Le privatizzazioni che il governo ha in programma per il triennio 2024-2026 puntano a raccogliere risorse pari a 1% del PIL italiano.
Dopo il rinvio della vendita di una nuova tranche di azioni di Poste Italiane al novembre 2024, il governo sta lavorando a un ambizioso piano di privatizzazioni e collocazioni in Borsa che coinvolgerà diverse aziende di Stato. Questi processi di dismissione sono parte di un programma che punta a raccogliere risorse per la riduzione del debito pubblico e il finanziamento di riforme strutturali. L'attenzione è rivolta anche a mantenere il controllo strategico sulle imprese chiave, come Poste Italiane e Monte dei Paschi di Siena:
Lo Stato, attraverso il Ministero dell'Economia, detiene il 29,6% del capitale di Poste Italiane, mentre la Cassa Depositi e Prestiti possiede un 35%, portando la partecipazione complessiva dello Stato al 64,6%. Il governo ha dichiarato che, nonostante la vendita di una quota del capitale, sarà mantenuta una salda maggioranza per assicurare il controllo pubblico su Poste Italiane, soprattutto per quanto riguarda il servizio postale universale che l’azienda gestisce.
Un altro capitolo del piano di privatizzazioni riguarda Monte dei Paschi di Siena, una delle banche più antiche e discusse d'Italia. Dopo la crisi finanziaria che ha colpito l’istituto, lo Stato è intervenuto nel 2017 con un piano di salvataggio che ha portato il MEF a detenere una partecipazione di circa il 68%. Nel corso del 2024, è stata già venduta una tranche del 25% delle azioni, che ha portato nelle casse pubbliche circa 1,5 miliardi di euro.
La riduzione della partecipazione dello Stato in MPS proseguirà con una nuova cessione prevista entro fine 2024, quando sarà messo sul mercato un ulteriore 39% del capitale. L'obiettivo di lungo termine del governo è quello di riportare MPS nelle mani del mercato, mantenendo però la stabilità dell'istituto e favorendo un rafforzamento del suo posizionamento all'interno del sistema bancario italiano. Questo processo sarà graduale e monitorato per garantire che non ci siano ripercussioni negative sul sistema finanziario del Paese.
Accanto a Poste Italiane e MPS, altre aziende strategiche sono nel mirino delle privatizzazioni. Una delle operazioni più rilevanti riguarda ENI, la grande multinazionale energetica italiana. Il governo prevede di vendere una quota del 4% di ENI, che potrebbe generare circa 2 miliardi di euro. Questa operazione sarà posticipata alla conclusione del piano di buyback azionario in corso, previsto per l'inizio del 2025.
Un'altra azienda coinvolta nelle future privatizzazioni è Ferrovie dello Stato. Questa società, ancora controllata dallo Stato, potrebbe vedere una quotazione in Borsa nei prossimi anni. Non è ancora chiaro se il governo opterà per una privatizzazione parziale o se manterrà una partecipazione di controllo, come avviene per altre aziende strategiche. L'obiettivo, anche in questo caso, è di raccogliere risorse significative senza compromettere il controllo pubblico su un'infrastruttura essenziale come quella ferroviaria.
Il governo italiano ha posto al centro della sua strategia economica un programma di privatizzazioni che dovrebbe raccogliere 20 miliardi di euro entro il 2026, pari a circa l'1% del PIL. Questi fondi saranno destinati alla riduzione del debito pubblico.
Il piano di privatizzazioni prevede una gestione oculata delle dismissioni, con l'obiettivo di garantire che lo Stato mantenga il controllo su settori strategici, come le poste e i trasporti ferroviari. I governo sta affrontando forti pressioni sia a livello interno che esterno, con l’obiettivo di conciliare la necessità di raccogliere risorse e quella di tutelare l'occupazione e il ruolo pubblico di queste aziende.