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Irpef e tasse, ecco il mio sistema ottimale, ma per ora si può fare solo questo: le nuove dichiarazioni di Leo

di Marianna Quatraro pubblicato il
Irpef tasse nuove dichiarazioni Leo

Un sistema fiscale ottimale sarebbe a due aliquote al 23% e al 35% ma al momento impossibile: le attuali posizioni del viceministro Leo

L’evoluzione dell’imposizione fiscale sulle persone fisiche è uno dei temi più dibattuti nella politica economica italiana. Negli ultimi anni, la discussione si è riaccesa grazie agli interventi e alle analisi del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. La riforma Irpef si trova oggi di fronte a un bivio tra esigenze di semplificazione, input derivanti dal contesto economico, limiti di bilancio pubblico e necessità di salvaguardare l’equità.

Le dichiarazioni di Maurizio Leo: il sistema ottimale a due aliquote e la realtà attuale

Il dibattito sul sistema fiscale a due aliquote Irpef proposto da Maurizio Leo ruota attorno a un modello improntato su chiarezza e linearità: la proposta tecnica prevedeva un’imposta unica al 23% per i redditi più bassi e una seconda, al 35%, per quelli più elevati. 

Secondo Leo, tale impostazione garantirebbe una maggiore semplicità sia per i cittadini contribuenti che per gli organi dell’amministrazione finanziaria, superando la frammentazione degli attuali scaglioni.

Questo sistema, tuttavia, per ora rimane una prospettiva ideale difficile da attuare nell’immediato a causa delle attuali condizioni economico-finanziarie e delle scarse risorse e dei vincoli stringenti sulla spesa pubblica ma permetterebbe:

  • Chiarezza e trasparenza: Una doppia aliquota semplificherebbe le modalità di calcolo e ridurrebbe l’incertezza rispetto al sistema attuale, caratterizzato da tre scaglioni principali (23%, 35% e 43%).
  • Sostegno al ceto medio: In numerose dichiarazioni pubbliche, Leo ha ribadito la necessità di non penalizzare la fascia intermedia di reddito, la più esposta ai limiti di progressività e alle fluttuazioni economiche recenti.
  • Motivazioni tecniche della scelta: L’obiettivo dichiarato del viceministro è la riduzione della pressione fiscale proprio sui redditi tra 28mila e 50mila euro annui, attualmente più a rischio di compressione dei consumi e riduzione del risparmio reale.
Lo stesso viceministro Leo ha sottolineato come proprio le attuali condizioni economiche del nostro Paese rendono infattibile la realizzazione immediata di un simile sistema. L’attuazione di una doppia aliquota richiederebbe, infatti, coperture finanziarie che oggi il Paese non può permettersi.

Come dovrebbe cambiare l’Irpef nella Manovra 2026: taglio dell’aliquota e benefici attesi

Le anticipazioni sulla Manovra 2026 disegnano, invece, una direzione chiara per la politica fiscale italiana, con interventi circoscritti sulla fascia di reddito tra 28mila e 50mila euro attraverso una riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33%.

L'intento della proposta di riduzione dell'Irpef 2026 è quello di salvaguardare i redditi intermedi, incrementando il potere di acquisto e la capacità di spesa delle famiglie a fronte delle sfide inflazionistiche e delle difficoltà di bilancio statale.

Scaglioni 2025 Aliquota
Sotto 28.000 € 23%
28.000 - 50.000 € 35%
Oltre 50.000 € 43%

La proposta, per la Manovra 2026, prevede l’abbassamento al 33% per lo scaglione centrale, con benefici stimati fino a 440 euro annui. Secondo le simulazioni, il vantaggio fiscale cresce con il reddito all’interno dello stesso scaglione: chi percepisce 30mila euro risparmierebbe circa 40 euro l’anno, chi arriva a 40mila euro otterrebbe un beneficio di circa 240 euro, raggiungendo la soglia massima per chi si colloca a 50mila euro.

Questo cambiamento interesserà circa 13,6 milioni di contribuenti e ha l’obiettivo di portare maggiore equità nel sistema, stimolando i consumi e incentivando la fedeltà fiscale. 

La revisione delle aliquote si concentra direttamente sulla fascia di popolazione identificata come “ceto medio”, individuata nei redditi compresi tra 28mila e 50mila euro lordi. Secondo i dati, proprio questa categoria contribuisce in maniera sostanziale al gettito Irpef nazionale e costituisce la parte più vulnerabile agli effetti delle scelte fiscali.

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