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Bonus mamma lavoratrici 2025: quando va restituito anche se domanda accettata e pagamento fatto

di Marianna Quatraro pubblicato il
Bonus mamma lavoratrici 2025 quando rest

Quali sono i casi specifici in cui è possibile dover restituire il bonus mamme lavoratrici 2025 pur se la domanda è già stata accettata e il pagamento è già avvenuto: le condizioni

Il panorama dei sostegni economici dedicati alle famiglie in Italia nel 2025 comprende anche il cosiddetto bonus mamme lavoratrici che può essere riconosciuto solo in presenza di specifici requisiti sia reddituali che familiari. 

La normativa vigente ha previsto per il 2025 un’integrazione al reddito pari a 40 euro per ogni mese di attività lavorativa svolta dalla madre avente diritto. Tale importo, esentasse e non soggetto a contribuzione, è calcolato considerando ogni mese o frazione di mese di rapporto attivo e può raggiungere un massimo di 480 euro annui.

L’erogazione del bonus avviene generalmente in un’unica soluzione, prevista per dicembre 2025; per le domande inviate successivamente o per casi particolari, la corresponsione può slittare al febbraio 2026, sempre rispettando la finestra temporale stabilita dalla normativa.

L’iniziativa si distingue per alcune peculiarità rispetto alle precedenti agevolazioni:

  • Non concorre alla formazione del reddito IRPEF e non è rilevante ai fini ISEE;
  • Viene corrisposta esclusivamente alle lavoratrici madri con almeno due figli che soddisfano determinati parametri anagrafici e di reddito;
  • Rappresenta una misura ponte in attesa dell’entrata in vigore dello sgravio contributivo strutturale programmato dal 2026.

A chi spetta il Bonus Mamma Lavoratrici 2025: requisiti familiari e reddituali

Il bonus mamme 2025 riguarda le madri lavoratrici, siano esse dipendenti del settore pubblico o privato nonché autonome, con almeno due figli. I criteri specifici per l’accesso sono sintetizzati nella seguente tabella:
Numero Figli Età Figli Tipo Contratto Requisito Reddito
2 Il più piccolo < 10 anni Dipendente/Autonoma ≤ 40.000 euro
≥ 3 Il più piccolo < 18 anni Solo non indeterminato ≤ 40.000 euro

La presenza di figli deve essere stabile o maturare entro il 31 dicembre 2025: anche le nascite o adozioni in corso d’anno danno diritto al beneficio dalla data di maturazione del requisito:

  • Le lavoratrici con tre o più figli devono avere un contratto diverso dal tempo indeterminato per accedere al beneficio. Con il tempo indeterminato, si accede invece all’esonero contributivo strutturale.
  • Sono esclusi: lavoratrici domestiche, titolari di sole cariche sociali, lavoratrici autonome in regime forfettario, imprenditrici senza iscrizione previdenziale obbligatoria.
Ancora, il limite di reddito di 40.000 euro annuo rappresenta un requisito imprescindibile: la verifica viene effettuata sui redditi 2025, con particolare attenzione alla stima preventiva da parte della lavoratrice, cui spetta comunicare correttamente i dati in autocertificazione.

Come presentare domanda e ricevere il Bonus: modalità e tempistiche

Per accedere al contributo è necessario presentare apposita domanda all’INPS entro il termine ordinatorio del 9 dicembre 2025, utilizzando una delle seguenti modalità:

  • Portale INPS tramite SPID, CIE o CNS (sezione “Sostegni, Sussidi e Indennità – Nuovo Bonus mamme”).
  • Contact Center Multicanale, chiamando i numeri dedicati.
  • Istituti di patronato abilitati.
Le domande presentate dopo il termine potranno essere accettate entro la scadenza del 31 gennaio 2026, con pagamento nel successivo mese di febbraio. Per le madri che acquisiscono i requisiti tra il 9 dicembre e il 31 dicembre 2025, vale il termine prolungato di presentazione pari appunto al 31 gennaio 2026.

All’atto della domanda, è richiesta l’autodichiarazione dei requisiti familiari e reddituali, oltre alla specifica del numero di figli, delle loro generalità e codice fiscale. I pagamenti avverranno su coordinate bancarie fornite (anche estere, purché in area SEPA) o tramite bonifico domiciliato.

L’INPS effettua l’istruttoria e, in caso di esito positivo, eroga il contributo in un’unica soluzione direttamente alla beneficiaria. È previsto un termine di gestione amministrativa entro 30 giorni dalla domanda. 

Restituzione del Bonus: quando si perde il diritto anche con domanda accettata e pagamento già effettuato

La misura prevede controlli stringenti al fine di garantire l’equità nell’erogazione. Può accadere che, pur in presenza di una domanda accettata e del pagamento già avvenuto, si verifichino situazioni che obbligano la lavoratrice a restituire l’importo percepito: 

  • Superamento del limite di reddito: Poiché il bonus è vincolato al non superamento della soglia di 40.000 euro annui, se il reddito effettivo risultasse superiore a quanto stimato nella richiesta, si configura la perdita del diritto e la somma sarà interamente reclamata da INPS.
  • Mancato mantenimento dei requisiti familiari durante l’anno: Se il secondo figlio compie dieci anni o, in caso di almeno tre figli, il più piccolo raggiunge la maggiore età (18 anni) prima della fine del periodo di spettanza, la lavoratrice perde il diritto dalla data di variazione. Il diritto viene quindi riconosciuto pro quota, fino al mese in cui erano rispettati tutti i presupposti.
  • Errata autodichiarazione: Qualora l’autodichiarazione contenga informazioni inesatte o mendaci in merito a figli, tipologia di contratto, effettivo svolgimento di attività lavorativa o reddito, INPS può richiedere la restituzione delle somme erogate.
La normativa specifica che l’obbligo di restituzione sussiste anche in caso di buona fede della lavoratrice. La comunicazione delle modalità avviene tramite provvedimento amministrativo riferito al caso concreto, mentre i dettagli sulle tempistiche e procedure sono determinati da INPS con comunicazione diretta all’interessata.

In sintesi, la tempestiva comunicazione di variazioni e la verifica periodica dei parametri personali costituiscono una misura prudenziale per evitare l’insorgere dell’obbligo di restituzione, anche a domanda già liquidata.

Controlli, sanzioni e casi pratici di restituzione

INPS garantisce controlli su più livelli, sia in fase di istruttoria sia successivamente all’erogazione. Le verifiche riguardano:

  • Autenticità delle autodichiarazioni riguardanti figli, rapporto di lavoro e dati reddituali;
  • Effettiva permanenza dei requisiti per tutta la durata del diritto;
  • Verifica degli IBAN comunicati per il pagamento, tramite procedure centralizzate.
Laddove emergano difformità, per errore, omissione o dolo, si attiva la procedura di restituzione dell’intero importo non spettante, accompagnata, nei casi più gravi, dalla segnalazione alle autorità giudiziarie per eventuali sanzioni penali (in particolare nei casi di false attestazioni).

Esempi pratici:

  • Madre di due figli, il secondo compie 10 anni a settembre: bonus valido da gennaio a settembre 2025; per le restanti mensilità occorre restituire quanto eventualmente percepito in eccesso.
  • Lavoratrice con reddito dichiarato inferiore a 40.000 euro ma consuntivo superiore a tale soglia: deve restituire l’intero bonus già corrisposto.
  • Lavoratrice autonoma che termina l’attività a luglio: percepisce il bonus solo fino a luglio; somme riferite ai mesi successivi vanno restituite.