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Corruzione concorsi polizia: regali e viaggi per diventare agenti grazie al sindacato amico Siulp

di Marcello Tansini pubblicato il
Corruzione concorsi polizia

Regali, viaggi e favoritismi scuotono i concorsi della polizia, con il sindacato Siulp sotto accusa. Un'inchiesta svela intrecci corruttivi, manipolazioni e le possibili ripercussioni sull'intera istituzione.

Le procedure concorsuali nell'ambito della polizia di Stato sono da sempre considerate tra le più rigorose, concepite per assicurare meritocrazia, trasparenza e rispetto delle normative vigenti. Tuttavia, eventi recenti hanno evidenziato come anche sistemi consolidati possano essere vulnerabili a dinamiche corruttive, specialmente quando protagonisti degli episodi sono figure rappresentative appartenenti a sindacati di grande rilievo, come il Siulp, che vanta circa 26.000 iscritti su quasi 98.000 agenti attivi sul territorio nazionale.

L’emergere di un presunto sistema di raccomandazioni e favoritismi, sviluppatosi nell’ambito delle selezioni per nuovi agenti, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e le istituzioni stesse. Il sospetto coinvolgimento di Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, nell’alterazione delle procedure di valutazione, ha acceso i riflettori su quanto il potere sindacale possa incidere, anche impropriamente, sui meccanismi di accesso alla polizia di Stato.

Le indagini hanno rivelato come relazioni personali e dinamiche interne allo stesso sindacato abbiano avuto un peso determinante nell’orientare l’esito di alcuni concorsi. Tali rivelazioni hanno messo in discussione non solo l'imparzialità delle selezioni, ma anche il concetto di fiducia riposto nelle organizzazioni sindacali. Nello specifico, la posizione di Romano ha fatto emergere connivenze tra diversi livelli dell’amministrazione, svelando una ramificata rete di relazioni capaci di condizionare decisioni e valutazioni tecniche.

Quello che inizialmente sembrava un caso isolato si è delineato come la possibile punta dell’iceberg di un contesto più ampio, rivelando criticità strutturali e rischi sistemici per la correttezza dei concorsi pubblici in un settore chiave come quello della sicurezza pubblica in Italia.


 

Il sistema di favoritismi: regali, manipolazioni e influenza sindacale nei concorsi

L’indagine condotta nei confronti di numerosi esponenti della polizia di Stato e del sindacato Siulp, ha documentato l’esistenza di un vero e proprio sistema di favoritismi, in cui benefici materiali, pressioni e manipolazione di certificazioni hanno giocato un ruolo cardine. La logica predominante, secondo gli inquirenti, sarebbe stata quella dell’intercessione sindacale finalizzata a garantire successi a candidati segnalati da amici e colleghi, attraverso metodi contrari tanto all’etica pubblica quanto alle norme specifiche dei concorsi nelle forze dell’ordine.

Il meccanismo prevedeva:

  • Accettazione di doni e benefit, quali buoni regalo di valore elevato e viaggi pagati all’estero;
  • Produzione di certificati medici alterati per attestare l’idoneità fisica di candidati altrimenti non abili secondo i parametri ufficiali;
  • Pressioni su dirigenti e commissioni esaminatrici per ottenere la ripetizione e l’“aggiustamento” delle prove fisiche e attitudinali;
  • Annotazione sistematica dei nomi dei segnalanti accanto a quelli dei candidati, per favorire un monitoraggio interno delle “raccomandazioni” e assicurare la buona riuscita dell’intervento;
  • Coinvolgimento diretto di figure apicali sia del sindacato sia del comparto sanitario della polizia di Stato.
I casi emersi sono emblematici. Un candidato, figlio di un amico personale del segretario del Siulp, avrebbe visto la propria idoneità certificata nonostante significative problematiche fisiche, grazie all’intercessione diretta della moglie di Romano, dirigente medico e parte della commissione di selezione. Il padre del concorrente avrebbe consegnato generosi buoni acquisto di una nota maison di lusso – immediatamente riscattati dal sindacalista e dalla sua compagna – come segno di riconoscenza, senza che ciò venisse considerato sufficiente, in seguito, a evitare i rilievi penali, nonostante il tentativo di rimborso dichiarato nelle fasi successive.

Situazioni analoghe hanno interessato altri candidati con valori di massa grassa non conformi o risultati insufficienti nelle prove di forza. Intercettazioni e atti giudiziari testimoniano operazioni che prevedevano la ripetizione delle prove fallite e l’alterazione documentale attraverso l’aiuto di figure compiacenti all’interno dei circuiti sanitari e amministrativi. In alcuni casi la manipolazione è avvenuta con la modifica delle schede fisiche – come l’innalzamento fittizio dell’altezza – per favorire il rientro nei parametri indispensabili all’ammissione.

Ulteriore elemento di rilievo è rappresentato dal ruolo della logica familiare e di gruppo, con il sindacato vissuto e descritto come una “grande famiglia” pronta a “dare una mano” nei momenti di bisogno. Tutto ciò all’interno di un quadro che, secondo la magistratura, avrebbe travalicato i confini della semplice solidarietà per trasformarsi in un modus operandi consolidato e lesivo della trasparenza nelle selezioni pubbliche.

L’accettazione di benefit si è spinta fino a coprire viaggi premio e weekend in località di pregio come la Costa Brava, offerti in cambio dell’acquisto di apparecchiature mediche destinate alle strutture della polizia. Anche in questo caso, le giustificazioni offerte dagli indagati – tra tutte, il supposto rimborso tramite cene pagate in loco – non sono state ritenute idonee dagli inquirenti a escludere la natura illecita di tali benefit, configurando invece ipotesi di scambio di favori legati all’utilizzo di risorse pubbliche.

In sintesi, la compromissione delle regole concorsuali avveniva attraverso uno schema connotato da interventi mirati, scambi di favore e gestione opaca delle relazioni sindacali e istituzionali. Operazioni che hanno determinato una perdita di affidabilità e credibilità delle stesse procedure di selezione e una sfiducia diffusa tra il personale e i cittadini.


 

Le indagini, gli indagati e le conseguenze sull'istituzione

L’attività investigativa, originata da comunicazioni provenienti dalla Guardia di Finanza di Napoli e proseguita sotto la direzione della Procura di Roma, ha permesso di ricostruire nei dettagli la rete di rapporti e il funzionamento delle pratiche corruttive in seno ai concorsi per la polizia di Stato. Le indagini, corroborate da intercettazioni telefoniche e sequestri di documentazione finanziaria, hanno coinvolto un numero consistente di soggetti tra agenti, dirigenti medici e membri del Siulp.

Misure cautelari sono state adottate nei confronti di diversi esponenti, tra cui sospensioni dal servizio e il divieto di dimora per Felice Romano nel municipio romano dove ha sede il sindacato. Anche la moglie di Romano, dirigente medico, e altri funzionari sono stati sottoposti a sospensione dall’incarico. Sono stati inoltre bloccati rapporti finanziari per un ammontare di 4.000 euro, in attesa di definire la posizione patrimoniale degli indagati rispetto agli illeciti contestati.

Tabella riassuntiva dei soggetti coinvolti e delle misure adottate:

Nome Ruolo Provvedimento
Felice Romano Segretario Siulp, sostituto commissario Divieto di dimora nel I municipio di Roma
Maria Elisabetta Falvo Primo dirigente medico Sospensione dal pubblico ufficio
Annalisa Cimino Sostituto commissario, segretario sindacale Sospensione dal pubblico ufficio
Annamaria Vullo Medico Polizia Sospensione dal pubblico ufficio

L’impatto generato da queste vicende si è manifestato su diversi livelli, mettendo in discussione la legittimità e l’autorevolezza dell’istituzione stessa. Le accuse di corruzione e falso – entrambe aggravate dall’impiego di pubblici ufficiali – hanno scatenato un ampio dibattito, non solo giurisprudenziale ma anche etico e sociale. Tali comportamenti ledono gravemente la fiducia dei cittadini nei confronti delle forze dell’ordine, minano la credibilità del sindacato e causano un inevitabile allarme all’interno del comparto sicurezza.

Nonostante le smentite di alcuni coinvolti – come il prefetto Lamberto Giannini, al tempo capo della polizia, che ha dichiarato la propria totale estraneità – il caso ha determinato la necessità di rafforzare i sistemi di controllo e verifica delle procedure concorsuali, nonché la trasparenza nei rapporti tra sindacati, commissioni e candidati.

Sul piano normativo, la vicenda richiama l’attenzione sulle disposizioni della Costituzione Italiana in materia di pubblici concorsi (art. 97) nonché sulle regole previste, ad esempio, dal Testo Unico degli impiegati civili dello Stato (DPR 10 gennaio 1957 n. 3) e dalla normativa anticorruzione (L. 190/2012 e successivi aggiornamenti). La trasgressione di questi principi rappresenta un vulnus alla legalità che impone un’attenta riflessione sull’adeguatezza degli strumenti di prevenzione e sul principio del merito quale cardine della selezione nella pubblica amministrazione.

L’inchiesta ha segnato non solo un duro colpo alla reputazione delle forze dell’ordine, ma ha altresì acceso un dibattito sulle responsabilità etiche e morali dei vertici sindacali, sulla necessità di una supervisione più stringente e sulla funzione stessa dei sindacati nel sistema di garanzie e tutele dei lavoratori della sicurezza, riportando la trasparenza e la correttezza delle procedure al centro dell’agenda istituzionale.



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