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Assicurazioni e polizze vita, le ricadute negative per i risparmiatori dopo i contributi erogati per manovra finanziaria

di Marcello Tansini pubblicato il
Contributi erogati per manovra finanziar

Il nuovo pacchetto della manovra finanziaria 2026 punta a reperire circa 4,4 miliardi di euro tassando banche e compagnie assicurative

La bozza della prossima legge di bilancio (manovra 2026) prevede un importante capitolo di copertura delle spese attraverso un contributo del sistema finanziario, comprensivo di banche e compagnie di assicurazione. Lo Stato intende raccogliere circa 11 miliardi di euro nel triennio 2026-2028 dal comparto bancario e assicurativo.
Il contributo è strutturato come una combinazione di maggiori imposte - in particolare un aumento dell'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) per banche e assicurazioni di due punti percentuali, e di limitazioni al riporto delle perdite fiscali - e, in alcuni casi, un meccanismo volontario di affrancamento delle riserve accantonate.
Per il 2026, la cifra stimata delle entrate derivanti dal solo comparto finanziario è pari a circa 4,4 miliardi di euro.
Dal punto di vista del mondo assicurativo, l'elemento rilevante è che questo contributo gravita su un settore - quello assicurativo vita - che già opera in un contesto di margini compressi e tasso tecnico relativamente basso, per cui l'aggiunta di un onere fiscale significativo può tradursi, indirettamente, in effetti visibili per i risparmiatori.

Cosa cambia realmente per i risparmiatori

Il nuovo pacchetto della manovra finanziaria 2026 punta a reperire circa 4,4 miliardi di euro tassando banche e compagnie assicurative. Tra le misure allo studio figurano la tassazione secca al 27,5% delle riserve di extraprofitti, la stretta sulla compensazione delle perdite fiscali e un aumento dell'Irap di circa 2,5 punti percentuali, che porterebbe l'imposta per le banche e le assicurazioni oltre l'8%.

L'obiettivo è rafforzare la credibilità della manovra e rispettare i vincoli europei, chiedendo un contributo straordinario ai settori che hanno registrato utili elevati grazie ai tassi alti. Ma sia l'Abi sia le associazioni delle compagnie assicurative avvertono che l'aumento della pressione fiscale potrebbe avere ricadute sui cittadini.

Per i risparmiatori, il cambiamento più rilevante è indiretto. Le banche, per compensare i nuovi oneri, potrebbero ridurre la remunerazione dei conti deposito o aumentare le commissioni sui servizi finanziari. Le compagnie assicurative potrebbero rialzare i premi delle polizze vita e auto, riducendo al tempo stesso i rendimenti riconosciuti sulle gestioni separate o aumentando i caricamenti sulle nuove sottoscrizioni.

Garanzie, costi e rendimento atteso

Quando si analizza l'impatto sugli strumenti di assicurazione vita, è utile distinguere due grandi categorie di prodotto: le polizze a gestione separata (ramo I) e quelle unit-linked o miste (ramo III).
Nel caso delle polizze a gestione separata, che offrono una componente garantita e una partecipazione agli utili della compagnia, l'effetto più probabile riguarda la riduzione del tasso retrocesso al cliente nei prossimi anni. Dal momento che le compagnie devono fare i conti con un prelievo straordinario, margini più ridotti e possibili cambiamenti nel regime fiscale, è verosimile che la parte garantita diventi meno allettante o che la compagnia riduca la componente variabile della partecipazione agli utili. Anche i costi accessori - come caricamenti all'ingresso o spese su riscatti anticipati - potrebbero aumentare, come contropartita alla maggiore pressione sui conti societari.
Per quanto riguarda le polizze unit-linked o quelle che combinano una componente assicurativa con un investimento finanziario, l'effetto è più sottile ma non meno rilevante: la leva della compagnia può ridursi e, quindi, l'assicuratore potrebbe reagire aumentando le commissioni di gestione, introducendo vincoli più stringenti sull'asset allocation interna oppure offrendo linee con garanzie ridotte e costo più elevato. In sostanza, l'offerta potrebbe diventare meno generosa o più “protetta” a favore della società, anziché del risparmiatore.
In questo senso, il risparmiatore che detiene o sta valutando una polizza vita deve essere consapevole che il contesto cambierà: il tradizionale vantaggio delle garanzie e della stabilità può venir messo sotto pressione, e la convenienza relativa rispetto ad alternative finanziarie pure (fondi, ETF, depositi) richiede nuova comparazione.

Scelte, rischi e strategie di risposta

Dal punto di vista del risparmiatore, ci troviamo di fronte a un bivio che richiede maggiore attenzione e consapevolezza. Innanzitutto, chi ha già in portafoglio una polizza vita deve vigilare sulle comunicazioni periodiche della compagnia: si vada a verificare se viene annunciata una revisione del tasso di retrocessione della gestione separata, se cambiano le condizioni di riscatto o se compaiono nuove spese accessorie. In secondo luogo, chi sta valutando una nuova sottoscrizione deve confrontare non solo la proposta contrattuale (premio, garanzie, durata, costi) ma anche le condizioni future implicite, ossia il panorama competitivo e regolamentare che potrà mutare.
Benché la manovra non modifichi immediatamente la tassazione sui rendimenti delle polizze vita, la pressione sui margini delle imprese di assicurazione si traduce in un rendimento netto atteso più basso e in costi indiretti maggiori. Inoltre, la scelta di una polizza va sempre affiancata a una comparazione con strumenti alternativi: per esempio, se l'obiettivo è esclusivamente accumulare risparmio e non vi è bisogno specifico della componente assicurativa o della garanzia vita, potrebbe essere più conveniente valutare soluzioni pure di investimento.
Infine, la dimensione della consulenza diventa ancora più rilevante: quando il contesto normativo e fiscale si irrigidisce, la qualità del supporto - nella scelta del prodotto, nel capire clausole e nella gestione del ciclo vita della polizza - può fare la differenza.

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