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Manovra Finanziaria 2026 bocciata da Upb, Istat, Bankitalia, Corte dei Conti: favorisce i ricchi e aumenta le diseguaglianze

di Marianna Quatraro pubblicato il
Manovra Finanziaria 2026 bocciata disegu

Istat, Banca d’Italia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio bocciano alcune misure della Manovra, da taglio Irpef a Rottamazione quinquies: i motivi

Le valutazioni sulla Manovra Finanziaria 2026 emerse durante le audizioni parlamentari hanno evidenziato un quadro di forti contrapposizioni tra istituzioni tecniche e rappresentanti del governo. Bankitalia, Istat, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio hanno espresso valutazioni prevalentemente critiche su alcuni dei principali interventi, segnalando risorse indirizzate ai redditi medio-alti, benefici selettivi e un impatto modesto in termini di equità e contrasto alle disuguaglianze.

Le misure oggetto di scrutinio riguardano in particolare:

  • Il taglio dell’Irpef per il secondo scaglione di reddito, valutato come poco incisivo nel correggere squilibri redistributivi;
  • La Rottamazione Quinquies dei debiti fiscali, con dubbi sulla sua efficacia in termini di recupero di gettito e compliance;
  • Gli incentivi agli investimenti d’impresa, penalizzati secondo Istat dal fenomeno dell’incapienza;
  • La revisione dei meccanismi ISEE e le nuove misure a favore delle famiglie, giudicati positivi in termini d’inclusione ma limitati.

Taglio Irpef 2026: posizione di Istat e Bankitalia

Le analisi di Istat e Banca d’Italia convergono su una lettura critica degli effetti redistributivi del taglio Irpef previsto per il 2026. Secondo quanto emerso dalle audizioni in Parlamento, la riduzione dell’aliquota per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro interessa circa il 30% dei contribuenti, corrispondenti a 14 milioni di soggetti e a 11 milioni di famiglie, con un beneficio medio annuo di circa 230 euro pro capite e 276 euro per nucleo familiare.

La distribuzione reale delle risorse, tuttavia, presenta forti squilibri:

  • Oltre l’85% delle risorse allocate dal taglio Irpef si concentrano sui due quinti più ricchi della popolazione.
  • Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto (quello più povero) ai 411 euro per l’ultimo quinto (quello più benestante).
  • I dirigenti percepiscono in media un bonus fiscale di 408 euro, gli impiegati 123, gli operai 23, gli autonomi 124 e i pensionati 55 euro (dati Upb).
Il presidente dell’Istat ha evidenziato che la misura lascia invariata la progressività dell’imposta, ma aggiunge scarsa efficacia in termini di sostegno alle fasce più deboli, poiché la variazione percentuale sul reddito resta inferiore all’1% tra tutte le classi esaminate. Bankitalia, da parte sua, sottolinea che la manovra non comporta modifiche significative alla disuguaglianza della distribuzione dei redditi disponibili, in un contesto in cui il potere d’acquisto delle famiglie è calato del 10% tra il 2019 e il 2023, con un recupero solo parziale negli ultimi anni.

Le istituzioni rilevano, dunque, un impianto che resta favorevole ai redditi medio-alti, con benefici marginali sulla riduzione delle disparità economiche e una copertura solo parziale degli effetti del fiscal drag.

Rottamazione Quinquies: effetti secondo Upb, Corte dei Conti e Bankitalia

Anche la Rottamazione Quinquies per la definizione agevolata dei carichi pendenti ha suscitato perplessità presso tutte le autorità audite:

  • L’Upb evidenzia che il ripetersi di tali misure finisce per disincentivare la regolarità fiscale, alimentando aspettative di future sanatorie e riducendo la propensione al pagamento spontaneo.
  • La Corte dei Conti avverte che il rischio concreto è quello di trasformare l’Erario in un “finanziatore” dei contribuenti morosi, poiché la possibilità di sanare le posizioni debitorie a condizioni agevolate incentiva l’omesso versamento come forma di liquidità temporanea.
  • Bankitalia sottolinea che le rottamazioni passate non hanno prodotto risultati soddisfacenti nella riscossione e che la nuova rottamazione quinquies comporterebbe una perdita di gettito stimata in 1,5 miliardi di euro per il 2026 e 0,5 miliardi per ciascuno dei due anni successivi.
Le istituzioni convergono nel sottolineare come tale strumento, seppur limitato nei beneficiari rispetto alle versioni precedenti, presenti criticità strutturali:
Vantaggi Criticità
Fornisce sollievo finanziario per individui e imprese in difficoltà
Possibilità di ripristinare la regolarità
Riduzione della compliance fiscale
Rischio di ridurre la riscossione ordinaria
Perdita di gettito superiore alle stime in caso di alta adesione
Effetto deterrente scarsamente efficace

Investimenti per le imprese: commenti e criticità da parte delle istituzioni

Le nuove misure a favore degli investimenti aziendali, come la maggiorazione degli ammortamenti per beni strumentali ad alto contenuto tecnologico, sono state oggetto di giudizio misto da parte delle istituzioni.

  • Istat ha rilevato che solo il 3,8% delle società considerate può beneficiare appieno dell’agevolazione, con un tasso di “incapienza” molto elevato (attorno al 45%). Il fenomeno riguarda specialmente le imprese manifatturiere, le aziende di piccole dimensioni e quelle con maggiore fragilità finanziaria.
  • Secondo Bankitalia, la concentrazione dei vantaggi su segmenti relativamente ristretti riduce la portata macroeconomica della misura. In particolare, le imprese più giovani e in crescita faticano a cogliere i benefici a causa della loro limitata capacità fiscale.
  • Il presidente del Cnel sottolinea inoltre che le disposizioni sulla detassazione degli incrementi retributivi nei rinnovi contrattuali vanno nella direzione giusta per incentivare la contrattazione collettiva di primo livello, ma coinvolgono una platea ancora limitata.
Le principali criticità evidenziate dagli esperti possono essere così riepilogate:
  • Impatto ridotto su larga scala a causa dell’incapacità delle aziende a utilizzare integralmente i benefici fiscali;
  • Natura temporanea e selettiva delle misure;
  • Esigenza di riforme più strutturali e di piena inclusione anche delle imprese più fragili e innovative.

Revisione ISEE e bonus per le mamme: impatti e perplessità

La modifica dei criteri di calcolo dell’ISEE e le nuove misure di sostegno alle madri lavoratrici sono osservate con attenzione dagli uffici di controllo, che ne valutano le potenzialità ma registrano dubbi sulla coerenza e sull’efficacia distributiva:
  • Istat indica che il beneficio annuo del nuovo ISEE si dovrebbe attestare sui 145 euro, con circa 2,3 milioni di famiglie coinvolte, ma quasi il 70% dei destinatari appartiene alle fasce centrali di reddito, riducendo l’impatto su chi versa in condizioni di maggiore fragilità.
  • La Corte dei Conti solleva interrogativi sulla coerenza intrinseca dell’indicatore ISEE, il cui costante aggiornamento rischia di compromettere la capacità del parametro di fotografare il reale bisogno sociale ed economico delle famiglie.
  • Bankitalia richiama l’attenzione sul rischio di favorire i proprietari di immobili rispetto agli affittuari a causa della maggiore franchigia per la prima casa.
Per quanto concerne i bonus destinati alle mamme lavoratrici, le autorità sottolineano l’importanza di sostenere l’inclusione lavorativa femminile e la natalità, ma invitano ad estendere la misura e a garantire percorsi di accesso semplici e a basso impatto burocratico, per evitare ulteriori barriere all’accesso ai benefici.

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