L'uso di IA e algoritmi nel contrasto all'evasione fiscale solleva interrogativi su privacy, diritti dei cittadini e limiti tecnologici. Cme funziona davvero il Grande Fratello fiscale in Italia.
L'immaginario collettivo parla spesso di un “controllo totale” da parte delle autorità fiscali, alimentando il mito di un Grande Fratello digitale capace di osservare ogni movimento dei contribuenti. Tuttavia, recenti chiarimenti da parte dell'Agenzia delle Entrate hanno smentito l'esistenza di sistemi automatizzati onnipotenti e fatto presente che l'utilizzo dell'intelligenza artificiale (IA) non mira a invadere la privacy dei cittadini né a compromettere i loro diritti.
Le tecnologie adottate nelle attività di analisi e contrasto all'evasione fiscale sono sempre subordinate al rispetto delle normative vigenti, in particolare quelle relative alla tutela dei dati personali e alla trasparenza. Il vero scenario è ben distante dalle narrazioni fantascientifiche, e riflette invece una realtà dove efficienza operativa e garanzie per i cittadini restano punti fermi. In pratica, come vediamo in questo articolo, c'è poco o nulla di vero nel grande fratello basato su IA e algoritmi super potenti contro evasione fiscale
Nell'ultimo decennio il sistema tributario italiano si è trasformato grazie alla digitalizzazione dei processi e all'informatizzazione delle banche dati. Oggi il patrimonio informativo dell'Amministrazione finanziaria include enormi archivi, dall'Anagrafe tributaria ai dati sulla fatturazione elettronica, dai rapporti finanziari agli atti relativi a successioni e trasferimenti immobiliari.
L'Agenzia delle Entrate utilizza algoritmi sofisticati, allenati su questi dati, per intercettare situazioni potenzialmente rischiose tramite:
Non è la macchina a sancire la violazione, ma l'attività umana di verifica a intervenire prima di ogni decisione formale. In linea con la normativa europea e nazionale, ogni tecnologia utilizzata deve garantire legalità, trasparenza e rispetto del contraddittorio.
Le recenti precisazioni fornite dal Direttore dell'Agenzia delle Entrate hanno fissato un punto fermo: non viene utilizzata intelligenza artificiale generativa né sistemi decisionali automatici. Le scelte relative ai controlli vengono sempre prese alla luce delle norme vigenti e non sono demandate a macchine o software autonomi.
Gli algoritmi implementati sono progettati secondo principi di:
La progettazione degli strumenti digitali del Fisco rispetta quanto disposto dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR), in particolare l'articolo 22, che esclude decisioni con effetti giuridici basate unicamente su processi automatizzati. La salvaguardia di questi principi serve a evitare automatismi che potrebbero minare fiducia e correttezza nell'azione amministrativa. L'attenzione alla trasparenza rimane costante, così come la necessità di un adeguato contraddittorio preventivo e informato.
Alla base della strategia antifrode italiana troviamo un sistema informatizzato di profilazione che attribuisce a ogni contribuente un determinato livello di rischio. Si tratta di un processo che utilizza grandi quantità di dati per identificare anomalie che potrebbero indicare comportamenti evasivi.
Il procedimento può essere riassunto nelle seguenti fasi:
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Tipologia dato |
Finalità |
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Movimentazioni bancarie |
Verifica coerenza tra entrate/uscite e dichiarazioni fiscali |
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Fatture elettroniche |
Riscontro dei valori dichiarati e verifica delle relazioni commerciali |
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Contenuti social |
Segnalazione di lussi e incongruenze rispetto ai redditi dichiarati |
Anche se l'uso dell'IA resta confinato alla fase di selezione e segnalazione, si sollevano questioni giuridiche rilevanti su accessibilità, trasparenza e diritto di difesa. Di fronte a un sistema fortemente informatizzato, è fondamentale garantire la possibilità di contestazione e revisione delle valutazioni algoritmiche.
Nell'architettura digitale del sistema tributario italiano, la tutela dei diritti civili assume un valore imprescindibile. La normativa, con il pieno recepimento del GDPR, stabilisce parametri stringenti su trattamento, conservazione e utilizzo dei dati personali. Ogni attività di profilazione a fini fiscali deve rispettare i principi stabiliti dagli articoli 5, 13 e 22 del Regolamento UE 2016/679.
L'utilizzo di strumenti tecnologici e algoritmici per il contrasto all'evasione è sempre accompagnato dalla garanzia effettiva del contraddittorio. Nessun provvedimento di accertamento viene adottato sulla sola base di valutazioni automatizzate: il ruolo dell'operatore umano resta centrale nelle decisioni e nel processo di audizione del contribuente.
Le principali tutele per i cittadini nell'ambito della fiscalità digitale sono:
Se da un lato la profilazione digitale consente una più efficace individuazione dei flussi sospetti e dei casi anomali, dall'altro genera interrogativi giuridici e sociali di rilievo. Emergenze come l'inversione dell'onere probatorio e la possibilità che dati digitali poco contestualizzati possano incidere sulla posizione del contribuente richiedono particolare attenzione.
Sussistono rischi legati alla debolezza difensiva del cittadino. In particolare, quando un sistema algoritmico attribuisce un profilo di rischio elevato, chi viene selezionato può essere chiamato a giustificare eventuali disparità tra il tenore di vita mostrato online e i redditi dichiarati. Questa situazione può comportare il pericolo di presunzione di colpevolezza, laddove l'onere della prova si sposta, di fatto, su chi si trova sotto osservazione, costretto a giustificare circostanze che spesso sono estranee all'effettivo possesso di beni o disponibilità di denaro.
Secondo l'articolo 24 della Costituzione italiana, ogni procedimento deve garantire la possibilità di difendersi in maniera effettiva: ciò implica che il Fisco non deve limitarsi a convalidare decisioni già prese dall'algoritmo, ma valutare con attenzione e trasparenza i casi presentati.
Va segnalato come la profilazione digitale presenti margini di errore, soprattutto quando si basa su criteri poco comunicati o su indicatori non sufficientemente calibrati. L'attivazione tempestiva di una difesa tecnica, così come suggerito dagli esperti, costituisce una leva indispensabile per opporsi a possibili errori e tutelare la posizione del contribuente già dalle prime fasi del procedimento.