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Armani in vendita, a chi potrebbe andare realmente? E conseguenze se venisse quotata in Borsa?

di Marcello Tansini pubblicato il
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Il testamento appena aperto di Giorgio Armani, delinea per i prossimi anni una stabilità societaria, ma nel giro di 5 anni si dovranno prendere delle decisioni importanti.

L' apertura del testamento di Giorgio Armani ha delineato con precisione la futura struttura patrimoniale del celebre gruppo della moda italiana. Con la sua scomparsa all’età di 91 anni, si apre una fase di profondo cambiamento e riflessione attorno al destino della società che porta il nome del suo fondatore. Gli elementi chiave del lascito riguardano la gestione della Giorgio Armani Spa, ora in mano alla Fondazione che porta il suo nome, e un complesso intreccio di disposizioni riguardanti vendita di quote, governance e tutela dei valori originari. Questo passaggio segna non solo la fine di un'epoca, ma anche l’inizio di una transizione meticolosamente pianificata per garantire solidità, continuità e coerenza alla maison nel panorama competitivo del lusso internazionale.

La successione: l’assetto della Giorgio Armani Spa dopo il testamento

Alla lettura delle ultime volontà, il quadro della successione della società è apparso immediatamente strutturato e privo di ambiguità. La Giorgio Armani Spa viene trasferita interamente alla Fondazione Giorgio Armani, che ne acquisisce il 100% delle quote, suddivise tra piena proprietà del 9,9% e nuda proprietà del restante 90%. Gli usufrutti collegati a quest’ultima parte sono attribuiti a Pantaleo Dell’Orco, compagno e braccio destro dello stilista, ai nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana, oltre alla sorella Rosanna.

La composizione dei diritti di voto conferisce il 40% a Dell’Orco, il 30% alla Fondazione e il restante suddiviso tra i nipoti, garantendo così un equilibrio tra soggetti di fiducia e continuità gestionale. Il testamento stabilisce in modo dettagliato il periodo di passaggio e i limiti di influenza dei singoli soggetti, assicurando che nessuna parte possa prevalere senza ampio consenso interno. La struttura risponde alla volontà di impedire dispersioni o conflittualità tra gli eredi, favorendo unità di intenti e armonia. 

La strategia di vendita: il 15% a un colosso del lusso e le successive tappe

Un elemento distintivo della successione riguarda la strategia di apertura, graduale e controllata, del capitale sociale a soggetti esterni. Il testamento prevede infatti l’obbligo, in capo alla Fondazione, di cedere entro diciotto mesi dalla successione una quota del 15% della società ad un colosso del lusso internazionale, come una fra LVMH, EssilorLuxottica o L’Oréal, o gruppi di pari valore strategico.

Questa operazione, definita «prima tranche», mira a rafforzare la maison grazie all’apporto di know-how, capitali e network, senza compromettere l’indipendenza del marchio. Nel periodo tra il terzo e il quinto anno dall’apertura della successione si aggiunge l’obbligo di una «seconda tranche»: il soggetto che ha acquisito il 15% avrà la facoltà di acquisire un’ulteriore quota, tra il 30% e il 54,9% del capitale.

In alternativa, qualora non si perfezioni la vendita, la strategia prevede la quotazione della Giorgio Armani Spa in Borsa, sempre con il vincolo per la Fondazione di non scendere mai sotto il 30,1% delle quote. Questo meccanismo, strutturato con tempistiche e soglie precise, consente un passaggio ordinato verso l’eventuale ingresso di un nuovo socio di controllo, salvaguardando al contempo la forza identitaria e la direzione strategica dell’azienda. La cessione progressiva al partner scelto o la quotazione pubblica sono accompagnate da clausole di garanzia volte a impedire esiti speculativi e assicurare continuità nella mission e nei valori promossi sin dalla fondazione del marchio.

I potenziali acquirenti: scenari e reazioni di Lvmh, EssilorLuxottica e L’Oréal

L’identificazione dei potenziali acquirenti per la quota iniziale è frutto di una lunga analisi delle possibili sinergie e della compatibilità culturale. L’elenco comprende esclusivamente player di rilievo globale, selezionati per affinità strategica e capacità di valorizzare il brand preservandone l’unicità. Fra le possibili destinazioni della società si citano:

  • LVMH, leader mondiale nella gestione di brand del lusso
  • EssilorLuxottica, colosso nel settore degli accessori e alleato storico di Armani nella moda eyewear
  • L’Oréal, riferimento nei prodotti cosmetici e nella valorizzazione di marchi fashion
Non è stato citata la Exor del Gruppo Agnelli, su cui vi erano state indiscrezioni più volte, visto l'interesse per la moda, ma anche la proprietà di Ferrari. Non è da escludere, comunque, una possibile entrata si in questa fase, che dopo la quotazione, eventuale in Borsa.

Le prime reazioni da parte degli stessi gruppi sono state improntate a rispetto e prudenza, con dichiarazioni di stima per il lascito gestionale di Armani. Sia EssilorLuxottica che L’Oréal hanno pubblicamente riconosciuto il valore dell’invito, segnalando apertura verso scenari di collaborazione che però verranno vagliati con attenzione, nel rispetto dell’identità della maison. LVMH mantiene un atteggiamento di riserbo, tipico nella fase preliminare di valutazione M&A. Tale impostazione garantisce selettività e una negoziazione ponderata, proteggendo la società dagli ingressi di soggetti puramente finanziari o speculativi e privilegiando operatori con visione di lungo termine nel comparto moda. 

La tutela dell’indipendenza e l’ipotesi di quotazione in Borsa

La difesa dell’indipendenza, valore fondante per Giorgio Armani, viene rafforzata da barriere statutarie e da un sistema di governance a prova di acquisizione ostile. Oltre alla possibilità di passaggio di maggioranza attraverso un partner scelto, la struttura consente l’eventuale ingresso nella quotazione pubblica (IPO). Il percorso verso la Borsa è vincolato da tempistiche non inferiori a cinque anni dall’apertura della successione, prevedendo che, anche in caso di sbarco in un mercato regolamentato, la Fondazione mantenga almeno il 30,1% delle quote. Ciò consente di tutelare la continuità della strategia e il rispetto dei principi stabiliti dal fondatore, riducendo il rischio che il marchio possa essere acquisito o stravolto da logiche finanziarie esterne. Alternativamente, se l’operazione di vendita dovesse risultare non praticabile, la quotazione rappresenta una strada per rafforzare la trasparenza e la solidità, attrarre investitori selezionati e sviluppare ulteriormente la visibilità internazionale mantenendo la casa di moda fedele ai capisaldi dell’heritage italiano.

L'entrata in Borsa permetterebe probabilmente alla Fondazione Armani e al principale partner che verrà deciso di poter continuare ad operare autonomamente, con il sostegno di capitali istituzionali principalmente di grandi fondi istituzionali e investitori. Non è da escludere, in pieno stile Armani, anche une vendita privilegiata di quote ai propri dipendenti. Certo, che, la discesa nei mercati azionari potrebbe spingere società del lusso o grandi agglomerati a provare un acquisto di azioni superiore al 51% per detenerne la maggioranza e deciderne lo sviluppo in maniera autonoma.
L'acquisizione potrebbe avvenire tramite un accordo con i titolari delle azioni stesse o anche con una scalata ostile. 
 

La governance e gli equilibri di voto dopo la scomparsa di Armani

L'equilibrio raggiunto attraverso la nuova governance risponde all’esigenza di stabilizzare il gruppo e proteggerlo da possibili rischi di conflitto o spalleggiamenti esterni. Dopo la ripartizione delle quote, Pantaleo Dell’Orco assume un ruolo cardine, detenendo il 40% dei diritti di voto: una posizione che, unita a quella della Fondazione (30%), delimita la possibilità di spostamenti azionari ostili o scelte unilaterali. Nel Consiglio di Amministrazione trovano poi spazio rappresentanti della famiglia e manager storici: i nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana detengono complessivamente il 30% dei diritti di voto; la sorella Rosanna e la nipote Roberta possiedono quote senza diritto di voto, a testimonianza dell’importanza attribuita all’esperienza manageriale e non solo a quella familiare. Il nuovo organigramma evidenzia la volontà di mantenere una governance integrata tra famiglia, collaboratori fedeli e rappresentanti della Fondazione. Il sistema di pesi, votazioni qualificate e diritto di veto sulle scelte di rilievo strategico crea una solida barriera contro rischi di dispersione, mantenendo la casa di moda su un binario di stabilità e continuità. 

Fondazione Giorgio Armani: ruolo, principi e controllo a lungo termine

La Fondazione Giorgio Armani, istituita nel 2016, diventa il perno dell’architettura societaria post successione. L’obiettivo centrale consiste nella salvaguardia dell’autonomia aziendale, nella tutela dell’integrità del marchio e nella promozione dei valori stilistici ricercati da Giorgio Armani. Principi gestionali, etici e creativi sono fissati nel testamento e nello statuto della Fondazione, e includono:

  • Gestione etica delle attività aziendali, improntata a integrità e correttezza
  • Ricerca di innovazione, qualità, eccellenza e ricercatezza di prodotto
  • Stile essenziale e sobrio, con attenzione al dettaglio
  • Valorizzazione del nome Armani a livello internazionale, mantenendo autonomia gestionale 
Nel consiglio della Fondazione siedono manager esperti e familiari, con rappresentanza di fiducia proveniente dall’entourage originale dello stilista. Il sistema di azioni a voto differenziato garantisce ai membri della Fondazione e ai soggetti scelti da Armani il controllo effettivo, anche in presenza di investitori esterni o di nuove partnership societarie. Il nuovo statuto, aggiornato recentemente, impone maggioranze qualificate (75% dei voti) per operazioni straordinarie, scissioni o fusioni, impedendo qualsiasi deriva che possa mettere a rischio l’unità e la visione originaria del marchio. 
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