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Chi sono le partite Iva in Italia nel 2025, che lavori fanno, quanti anni hanno e i settori più remunerativi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Quali lavori fanno, settori prevalenti

Nel primo trimestre del 2025, il 54,2% delle nuove partite Iva ha aderito al regime forfettario, un lieve incremento rispetto all'anno precedente.

Secondo i dati rilasciati dal Ministero dell'Economia, il numero delle partite Iva attive nel Paese supera i 4,1 milioni, in linea con i livelli del 2023 e con un aumento nel primo trimestre dell'anno. Se da un lato l'apertura di nuove attività segnala vitalità imprenditoriale, dall'altro emergono fragilità legate alla stabilità reddituale, all'invecchiamento di alcune categorie professionali e alla difficoltà di accesso a strumenti fiscali di sostegno efficaci e continuativi. Vogliamo approfondire:

  • Partite Iva 2025: profili anagrafici e distribuzione geografica
  • Quali lavori fanno, settori prevalenti e attività emergenti
  • Quanto guadagnano, redditi medi e fragilità economica

Partite Iva 2025: profili anagrafici e distribuzione geografica

Analizzando la distribuzione delle nuove partite Iva aperte nel primo trimestre del 2025, emerge un quadro piuttosto stabile rispetto all'anno precedente. Le persone fisiche restano la forma giuridica prevalente, circa il 73% delle nuove aperture, mentre le società di capitali si attestano attorno al 20%.

Più marginale è il ruolo delle società di persone e dei soggetti non residenti, che insieme sono meno del 7% del totale. In termini di età, oltre la metà delle nuove partite Iva è stata avviata da soggetti under 35, a conferma del fatto che il lavoro autonomo continua a essere per i giovani una delle principali modalità di ingresso nel mondo del lavoro.

Cresce anche la fascia compresa tra i 51 e i 65 anni, con un aumento dell'1,2%, segno che sempre più adulti si rimettono in gioco dopo esperienze da lavoratori dipendenti. La componente straniera, pari al 18,5% delle nuove aperture, conferma la partecipazione dei cittadini nati all'estero alla vita economica del Paese. Dal punto di vista territoriale, il Nord Italia continua a essere l'area più dinamica, con quasi la metà delle nuove attività concentrate tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, ma si segnalano segnali di fermento anche nelle regioni meridionali, in particolare in Puglia e Campania, dove cresce il numero di professionisti digitali e microimprenditori nei servizi.

Quali lavori fanno, settori prevalenti e attività emergenti

Le attività svolte da chi apre una partita Iva nel 2025 si concentrano in tre macro-settori: attività professionali, commercio e sanità. Le professioni tecniche e scientifiche tra consulenti, ingegneri, architetti, designer e freelance digitali, rappresentano circa il 18,5% del totale. Il commercio, pur in calo rispetto al passato, si attesta al 15,8%, con una progressiva migrazione verso l'e-commerce e il commercio elettronico su piccola scala. La sanità e l'assistenza sociale, invece, segnano un 10,4%, trainate dalla crescita della domanda di servizi privati e domiciliari.

In lieve flessione risultano invece l'agricoltura, le costruzioni e l'istruzione privata. Si nota un'evoluzione nel modo in cui queste attività vengono svolte: la digitalizzazione è ormai un elemento trasversale. Secondo l'osservatorio di Fidocommercialista, oltre il 70% dei liberi professionisti utilizza modalità di lavoro miste, alternando attività online e offline, mentre più del 30% lavora da remoto. Le competenze digitali sono sempre più richieste, e molti professionisti si specializzano in settori emergenti come la consulenza IT, il marketing digitale, la formazione a distanza, la cybersecurity o la gestione dei contenuti per i social media. Questo orientamento verso modelli lavorativi flessibili e remotizzati favorisce l'abbattimento dei costi fissi e permette a molti di lavorare anche da province meno centrali o da piccoli comuni.

Quanto guadagnano, redditi medi e fragilità economica

Se da un lato la libertà e l'indipendenza sono i motivi che spingono i professionisti a scegliere la strada della partita Iva, dall'altro lato permangono criticità sul fronte reddituale. I dati raccolti da Fidocommercialista su un campione di circa 3.900 professionisti mostrano che il fatturato medio annuo nel 2025 è inferiore ai 27.000 euro, con oscillazioni mensili marcate tra i minimi estivi i picchi di fine anno, in particolare a dicembre, dove si supera la soglia di 2.800 euro. Il 56,1% degli intervistati ritiene che il proprio reddito non sia sufficiente a garantire una stabilità economica, mentre solo il 43,9% si considera soddisfatto della propria situazione finanziaria.

A rendere ancora più complesso il quadro c'è il fatto che solo una piccola minoranza, l'8,5%, ha potuto accedere a incentivi fiscali continuativi, con la maggior parte delle agevolazioni concentrate nella fase iniziale dell'attività. Tra i settori più redditizi si confermano i servizi medici e odontoiatrici, seguiti da alcune professioni tecniche ad alta specializzazione. Meno remunerativi risultano invece comparti come la fabbricazione artigianale e l'industria leggera, dove la concorrenza sui prezzi e i margini ridotti continuano a comprimere i guadagni.

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