo collegati. Il provvedimento, sostenuto dalla maggioranza, mira a compensare il calo di circa 150 milioni di euro di trasferimenti statali, seguendo quanto stabilito dalla riforma della fiscalità locale. I punti cardine sono:
Nella nuova manovra regionale le principali novità riguardano una maggiore progressività dell'addizionale Irpef dal 2026 e l'introduzione di nuove detrazioni fiscali per le famiglie. Il testo prevede:
Con questa manovra il Piemonte si posiziona tra le regioni con una delle più alte aliquote Irpef italiane sulle fasce di reddito medio. Un aspetto che emerge chiaramente dal confronto delle nuove aliquote con quelle applicate nelle altre regioni a statuto ordinario.
Per i contribuenti piemontesi con redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro l'incremento medio sarà compreso tra 33 e 106 euro annui, elemento che determina una pressione fiscale superiore rispetto alla media nazionale e colloca il Piemonte tra le regioni meno vantaggiose da questo punto di vista. Il quadro di sintesi è riassunto in questa tabella:
Regione |
Aliquota Irpef su fascia 28-50mila euro |
Regione 1 |
Superiore al Piemonte |
Regione 2 |
Superiore al Piemonte |
Regione 3 |
Superiore al Piemonte |
Regione 4 |
Superiore al Piemonte |
Piemonte |
+0,56% (dal 2026) |
La platea maggiormente coinvolta corrisponde al 26% dei dichiaranti: una fascia che subisce il maggiore aggravio rispetto alle altre categorie regionali, soprattutto in relazione al rapporto tra gettito e servizi pubblici offerti.
La regione giustifica l'aumento come operazione tecnica contingentata e destinata a risolversi, almeno in parte, grazie alle future rimodulazioni. Le critiche delle opposizioni puntano su una presunta mancanza di equità, in particolare nella fase transitoria tra il nuovo e il vecchio sistema di aliquote, e sulla possibilità che il fenomeno produca effetti penalizzanti per la mobilità sociale delle famiglie del ceto medio.
Le simulazioni presentate nei documenti ufficiali indicano che l'impatto massimo dell'aumento dell'addizionale Irpef regionale dal 2026 potrà arrivare a 106 euro per i redditi intermedi, con una media di 33 euro per la fascia 15-28 mila euro. Il provvedimento, secondo le dichiarazioni della Giunta e degli assessori al Bilancio, avrà una durata limitata a due anni, in attesa della riforma definitiva prevista dal 2028. La Regione sottolinea che la misura è temporanea, imposta dalla necessità di compensare le riduzioni di entrata conseguenti alle modifiche nazionali.
Accanto agli aumenti, vengono potenziate le agevolazioni per chi ha figli a carico o con disabilità, rendendo di fatto la manovra leggermente meno gravosa per i nuclei familiari in condizioni particolari. Le opposizioni mantengono forti riserve, evidenziando il rischio di ripercussioni significative sul potenziale di spesa delle famiglie, in un contesto economico già segnato dall'aumento dei costi generalizzati. La partita resta quindi ancora aperta anche sul piano politico, con la promessa di una graduale normalizzazione degli scaglioni e possibili effetti positivi nel medio termine.