Quali sono i recenti dati sull'andamento del settore metalmeccanico e cosa si prevede in futuro nell'attesa del rinnovo contrattuale 2024-2027 ancora in discussione
Il comparto metalmeccanico è da decenni uno dei pilastri dell’industria nazionale. Tuttavia, l’ultimo biennio ha visto questo settore confrontarsi con una serie di sfide derivanti dalla congiuntura internazionale e dal mutamento del quadro macroeconomico. In particolare, l’instabilità dei mercati globali, le tensioni geopolitiche e l’arrivo di nuove misure protezionistiche hanno inciso direttamente sui livelli produttivi e sulla redditività delle imprese.
Come emerge da ‘Il Cruscotto del lavoro nella metalmeccanica’, la pubblicazione della Fim Cisl, che analizza nel dettaglio l’andamento del comparto, nel 2023 il ciclo economico era molto diverso rispetto all'attuale: si usciva dalla pandemia e dalla crisi energetica, ma il settore metalmeccanico aveva retto e le prospettive per aziende, occupazione e salari erano positive.
Oggi, però, sembra che il clima sia molto più incerto e all’orizzonte si prospettano altre tre sfide, importanti, dalla crisi dell’auto, alla transizione energetica, ai dazi.
I dati più aggiornati rivelano un andamento produttivo altalenante. Il primo trimestre del 2025, dopo una lunga fase di contrazione, ha segnato un lieve incremento dei volumi rispetto al trimestre precedente (+0,7%). Tuttavia, su base annua, il settore evidenzia una contrazione marcata del 5,8%.
La composizione eterogenea della metalmeccanica, articolata in comparti con livelli di efficacia produttiva e specializzazione differenziati, amplifica queste oscillazioni. I costi di produzione, compresi quelli energetici e delle materie prime, continuano a mettere sotto pressione i margini di profitto, nonostante sporadiche riprese nella domanda interna ed estera.
Nei primi mesi del 2025, le esportazioni hanno registrato una leggera ripresa (+1,3% anno su anno), trainate soprattutto dalla domanda proveniente dai mercati extra-europei (+1,6%). Tuttavia, i nuovi dazi imposti dall’amministrazione statunitense hanno incrementato le incognite per le imprese italiane, con l’80% delle aziende intervistate che segnala preoccupazione per possibili ripercussioni negative.
Migliora non solo la quantità ma anche la qualità dei posti di lavoro, con una crescita sostenuta soprattutto dei contratti a tempo indeterminato, a fronte di una flessione dei contratti a tempo determinato che, tra il 2019 e il 2024, sono calati dal 16.9% al 14.7%.
Si riduce anche il part time, sceso di quasi il 7% rispetto al 2019, a fronte di un aumento piuttosto consistente del tempo pieno: + 6% nello stesso periodo. La quota degli occupati part time è scesa dal 19 al 17 per cento, con una diminuzione anche del part time involontario.
Tuttavia, sempre nello studio FIM Cisl 2025, si legge che anche nel mondo metalmeccanico l’impatto dell’invecchiamento pesa: negli ultimi cinque anni il numero dei giovani 15-34 anni occupati nel settore è sceso del 6% (meno 29 mila, in termini assoluti), quello dei 35-44enni addirittura del 15%, pari a 82 mila unità in meno.
In calo, oltre ai giovani, anche le donne (meno 2,9%) e i lavoratori stranieri (meno 3,7%). Aumentano, però, velocemente (più 22%) anche gli addetti della fascia 55-64.
E aumentano i laureati occupati nel settore, con un balzo di 44 mila unita in più. Restano stabili i diplomati, mentre calano di circa il 10% i lavoratori con la sola licenza media. E’ un sintomo che la domanda di lavoro delle imprese si sta spostando verso figure più istruite.
Nel settore della metalmeccanica, oggi i laureati STEM sono il 7.8% degli occupati, contro meno del 5% nel complesso dell’economia nazionale, battuti solo dal settore chimico al 16% (non calcolando, ovviamente, il settore TLC, dove le competenze tecnologiche sono alla base dell’occupazione)
La piena comprensione del settore passa dall’analisi dei legami tra punti di forza e criticità interne.
Dopo un nulla di fatto che va avanti da tanto, troppo tempo, tra sindacati e associazioni datoriali e degli industriali, solo qualche giorno fa si è tenuto un nuovo incontro al Ministero del Lavoro, con la convocazione straordinaria presieduta dalla Ministra Calderone.
Anche questa occasione si è conclusa senza novità eccezionali: sia i sindacati che le associazioni datoriali hanno ribadito le loro richieste e posizioni, senza alcun passo in avanti nè disposizione al compromesso, e non è stata neppure decisa una nuova data per il prossimo incontro per la mancata disponibilità delle controparti datoriali. La ripresa dei negoziati resta, dunque, ancora molto incerta.