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Che cos'è la Tobin Tax, per quali transazioni finanziarie si paga e aliquote 2026

di Marcello Tansini pubblicato il
tobix tax

La Tobin Tax rappresenta una tassa controversa sulle transazioni finanziarie: dalle origini agli obiettivi, dalla sua applicazione in Italia alle novità 2026, fino a impatti, confronti europei e prospettive future.

La tassa sulle transazioni finanziarie chiamata "Tobin Tax" prende il nome dall’economista statunitense James Tobin, premio Nobel che nel 1972 propose un'imposta sulle operazioni valutarie per contrastare la speculazione a brevissimo termine e favorire la stabilità del sistema monetario internazionale. L’idea originale prevedeva un prelievo estremamente ridotto su ciascuna transazione, con l’obiettivo di scoraggiare gli operatori orientati al profitto istantaneo e promuovere una maggiore solidità nei mercati dei cambi.

Nel corso dei decenni, l’imposta ha subito una progressiva trasformazione adattandosi alle evoluzioni del panorama finanziario globale. In Italia, la sua introduzione ha segnato un passaggio rilevante da visione teorica a strumento concreto di policy economica, incidendo in modo particolare su azioni, strumenti derivati e asset con un alto grado di volatilità. Oggi la tassa viene concepita come una misura capace di coniugare obiettivi di gettito fiscale e di contenimento delle attività speculative, benché il dibattito pubblico resti acceso sull’efficacia della sua applicazione.

Come funziona la Tobin Tax in Italia: applicazione, soggetti coinvolti ed esenzioni

In Italia la Tobin Tax è stata introdotta con la legge 228/2012 ed è entrata in vigore il 1° marzo 2013. Oggi rappresenta un’imposta sulle operazioni finanziarie relative ad azioni emesse da società italiane quotate sui mercati regolamentati, così come su certi strumenti derivati che hanno come sottostante tali titoli. Il funzionamento si articola secondo alcune logiche precise che meritano un approfondimento.

Soggetti obbligati al pagamento:

  • Persone fisiche e giuridiche residenti o non residenti che acquistano, a qualsiasi titolo, azioni e strumenti assimilati emessi da imprese italiane quotate.
  • Sono inclusi anche gli operatori che stipulano contratti derivati legati ai titoli azionari individuati dalla normativa.
Modalità di applicazione:
  • L’imposta viene calcolata in percentuale sul valore della transazione o sul valore nozionale del contratto derivato.
  • In generale viene addebitata dall’intermediario autorizzato che esegue l’operazione (banca, broker), ma in caso di operazioni eseguite tramite intermediari esteri può ricadere direttamente sull’investitore.
  • Le transazioni intraday (acquisto e rivendita nella stessa giornata) risultano esenti dal prelievo, favorendo chi effettua trading giornaliero.
  • Sono escluse anche le attività di market making, emissione di nuovi strumenti e alcune operazioni tecniche come fusioni e acquisizioni.
Esenzioni previste:
  • Le operazioni su titoli di società con capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro.
  • Le attività degli emittenti stessi durante incremento di capitale.
  • Le operazioni infragruppo, alcune forme di finanziamento e quelle necessarie per la liquidazione di istituzioni finanziarie.
  • Trading su titoli esteri non ricade nella tassazione italiana.
In sintesi, la normativa mira a colpire le transazioni considerate più speculative e ad alto tasso di rotazione, lasciando fuori una serie di casistiche per non penalizzare l’operatività ordinaria dei mercati e delle aziende.

Aliquote e novità 2026: aumenti progressivi e nuove coperture fiscali

Il 2026 segnerà un cambiamento importante nel sistema di tassazione delle transazioni finanziarie, in seguito alle modifiche previste dalla recente legge di Bilancio. L’esecutivo ha proposto un percorso di incremento graduale della tassazione, con l’obiettivo dichiarato di reperire nuove risorse sfruttando la dinamicità dei mercati e il cosiddetto “get more from the market”.

  • Aliquota di base: L’attuale prelievo viene applicato allo 0,2% del valore dell’operazione su azioni italiane di società sopra 500 milioni di euro di capitalizzazione e allo 0,02% sulle negoziazioni di strumenti derivati e altri strumenti finanziari assimilati.
  • Nuovo percorso di aumenti: Dal 2027, la percentuale salirà allo 0,3%, quindi allo 0,35% nel 2028 per raggiungere lo 0,4% a partire dal 2029. Tale progressione è stata oggetto di confronto nel recente vertice di maggioranza ed è pensata per garantire entrate crescenti dello Stato senza introdurre variazioni di principio nella struttura dell’imposta.
  • Coperture fiscali attese: L’incremento dovrebbe tradursi in un maggiore gettito, in particolare dalle attività di negoziazione ad alta frequenza e dalle operazioni multi-day, ambiti in cui si registra la più alta concentrazione di scambi su titoli quotati della Borsa Italiana.
  • Ulteriori esoneri: Restano in vigore le esenzioni già stabilite: attività di market making, emissione di nuovi strumenti, operazioni intraday.
Le novità del 2026 si inseriscono in una strategia fiscale volta a preservare la competitività dei mercati nazionali, ma sollevano interrogativi sugli effetti che i progressivi aumenti potranno avere su liquidità, attrattività e spostamento dei volumi di scambio verso piazze estere.

Transazioni soggette alla Tobin Tax e casi di esclusione: cosa viene tassato

Per comprendere quale sia l’effettivo ambito di applicazione di questa imposta, è utile distinguere tra le casistiche incluse e quelle escluse, sulla base delle norme attualmente in vigore.

Transazioni assoggettate all’imposta:

  • Acquisti di azioni e strumenti partecipativi emessi da società italiane quotate con capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro.
  • Transazioni su strumenti derivati il cui valore dipende da titoli soggetti alla tassa.
  • Acquisto di altri strumenti finanziari che incorporano diritti connessi alle stesse azioni (warrant, covered warrant, certificate).
Operazioni escluse:
  • Negoziazioni su titoli di società non italiane o su società italiane con capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro.
  • Operazioni giornaliere (intraday trading) che non restano aperte oltre la giornata di acquisto.
  • Attività di market making, emissioni primarie di titoli, operazioni di fusione, scissione e conferimento, operatività per gestione della liquidità e il funding delle società quotate.
  • Operazioni su obbligazioni, ETF, strumenti di debito e strumenti finanziari non riconducibili al sottostante oggetto della tassa.
Queste esclusioni tecniche sono pensate per non penalizzare indebitamente le strategie di investimento di lungo periodo, le operazioni di raccolta di capitale per le aziende e la normale liquidità di mercato. Il meccanismo resta prevalentemente orientato a colpire i flussi di capitale che alimentano una rotazione rapida delle posizioni.

La Tobin Tax in Europa: confronto tra Italia e altri paesi UE

La tassa sulle transazioni finanziarie ha assunto forme diverse all’interno del panorama europeo, dando vita a approcci eterogenei quanto ad aliquote, ambiti di applicazione e strumenti coinvolti. L’Italia si differenzia per alcune scelte peculiari.

Principali esperienze europee:

  • Francia: prelievo dello 0,3% sugli acquisti di azioni di società nazionali con capitalizzazione superiore a un miliardo di euro, escluso l’intraday e le vendite; vasta gamma di esenzioni.
  • Belgio: tassa tra lo 0,12% e lo 0,35% su acquisti e vendite di strumenti finanziari, inclusi derivati e obbligazioni.
  • Regno Unito (fuori UE): stamp duty dello 0,5% solo sugli acquisti di azioni britanniche, escludendo market maker e strumenti elettronici.
  • Austria, Portogallo, Grecia, Slovacchia, Slovenia: applicazioni ridotte e spesso limitate alle sole azioni domestiche, con aliquote tra lo 0,1% e lo 0,2%.
La Tobin Tax europea a livello comunitario è fallita per divergenze sulla base imponibile e timori di effetti distorsivi sul mercato unico. Pertanto, l’Italia si muove in autonomia, pur in un contesto di costante confronto e pressione competitiva con altre piazze finanziarie continentali.

Ogni paese tende a tutelare la propria competitività nazionale, portando a una frammentazione che alimenta differenze nelle strategie di ottimizzazione fiscale degli operatori transfrontalieri.

L’impatto della Tobin Tax sul mercato finanziario: effetti su investitori e volumi di scambio

Le conseguenze sul mercato finanziario italiano sono oggetto di monitoraggio costante da parte delle autorità e degli operatori. L’introduzione e l’eventuale aumento delle aliquote sollevano alcune questioni di rilievo internazionale:

  • Riduzione dei volumi di scambio: le strategie di negoziazione ad alta frequenza e quelle a breve termine diventano meno redditizie, portando alla diminuzione della liquidità su alcuni titoli.
  • Migrazione degli scambi verso piazze estere meno onerose: la frammentazione del sistema europeo può incentivare lo spostamento di grossi operatori verso mercati privi di imposta o con aliquote inferiori.
  • Penalizzazione degli investitori retail italiani: in assenza di un coordinamento a livello UE, il sistema rischia di incidere maggiormente sui risparmiatori domestici rispetto ai soggetti internazionali.
  • Possibile minor attrattività della Borsa Italiana per nuove quotazioni e IPO, particolarmente in un contesto di crescente concorrenza per la raccolta di capitali.
Le valutazioni empiriche indicano che, se da un lato si raggiunge l’obiettivo di reperire risorse pubbliche e contenere la speculazione, dall’altro rischia di accentuare la circularità delle strategie di elusione e la diminuzione della visibilità del mercato nazionale sui radar degli investitori globali.

Tobin Tax e dichiarazione dei redditi: scadenze, pagamento e codici tributo

Chi realizza profitti da transazioni soggette all’imposta sulle transazioni finanziarie è tenuto a seguire specifiche procedure di dichiarazione e versamento. Le modalità sono differenziate a seconda del regime fiscale e dell’intermediario utilizzato.

Adempimenti e scadenze:

  • L’imposta è generalmente trattenuta e versata dall’intermediario (regime amministrato), mentre in caso di regime dichiarativo (tipico dei broker esteri), spetta all’investitore l’onere di annotare nmovimenti e calcolare la somma dovuta in autonomia.
  • Le principali scadenze per il pagamento della Tobin Tax coincidono con il 16 giugno e il 16 dicembre di ogni anno per i soggetti titolari di partita IVA, mentre i privati si attengono alle tempistiche di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Codici tributo modello F24:
Codice Utilizzo
4058 Imposta sulle transazioni finanziarie – acquisto di azioni
4059 Imposta sulle transazioni finanziarie – strumenti derivati
4060 Imposta sulle transazioni finanziarie – plusvalenze e altri strumenti finanziari

Per soggetti con intermediari italiani, la banca trattiene e versa direttamente l’importo, mentre chi opera con broker esteri deve compilare autonomamente il modello F24 seguendo le istruzioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. Si segnala l’importanza di una corretta distinzione tra regime amministrato e dichiarativo, anche ai fini della compensazione delle eventuali minusvalenze maturate nei periodi precedenti.



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