Il futuro delle auto diesel e benzina in Europa è al centro del dibattito: la normativa UE che prevede lo stop dal 2035 potrebbe slittare, mentre le principali case automobilistiche e i Paesi membri valutano impatti e strategie.
La transizione ecologica del settore automobilistico europeo coinvolge profondamente le strategie di governi, costruttori e consumatori. Il tema dell’eliminazione graduale dei veicoli a motore diesel e benzina dal 2035 ha suscitato ampi dibattiti e posizioni divergenti, segnando tuttora l’agenda politica e industriale dell’Unione Europea. Mentre la Commissione si era impegnata a presentare una revisione delle norme sulle emissioni di CO2 per il 10 dicembre, il rinvio ufficiale delle decisioni ha alimentato incertezza e attesa in tutto il comparto. A questo punto, secondo indiscrezioni, la decisione dovrebbe essere prese entro Gennaio 2026, ma non c'è al momento nessuna ufficialità.
Il possibile slittamento delle regole sulla decarbonizzazione del trasporto privato incide direttamente sulle scelte di innovazione dei grandi gruppi e sul sistema industriale correlato, che comprende settori come l’acciaio, la chimica e l’elettronica. Al centro delle discussioni si trova la delicata ricerca di un equilibrio tra obiettivi ambientali e sostenibilità economica: le diverse sensibilità degli Stati membri e gli interessi strategici delle principali aziende produttrici rendono la definizione della nuova normativa un tema di primaria rilevanza per il futuro del mercato e per la posizione competitiva dell’Europa.
Le prossime decisioni europee su emissioni e regolamentazione stanno mobilitando i governi e costringendo alla cautela tutte le aziende coinvolte nella filiera della mobilità. Il primo elemento che emerge con chiarezza è la forte divisione tra Paesi membri sul percorso da seguire dopo il 2035. L’agenda originaria prevedeva la presentazione delle revisioni normative a dicembre, tuttavia il Parlamento e la Commissione hanno spostato la discussione, segno evidente della complessità del compromesso richiesto.
I termini del blocco delle auto diesel e benzina potrebbero portare al 2040, ma anche fino al 2050, con un piano però a scalare progressivo di limitazioni che partirebbero proprio dal 2030 o dal 2025
Il rinvio della normativa sulle emissioni e la mancata definizione di una cornice regolatoria certa stanno avendo importanti ripercussioni sui giganti automobilistici europei, con particolare riferimento ai gruppi Stellantis e Volkswagen. Queste aziende rappresentano i punti di riferimento dell’innovazione e dell’occupazione in Europa e sono alle prese con una delicata fase di riorganizzazione degli investimenti.
| Aree chiave di attenzione | Stellantis | Volkswagen |
| Investimenti USA | Maxi piano già avviato, grazie a quadro normativo stabile | Prevalente attenzione su infrastrutture e incentivi legati al mercato americano |
| Mercato europeo | Piano sospeso in attesa delle decisioni UE su CO2, biocarburanti, flotte verdi | Strategia di trasformazione industriale rallentata dalla mancanza di certezze sulle future regole emissioni |
| Focus tecnologico | Priorità a ibride e piccoli veicoli in attesa di incentivi | Adattamento della gamma EV e rallentamento sull’elettrico per pressione dazi USA e concorrenza asiatica |
In sintesi, la mancata definizione regolatoria da parte dell’Unione Europea sta generando una situazione di stallo che rischia di compromettere investimenti miliardari e la leadership continentale nel settore automotive. Solo una chiara e condivisa strategia normativa potrà consentire ai colossi europei di approvare piani industriali innovativi, attingere ai fondi necessari per ammodernare gli impianti, implementare soluzioni di mobilità sostenibile e garantire l’occupazione e la crescita lungo l’intera filiera dell’auto.