Il confronto tra i guadagni di lavoratori autonomi e dipendenti evidenzia una crescente disparità, soprattutto negli ultimi anni.
Il confronto tra i guadagni dei lavoratori autonomi, con o senza partita iva, e quelli dei lavoratori dipendenti ha mostrato una crescente disparità, come evidenziato dall'Indagine sui bilanci delle famiglie italiane di Banca d'Italia.
Secondo questo rapporto, i lavoratori autonomi hanno registrato una crescita del reddito più alta rispetto ai dipendenti nel periodo 2020-2022. Mentre il reddito medio dei lavoratori autonomi è aumentato del 2,8%, quello dei lavoratori dipendenti ha visto un incremento molto più modesto, pari allo 0,8%. Questa differenza, che si riflette anche nella ricchezza complessiva, sta ampliando il divario economico tra le due categorie di lavoratori. Vediamo quindi:
In particolare, nel biennio considerato, l’inflazione ha avuto un impatto sui redditi. Gli autonomi hanno potuto trasferire parte dei costi inflazionistici ai clienti, aumentando così i loro guadagni. I dipendenti hanno visto i loro stipendi crescere a un ritmo inferiore all'inflazione, riducendo così il potere d'acquisto e limitando la crescita reale del reddito.
Le differenze non riguardano solo il reddito, ma si estendono anche ai patrimoni. Banca d'Italia ha sottolineato che le famiglie dei lavoratori autonomi hanno una ricchezza netta tre volte superiore rispetto a quella dei dipendenti. In media, il patrimonio netto delle famiglie degli autonomi supera i 300.000 euro, mentre quello delle famiglie dei dipendenti si attesta attorno ai 100.000 euro. Questo dato evidenzia come i lavoratori autonomi non solo abbiano una maggiore capacità di generare reddito, ma siano anche più propensi ad accumulare risorse finanziarie e investimenti nel tempo.
In aggiunta, le famiglie dei lavoratori autonomi possiedono una maggiore diversificazione del patrimonio: spesso detengono immobili, partecipazioni in aziende o investimenti finanziari, che contribuiscono a migliorare la loro situazione economica generale. Al contrario, le famiglie dei dipendenti tendono a concentrarsi sul reddito da lavoro e su forme di risparmio più tradizionali, come i conti deposito o il risparmio previdenziale.
Un aspetto chiave del rapporto di Bankitalia è la crescita delle disuguaglianze economiche tra i lavoratori autonomi e i dipendenti. La maggiore capacità degli autonomi di adeguare i propri guadagni alle condizioni economiche attuali ha portato a una concentrazione dei redditi e delle ricchezze nelle fasce più elevate della popolazione. In particolare, il 10% più ricco delle famiglie italiane percepisce quasi il 30% del reddito totale, mentre il 10% con i redditi più bassi detiene solo il 2% del totale. Questa crescente concentrazione dei redditi sta contribuendo ad ampliare le disparità socioeconomiche nel Paese.
Le differenze di guadagno tra lavoratori autonomi e dipendenti sollevano questioni sul futuro del mercato del lavoro in Italia. Da un lato, l'aumento del reddito per gli autonomi può incentivare più persone a intraprendere questa strada, soprattutto nei settori della libera professione o dell'imprenditoria. Dall'altro lato i dipendenti con salari più bassi e meno flessibili potrebbero trovarsi in difficoltà nel mantenere il potere d'acquisto, specialmente in periodi di alta inflazione.
Queste dinamiche potrebbero accentuare le disuguaglianze sociali e creare ulteriori pressioni per la riforma dei contratti di lavoro dipendente, allo scopo di aumentare la flessibilità salariale e migliorare la capacità dei dipendenti di ottenere compensi che riflettano le condizioni economiche del momento.