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Bonifico bancario, quando per l'Agenzia delle Entrate è reddito e come fare a difendersi per non pagare tasse

di Marianna Quatraro pubblicato il
Bonifico bancario quando reddito

Quali sono i casi in cui l'Agenzia delle Entrate considera un bonifico bancario come reddito e cosa deve fare il contribuente per dimostrare che tale non è

Il bonifico bancario rappresenta uno strumento essenziale per la gestione delle transazioni finanziarie sia tra privati che tra imprese. Da semplice mezzo di pagamento, il bonifico è oggi al centro dell’attività di monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate, che si avvale di dati derivanti dai movimenti bancari per verificare la correttezza delle dichiarazioni reddituali.

Comprendere quando un bonifico bancario può essere considerato reddito imponibile è importante, soprattutto a livello fiscale. Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, i bonifici non adeguatamente giustificati possono essere inclusi nella base imponibile della tassazione.

  • Strumento tracciabile e trasparente
  • Controlli fiscali basati su presunzioni legali
  • Onere della prova a carico del contribuente
L’Agenzia delle Entrate, grazie al Registro dei Rapporti Finanziari, può controllare i dati su conti correnti, carte di credito, investimenti e operazioni effettuate dai contribuenti diventano accessibili per finalità di verifica fiscale. Tale flusso di informazioni è alimentato annualmente dagli istituti bancari.

La verifica può essere attivata sia su elementi oggettivamente anomali, sia per il superamento della soglia del 20% fra spese sostenute e redditi dichiarati, oppure a fronte di uno scostamento pari ad almeno dieci volte l’assegno sociale annuo. Gli strumenti adottati comprendono l’anonimometro, algoritmo per analisi massiva, e l’evasometro, volto a individuare incongruenze di spesa. I termini di accertamento variano:

  • 5 anni per chi presenta regolarmente la dichiarazione
  • 7 anni in mancanza di dichiarazione

Quando un bonifico bancario è considerato reddito imponibile: casi e presunzioni legali

 L’Agenzia delle Entrate considera un bonifico bancario come reddito imponibile, nei seguenti casi:
  • Versamenti consistenti o ricorrenti: se non giustificati da documentazione chiara, vengono presunti come proventi da fonti non dichiarate.
  • Bonifici con causale generica o assente: maggiore attenzione da parte dell’Agenzia, specie in assenza di una tracciabilità della provenienza.
  • Movimenti sproporzionati rispetto al reddito: possono destare sospetti di evasione o riciclaggio.
Spetta al contribuente fornire la documentazione che esclude la natura reddituale della somma.

Precisiamo che, se il bonifico è legato ad attività autonome, professionali, o commerciali, la natura imponibile è immediata e va dichiarata come reddito nell’annualità di riferimento.

Bonifici esclusi dalla tassazione: donazioni, premi e altre esenzioni

Ci sono casi specifici in cui il versamento tramite bonifico non è considerato reddito tassabile. Tra questi:

  • Donazioni familiari: i trasferimenti tra parenti stretti, entro i limiti fissati dalla normativa sull’imposta di donazione, non costituiscono manifestazione di nuova ricchezza imponibile. Oltre le soglie, è richiesto un atto notarile.
  • Prestiti infruttiferi documentati: è necessaria scrittura privata con data certa per dimostrare che la somma è un prestito e non un reddito.
  • Vendita di beni usati (senza plusvalenza): se la quantità e la natura corrispondono a un’operazione occasionale e dimostrabile.
  • Vincite e premi: soggetti a tassazione alla fonte, non sono imponibili IRPEF.
  • Risarcimenti per danno biologico o morale: documentazione assicurativa o sentenza.
Tipologia Bonifico Tassazione
Donazioni tra parenti stretti (entro soglia) Non imponibile IRPEF
Prestiti infruttiferi documentati Non imponibile IRPEF
Vincite o premi Tassati alla fonte
Risarcimenti danni Esenti

La prova contraria: come difendersi dalla presunzione fiscale e documentare la provenienza delle somme

L’onere di dimostrare che le somme ricevute tramite bonifico non rappresentano reddito è sempre a carico del contribuente e solo in questi casi si può essere esonerati dal relativo pagamento delle tasse.

Per essere ammesso dall’amministrazione, la prova deve rispondere a criteri di precisione, analiticità e dettaglio. Sono idonei:

  • Ricevute o scritture private certificate, come per donazioni o prestiti
  • Documentazione bancaria di vendita beni usati senza plusvalenza
  • Testimonianze scritte, in casi specifici, in sede di contenzioso
  • Atti pubblici o autentiche notarili, specie per importi elevati tra familiari
La documentazione deve essere temporalmente coerente e prodotta fin dal primo avvio dell’accertamento. L’assenza o genericità della prova comporta sanzioni e obbligo di versamento delle imposte evase.

 

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