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Fondo pensione figli INPS, le 2 proposte in Manovra Finanziaria 2026 a confronto

di Marcello Tansini pubblicato il
 Fondo pensione figli INPS proposte

Attivare fondi di previdenza complementare per i figli sin dalla nascita per sostenere il loro futuro previdenziale, che non si preannuncia per niente roseo: le nuove proposte in discussione

Tra le misure più discusse della Manovra finanziaria 2026 ci sono progetti dedicati alla previdenza infantile, che mirano ad anticipare il rapporto con il risparmio pensionistico sin dalla nascita. Diverse forze politiche stanno valutando mezzi concreti per avviare una posizione previdenziale presso l'INPS fin dai primi mesi di vita, coinvolgendo tanto lo Stato quanto le famiglie in un percorso di accumulo di capitale per i figli.

L’attenzione a queste tematiche deriva dalla necessità di rispondere alle grandi trasformazioni demografiche e sociali: Italia registra uno dei livelli di natalità più bassi d’Europa e il progressivo invecchiamento della popolazione acuisce le pressioni sul sistema pensionistico pubblico. 

Origini e obiettivi del Fondo pensione per i figli: promuovere la previdenza tra le nuove generazioni

La proposta di un nuovo fondo pensionistico destinato ai figli nasce dall’osservazione delle criticità del sistema pubblico e della cosiddetta “trappola contributiva” che attende le future generazioni. Per loro, il calcolo delle pensioni si baserà, infatti, solo sui contributi effettivi versati espongono chi comincia a lavorare oggi a una forte incertezza sul futuro assegno previdenziale. In questo scenario prende forma l’esigenza di avviare piani di previdenza complementare già dall’infanzia, sviluppando un approccio culturale al risparmio previdenziale.

I principali obiettivi delle nuove proposte sono:

  • incentivare la partecipazione alle forme di previdenza integrativa tra i minori;
  • offrire alle famiglie uno strumento stabile di sostegno alle future spese di formazione, ingresso nel lavoro, progetti imprenditoriali o acquisto della prima casa;
  • favorire una maggiore equità intergenerazionale e sostenere la natalità.

Prima proposta: Il Fondo di previdenza per i giovani INPS – funzionamento, requisiti e benefici previsti

La prima proposta presentata in merito è quella del cosiddetto "Fondo di previdenza per i giovani", previsto per la gestione da parte dell’INPS. Questa soluzione prevede l’attivazione di una posizione previdenziale dedicata al neonato entro i primi tre mesi di vita. I genitori, o in alternativa un parente fino al terzo grado, versano un contributo minimo iniziale di 100 euro.

L’INPS sostiene il fondo con un contributo aggiuntivo di 50 euro, potenzialmente annuale, che accompagna la crescita del capitale destinato al minore.

  • L’adesione è su base volontaria e i parenti possono partecipare liberamente
  • I versamenti futuri potranno essere effettuati in modo flessibile, secondo modalità periodiche o saltuarie che saranno definite dai decreti attuativi
  • Quando il minore compie 18 anni, il capitale può essere riscattato per specifiche necessità quali la formazione universitaria, l’avvio di un’attività lavorativa o altre finalità di crescita personale
  • Il fondo resta aperto anche oltre la maggiore età, lasciando libertà di scelta alla persona beneficiaria
  • Dettagli essenziali come i requisiti per il riscatto anticipato, la soglia minima annua di versamento e l’utilizzo delle somme saranno precisati da un apposito decreto ministeriale (Ministero del Lavoro e MEF)
Le prime stime di costo per la finanza pubblica indicano una cifra annua di circa 18 milioni di euro, considerando una potenziale platea di circa 370 mila nuovi nati all’anno. In prospettiva, la misura vuole ampliare la platea di iscritti alla previdenza complementare (oggi circa 10 milioni di aderenti, con età media superiore ai 47 anni) e ridurre la distanza temporale rispetto all’attivazione di tali strumenti.

Seconda proposta: La variante FdI con versamento maggiorato e incentivi pluriennali

Il disegno di legge elaborato da Fratelli d’Italia propone una formula più generosa, anche ispirata da esperienze regionali di successo. In questa versione:

  • lo Stato procede a un versamento iniziale di 300 euro sul fondo del neonato;
  • sono richiesti almeno 100 euro l’anno dalla famiglia per quattro annualità consecutive;
  • per ogni anno nei primi quattro, sempre lo Stato versa altri 200 euro, a complemento del contributo familiare.
Il totale dello stanziamento pubblico per ciascun bambino può così superare i 1.100 euro nell’arco dei primi cinque anni di vita.

L’obiettivo di questa soluzione è rafforzare il capitale accumulato e proporre un vero patto intergenerazionale con una solida base finanziaria per il futuro. Il meccanismo è sempre volontario, con libertà di adesione da parte delle famiglie e dei parenti, ma si differenzia per l’elevato incentivo economico e la previsione di una maggiore partecipazione pubblica nella fase iniziale.

Le modalità di utilizzo delle somme, la possibilità di riscatti anticipati e la gestione delle posizioni saranno oggetto di specifici decreti attuativi.

Confronto tra le due proposte: vantaggi, criticità e impatto sulla finanza pubblica

Il confronto tra il Fondo di previdenza INPS (prima versione) e la proposta di FdI permette di mettere in luce approcci e conseguenze differenti:

  • Accessibilità e partecipazione: entrambe le soluzioni puntano su un criterio volontario ed estendono la possibilità di iscrizione ai neonati tramite familiari fino al terzo grado.
  • Entità dell’incentivo pubblico: la seconda proposta garantisce una dote iniziale maggiore e incentivi pluriennali consistenti, mentre la prima offre un contributo più limitato ma stabile per ogni nuovo iscritto.
  • Durata e accumulo: più significativi sono gli incentivi pluriennali, maggiore sarà il capitale maturato al raggiungimento della maggiore età, consentendo un impatto potenzialmente superiore sulle opportunità di formazione e autonomia dei giovani.
  • Costi per lo Stato: la misura con incentivi moltiplicati comporta un impatto finanziario molto più pronunciato (fino a 500 milioni annui nei primi anni), mentre la prima soluzione ha una sostenibilità più agevole nel bilancio pubblico.
  • Rischi e criticità: restano da chiarire dettagli operativi come l’obbligo di versamento familiare minimo, la possibilità di riscatto anticipato e la gestione degli importi non riscossi o non utilizzati.


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