Quali sono i casi in cui è possibile ereditare la pensione di reversibilità e cosa dice ora la Corte di Cassazione: i chiarimenti
Cosa prevede la nuova sentenza della Corte di Cassazione sulla eredità della pensione di reversibilità? La pensione di reversibilità è una prestazione riconosciuta dall’Inps ai familiari superstiti individuati dalla legge come il coniuge o convivente unito civilmente, il coniuge separato, il coniuge divorziato a condizione di essere titolare dell'assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, i figli e altri parenti previsti dalla normativa.
Il trattamento spettante non è uguale per tutti ma è pari ad una quota percentuale della pensione che sarebbe spettata all'assicurato deceduto e in misura differente a seconda del familiare superstiti a cui spetta ed è interamente cumulabile con i redditi del beneficiario della prestazione.
La domanda per averla deve essere presentata direttamente online sul sito Inps, entro un tempo massimo di 10 anni, altrimenti si prescrive la possibilità di richiederla.
Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione sembra cambiare tutto.
Stando a quanto deciso dai giudici, la pensione di reversibilità non si può mai ereditare, in nessun caso, nonostante l’inabilità del superstite a cui spetta o se sia minorenne.
Con la sentenza n. 14287 del 22 maggio 2024, la Cassazione afferma che il soggetto che viveva a carico di un familiare titolare di una pensione di reversibilità, al momento della sua morte, non ha diritto a ricevere il trattamento.
Non sussisterebbe, infatti, per i giudici alcun diritto alla pensione di reversibilità derivante dal decesso di chi già beneficiava di tale prestazione.