Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

In quali casi l'Agenzia dell'Entrate può controllare familiari e conviventi del presunto evasore per Cassazione (n.13761 2025)

di Marianna Quatraro pubblicato il
casi Agenzia Entrate controllare familia

Quali sono i casi in cui il Fisco può avviare controlli anche sui familiari e i conviventi del presunto evasore: cosa prevede la sentenza n.13761/2025 della Corte di Cassazione

Negli ultimi anni, il panorama dei controlli fiscali in Italia si è arricchito di strumenti tecnologici e di norme sempre più articolate per contrastare i fenomeni di evasione e elusione tributaria. Di particolare interesse, dal punto di vista giuridico e operativo, è l’individuazione dei casi in cui l’Agenzia delle Entrate può controllare i familiari di un evasore.

La recente pronuncia della Corte di Cassazione (ordinanza n.13761/2025) ha definito nuovi confini interpretativi, offrendo un’ulteriore prospettiva sull’estensione dei controlli anche ai soggetti che condividono la sfera affettiva, abitativa o economica con chi è sottoposto ad accertamento. 

I poteri e i limiti dei controlli dell'Agenzia delle Entrate

Le verifiche sull’attività finanziaria dei contribuenti si fondano su una solida base normativa, che conferisce all'Agenzia delle Entrate poteri di indagine non solo su dati anagrafici e reddituali, ma estende l’obbligo informativo a qualsiasi movimento bancario, imponendo alle istituzioni finanziarie la trasmissione dei dati richiesti. 


Ogni operazione bancaria, sia in entrata che in uscita, si presume fiscalmente rilevante salvo prova contraria, introducendo la cosiddetta inversione dell’onere della prova (ossia sarà il contribuente, e non il Fisco, a dover esibire evidenze che attestino la non attinenza di specifiche movimentazioni con ricavi o redditi occultati). Questa presunzione opera sia per i contribuenti persone fisiche che per le società. 


I limiti dell’azione dell’Agenzia delle Entrate sono stabiliti dal medesimo riferimento normativo e dalla giurisprudenza. L’accesso ai dati bancari di soggetti diversi dall’indagato principale è consentito solo in presenza di elementi oggettivi e circostanziati che facciano presumere la sussistenza di intestazioni fittizie o trasferimenti volti a occultare il patrimonio imponibile. Non basta la sola relazione familiare o convivente per giustificare controlli invasivi sui conti terzi, ma sono previste specifiche condizioni, come:

  • Le verifiche possono scattare solo su posizioni dichiarative anomale, discrepanze tra patrimonio e reddito, segnalazioni di operazioni sospette.
  • La normativa impone il rispetto del principio di proporzionalità e la tracciabilità delle richieste d’accesso.
  • Qualora emergano evidenze di movimento anomalo su conti “vicini” al contribuente, i poteri dell’Agenzia delle Entrate si estendono secondo rigorosi criteri giurisprudenziali

Quando e come i controlli si estendono a familiari e conviventi: i criteri stabiliti dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n.13761/2025, ha segnato un’evoluzione giurisprudenziale, specificando i presupposti concreti per l’ampliamento delle verifiche a familiari, conviventi e associati di un soggetto sospettato di evasione. 

Secondo quanto stabilito, l'Agenzia delle Entrate  può estendere i propri controlli fiscali anche a familiari, conviventi e soci in affari del contribuente, se emergano indizi concreti di intestazioni fittizie volte a eludere le verifiche. 

Dunque, solo quando esistono elementi spia che possono far pensare ad una reale evasione fiscale, anche chi condivide la sfera economica o familiare con il presunto evasore può finire nel mirino dei controlli da parte delle Entrate.  


Il Fisco può, in particolare, richiedere informazioni e documenti su rapporti finanziari intestati a persone legate da stretti vincoli personali o professionali all’indagato solo se emergono “elementi sintomatici” di una possibile intestazione fittizia o di collegamento con le operazioni contestate. Fra questi elementi rientrano:

  • l’ingiustificata capacità reddituale di congiunti nel periodo fiscale sotto esame;
  • il riscontro di attività economica dei soggetti collegati compatibile con la generazione di redditi occultati;
  • l’accertata infedeltà delle dichiarazioni del soggetto principale (es. omissione di ricavi);
  • l’esistenza di una convivenza stabile o di rapporti personali stretti che possano agevolare la circolazione delle somme “schermate”.
Il semplice vincolo di parentela o coabitazione non è sufficiente: è sempre necessaria la presenza di elementi che rendano ragionevole la presunzione che i conti dei terzi siano in realtà utilizzati dal presunto evasore.

Elementi sintomatici e indicatori di intestazione fittizia

L’analisi degli indicatori di intestazione fittizia si basa sull’osservazione di anomalie e discrepanze tra i flussi finanziari e la situazione reddituale dichiarata dai soggetti coinvolti. La Cassazione indica come “spie” di potenziali illeciti:

  • incrementi di liquidità ingiustificati su conti intestati a familiari disoccupati, studenti o pensionati;
  • pagamenti di spese rilevanti (acquisti di beni mobili o immobili, rate di mutui, assicurazioni) non coerenti con i redditi ufficiali del titolare;
  • trasferimenti ricorrenti e non documentati fra il conto del soggetto sotto accertamento e quelli di prossimi congiunti;
  • presenza di deleghe ad operare o procure che permettono la movimentazione dei conti da parte del principale indagato;
  • assenza di causali specifiche per prelievi o versamenti rilevanti.

Le conseguenze in caso di irregolarità e le cautele consigliate

L’esito negativo delle verifiche sui conti di familiari o conviventi, in presenza di elementi sintomatici e in assenza di documentazione esaustiva da parte del contribuente, determina gravi conseguenze fiscali e, potenzialmente, penali. Tra queste:
  • contestazione di maggior reddito imponibile, con recupero di imposta, interessi e sanzioni fino al 240% dell’imposta evasa;
  • segnalazione all’Autorità Giudiziaria quando ricorrono le condizioni di reato fiscale (come dichiarazione infedele o occultamento di redditi);
  • eventuale estensione delle verifiche patrimoniali agli altri componenti del nucleo familiare.
Per ridurre i rischi di contestazioni:
  • è opportuno documentare sempre l’origine di ogni trasferimento tra familiari o conviventi (contratti, ricevute, atti notarili);
  • conservare tracciabilità e riferibilità delle operazioni a fatti leciti e dichiarati;
  • quando si gestiscono beni o somme per conto di terzi, predisporre dichiarazioni scritte che comprovino la natura e la finalità delle movimentazioni.
Leggi anche