La prima scossa arrivata con l'offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Banco BPM, per un valore di 10,1 miliardi di euro.
Stiamo assistendo a una vera e propria guerra delle scalate nel sistema bancario italiano nel 2025 con una catena di offerte pubbliche ostili e contromosse strategiche che stanno ridisegnando la mappa finanziaria nazionale. Dietro le manovre da miliardi di euro, si giocano gli equilibri del credito, della gestione patrimoniale e dell'influenza economica sul futuro del Paese. Questo è il quadro della situazione:
Dal punto di vista del cliente, l'unione tra Unicredit e BPM potrebbe portare alla creazione di una rete commerciale più ampia e innovativa, ma non senza il rischio di chiusure di filiali e razionalizzazione dei servizi.
Nel frattempo, Banco BPM ha completato con successo la propria opa su Anima Holding, la maggiore realtà italiana indipendente nella gestione del risparmio. Con l'acquisizione dell'89,95% del capitale, BPM rafforza la sua posizione nel settore del wealth management. L'operazione ha ricevuto l'appoggio di soggetti come Poste Italiane, FSI e il gruppo Caltagirone.
Per i clienti che già detenevano fondi Anima all'interno della rete Banco BPM, il passaggio potrà risultare trasparente. Sul lungo periodo, l'integrazione delle piattaforme potrebbe comportare modifiche nei prodotti offerti e nelle modalità di consulenza. La maggiore concentrazione rischia anche di ridurre la pluralità di gestori disponibili, in nome di un'efficienza economica che privilegia la casa interna.
A gennaio 2025, il colpo più eclatante arriva da Monte dei Paschi di Siena, che lancia un'offerta ostile da 13,3 miliardi di euro per acquisire il controllo di Mediobanca. È un passaggio storico: la più antica banca italiana tenta di mettere le mani sull'istituto che da sempre ha rappresentato il cuore dell'alta finanza milanese. Il Tesoro, ancora primo azionista di MPS, sostiene l'operazione con l'obiettivo dichiarato di creare un gruppo nazionale capace di competere con i grandi istituti francesi e tedeschi.
Mediobanca non resta a guardare: respinge l'offerta e si prepara al contrattacco.
Per i clienti Mediobanca Private e CheBanca!, la prospettiva di essere assorbiti da MPS suscita interrogativi legittimi. Si teme una perdita di posizionamento, una modifica dei livelli di servizio e una ridefinizione della strategia commerciale.
A stretto giro Mediobanca risponde con una contromossa strategica, lanciando un'opa da 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, punto di riferimento nel private banking italiano. L'operazione è legata alla cessione della quota in Generali Assicurazioni e punta a rafforzare la divisione di wealth management per difendere la propria autonomia da MPS.
L'acquisizione di Banca Generali permetterebbe a Mediobanca di diventare leader europeo nella consulenza per i grandi patrimoni, ma apre anche interrogativi sulla compatibilità tra culture aziendali molto diverse. Per i clienti di Banca Generali, noti per l'elevato tasso di fedeltà ai propri consulenti, si prospettano vantaggi in termini di accesso a prodotti d'investimento più strutturati, ma anche il rischio di una massificazione dell'offerta.
BPER Banca, supportata dal gruppo assicurativo Unipol, ha lanciato un'offerta pubblica da 4,3 miliardi su Banca Popolare di Sondrio. Lo scopo è creare un terzo polo bancario in grado di mantenere un forte radicamento territoriale, ma con le dimensioni necessarie per investire in tecnologia e innovazione. Il Cda della Popolare ha però respinto l'offerta, e al momento la fusione è sospesa, ma potrebbe riaprirsi a condizioni migliori.
Per i clienti, il possibile matrimonio tra BPER e Pop Sondrio è un'occasione per usufruire di un servizio più strutturato senza rinunciare alla prossimità bancaria che da sempre caratterizza le popolari. Le passate esperienze mostrano che anche le fusioni tra banche vicine possono portare a disagi iniziali, legati soprattutto alla migrazione dei sistemi informatici e alla riorganizzazione delle filiali.
Si muove anche il segmento delle banche specializzate. Banca Ifis, istituto focalizzato sul credito alle imprese, ha lanciato un'opa mista su Illimity Bank, fondata da Corrado Passera e attiva nel credito innovativo alle pmi e nel digital banking. Con un valore di quasi 300 milioni di euro, l'operazione punta a creare una banca agguerrita e agile, capace di finanziare le imprese italiane che restano escluse dal circuito bancario tradizionale.
Per gli utenti di Illimity, l'incorporazione in un gruppo più grande potrebbe significare la fine dell'approccio pionieristico e tech-driven che ne ha segnato il successo iniziale o un fondo o semplicemente utilizza l'app della banca potrebbe ritrovarsi con nuovi interlocutori, regole differenti, condizioni contrattuali aggiornate. Il rischio maggiore, per i clienti, è la cosiddetta desertificazione bancaria, ovvero la chiusura di filiali in territori periferici dove il servizio fisico resta essenziale per molti cittadini, in particolare anziani e piccoli imprenditori.
Un'altra conseguenza potenziale è l'omogeneizzazione dell'offerta. Le banche aggregate, nel tentativo di standardizzare i servizi, potrebbero ridurre la gamma di prodotti personalizzati o tagliare quelli meno redditizi, a scapito della diversificazione. Sul fronte positivo, i grandi gruppi possono offrire tecnologie migliori, maggiore sicurezza digitale e una solidità patrimoniale più elevata, utile in caso di crisi finanziarie.