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I docenti non hanno diritto al pasto mentre stanno lavorando durante la mensa scolastica. E i buoni pasto?

di Marcello Tansini pubblicato il
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I docenti che prestano servizio durante l’orario della mensa scolastica non hanno diritto a un pasto completo: cosa ha stabilito la Corte di Cassazione con la recente sentenza n.2844 del 17 luglio 2025

Tra i principali temi di attenzione nel comparto scuola emerge da anni la delicata questione del diritto al pasto durante il servizio. Personale docente e ATA si trovano ad affrontare regole differenti riguardo all’accesso a mensa gratuita e ai buoni pasto, generando disomogeneità e aspettative spesso disattese. 

La legislazione italiana individua in modo puntuale i soggetti aventi diritto a consumare il pasto gratuito nelle scuole, dove sia attivo il servizio di refezione.La regola stabilita dal contratto collettivo nazionale della Scuola è la seguente:

  • Il personale docente presente durante la refezione nelle classi o sezioni può accedere alla mensa gratuita.
  • Nella scuola primaria, questo vale per gli insegnanti di classi a tempo pieno o con rientri pomeridiani effettuati nell’ambito dell’orario di insegnamento.
  • Per le scuole medie il beneficio si estende ai docenti assegnati a classi a tempo prolungato con servizio mensa integrato.
  • Il personale ATA usufruisce del pasto se attivo nella mensa e nelle attività di assistenza.
Le disposizioni fanno riferimento all’orario di servizio e al ruolo operativo legato all’assistenza durante la refezione. 

Sentenze e indicazioni giurisprudenziali: dalla Cassazione alla Corte di Giustizia UE

Il diritto alla mensa gratuita stabilita per i docenti non si traduce automaticamente nel diritto a un pasto completo con menu fissato. Già diverse ordinanze della Cassazione hanno evidenziato come la prestazione ha natura assistenziale e non retributiva: il suo fine è assicurare continuità al servizio educativo e tutelare il benessere lavorativo, non offrire una controprestazione economica né un indennizzo sostitutivo.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione n. 19895/2025, il diritto dei docenti e ATA verte esclusivamente sulla fruizione della mensa gratuita, non su un pasto strutturato su più portate o con menu standard. Le linee guida emanate a livello nazionale sulla ristorazione scolastica non hanno valore cogente, ma rappresentano solo orientamenti.

La stessa pronuncia della Cassazione ha anche chiarito che:

  • L’idoneità del servizio si valuta in funzione del benessere psico-fisico degli operatori scolastici;
  • Non esiste automatismo nella concessione integrale delle portate;
  • Eventuali rivendicazioni qualitative devono essere motivate e dimostrate dai lavoratori.
La situazione attuale è, invece, stata ancora modificata da un'altra recente sentenza della Cassazione. E' stato, infatti, stabilito con la recente sentenza n.2844 pubblicata il 17 luglio 2025, che i docenti che prestano servizio durante l’orario della mensa scolastica non hanno diritto a un pasto completo.

Allo stato attuale, il CCNL Scuola non prevede i buoni pasto come diritto per docenti e personale ATA, pur riconoscendo in determinati casi, come a inizio pezzo accennato, il pasto gratuito durante l’orario di servizio. 

L’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha ribadito che la mensa può essere fruita solo per esigenze di servizio e non comporta in automatico l’attribuzione di voucher o ticket alimentari. Dal canto suo, il Ministero dell’Istruzione, nel più recente Atto di Indirizzo, ha confermato l’esclusione dei buoni pasto per il personale della scuola anche per il prossimo triennio, privilegiando il rafforzamento della retribuzione tabellare rispetto a benefit accessori nei limiti delle risorse disponibili. 

Solo alcune realtà regionali, come la Provincia autonoma di Trento, prevedono la distribuzione di card elettroniche per l’accesso a servizi sostitutivi di mensa al personale scolastico, evidenziando la natura frammentaria del quadro normativo.

Buoni pasto, diritto mancato e disparità tra Regioni e categorie di personale scolastico

A differenza degli altri dipendenti pubblici, chi fa parte del personale scolastico, sia insegnanti che Ata, non ha diritto ad avere i buoni pasto, per acquistare prodotti alimentari o un pasto.

L’assenza di un diritto generalizzato ai buoni pasto per docenti e ATA determina una forte disparità all’interno del settore scolastico e tra le diverse aree geografiche. In alcune realtà, come il Trentino-Alto Adige, si adottano soluzioni alternative, carte elettroniche per servizi sostitutivi di mensa, mentre in altre aree tali strumenti sono assolutamente assenti, creando forti disequilibri tra dipendenti della stessa amministrazione pubblica.

Le differenze non sono solo regionali, ma riguardano anche le specificità delle mansioni:

  • Il personale ATA può accedere ai pasti gratuiti solo se effettivamente impegnato nell’orario e nei locali della mensa;
  • Per i docenti, il diritto sussiste unicamente in presenza e durante le attività di vigilanza sui minori nella fascia della refezione;
  • Le supplenze brevi solitamente sono escluse da tali benefici, esacerbando ulteriormente le disparità.