Su circa un milione di persone con disabilità iscritte al collocamento solo 36mila trovano lavoro, la maggior parte sono contratti brevi e impiegati soprattutto nei settori di turismo (25%) e commercio (20%)
La partecipazione delle persone con disabilità nel mondo lavorativo resta, in Italia, una questione essenziale quanto delicata. Gli ultimi dati disponibili mostrano come numerose persone iscritte al collocamento mirato attendano ancora un’opportunità di inserimento, mentre solo una minima parte riesce a ottenere e mantenere una posizione stabile.
Secondo quanto emerso dal rapporto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con Anffas, esistono più di un milione di persone con disabilità iscritte alle liste del collocamento mirato in Italia.
Tuttavia, soltanto circa 36.000 sono riuscite a trovare un impiego e, ancor più rilevante, solo 10.000 di queste persone mantengono la propria posizione oltre l’anno. Questi dati evidenziano uno iato significativo tra il numero degli iscritti alla ricerca di un’occupazione e quello delle assunzioni effettive, sottolineando una difficoltà sistemica nell'inserimento stabile delle persone con disabilità nel mercato del lavoro.
Il divario occupazionale fra persone con e senza disabilità appare evidente anche osservando il tasso di occupazione: meno di un individuo con disabilità su tre è impiegato, mentre la media nazionale della popolazione senza disabilità è quasi doppia. La situazione è resa ancor più complessa dal fatto che il tasso di disoccupazione tra chi possiede una disabilità risulta essere il doppio rispetto a quello della media nazionale.
In alcune regioni, come la Lombardia, migliaia di posti riservati alle categorie protette risultano scoperti perché molte aziende preferiscono versare sanzioni piuttosto che assicurare l’assunzione di persone con diversi livelli di fragilità. Si stima che le imprese lombarde, solo nell’ultimo anno, abbiano pagato oltre 27 milioni di euro in sanzioni, a fronte di soli 7.200 lavoratori assunti sui 23.100 posti disponibili nelle categorie protette regionali.
Nonostante l’aumento generale dell’occupazione nel Paese, come attestato dai dati INPS, che segnano una crescita del saldo dei contratti a tempo indeterminato nel 2025, le assunzioni nelle categorie protette continuano a evidenziare una persistente difficoltà d’ingresso nei contesti aziendali.
I rapporti di lavoro stipulati con persone con disabilità, secondo gli ultimi monitoraggi e l’Osservatorio sul mercato del lavoro, si caratterizzano per una prevalenza dei contratti a tempo determinato e brevi. Più precisamente:
Le condizioni retributive possono variare sensibilmente in base al settore, all’anzianità e alla tipologia contrattuale. L’accesso ai livelli superiori di carriera resta poco frequente, con uno svantaggio aggiuntivo soprattutto nei percorsi di crescita interna.
I comparti del turismo e del commercio emergono come quelli che più di altri accolgono lavoratori appartenenti alle categorie protette, rappresentando rispettivamente il 25% e il 20% delle assunzioni. A seguire si segnalano servizi alle imprese, logistica, amministrazione pubblica e comparti produttivi di base.
L’indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro - Anffas evidenzia alcune tendenze specifiche:
In Italia, le imprese con almeno 15 dipendenti hanno l’obbligo di assumere una percentuale di lavoratori appartenenti alle categorie protette secondo la Legge 68/99. Le quote di riserva sono così definite:
Accanto all’obbligo, sono attivi specifici incentivi economici e fiscali che agevolano le assunzioni stabili di persone con disabilità, tra cui: